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    Sampmania: fiducia, infradito e le domande da fare

    Sampmania: fiducia, infradito e le domande da fare

    • Lorenzo Montaldo
    Scrivere un Sampmania all’una di notte, di ritorno dallo stadio e dopo una sconfitta in un derby, non credo sia una grande idea. Quindi mi perdonerete se non si rivelerà particolarmente memorabile, d’altro canto credo che nessun tifoso della Sampdoria abbia eccessivo desiderio di spendere ancora parole sulla gara persa. Non c’è da fare alcun dramma, per carità: i blucerchiati non uscivano battuti in un confronto diretto con il Genoa da quattro anni, erano già matematicamente salvi e si giocava senza pubblico, in un clima francamente ovattato e per certi versi capace persino di attenuare la tensione di un Samp-Genoa più unico che raro. C’erano tutte le premesse per non prendersela troppo in caso di successo rossoblù. Questo almeno era quello che pensavo fino alle 21.30. Poi la stracittadina ha alzato il sipario, e tutto è cambiato. Nell’immediato post gara, l’umore di gran parte dei doriani era nero, nerissimo. L’esaltazione di domenica era improvvisamente diventata solo un lontano ricordo: già, ma cosa è successo in sole 72 ore? Tutto ad un tratto i tifosi blucerchiati sono diventati volubili e nervosi? Non credo sia così.

    Proverò quindi a spiegare, nei limiti delle mie capacità, quale è stato l'aspetto peggiore di un 22 luglio che (fortunatamente) dimenticheremo abbastanza in fretta. Perdere un derby non è la fine del mondo, prima o poi doveva succedere. L’aspetto che davvero ha dato fastidio non è la sconfitta, bensì la totale mancanza di attaccamento ed interesse dimostrata al Ferraris. Il messaggio che la squadra ha fatto passare è quello di una formazione decisa soltanto ad arrivare alla sufficienza, chiudendo immediatamente i libri una volta ottenuto l’obiettivo stagionale. Il sottinteso trapelato, magari involontariamente, è stato grossomodo questo: ci interessava soltanto la salvezza, il resto è un ‘di più’. La sensazione, netta, è che per i giocatori la partita si riveli semplicemente quello che in sostanza è: un lavoro, per cui si è lautamente pagati, ma pur sempre un lavoro, a cui non dedicare il piccolo sforzo aggiuntivo capace di trasformarlo in un compito ben fatto.

    I tifosi della Sampdoria si arrabbiano non per l’1-2 del Genoa, ma per la mancanza di senso di appartenenza. La striscia di vittorie e risultati utili aveva gettato le basi per la creazione di empatia tra squadra e Sud: si tratta di un'alchimia non scontata, anzi, credo che a Genova non si verifichi da un bel po’. Qualcuno si era illuso che si potesse ricostruire in ottica futura, specialmente dopo le ultime uscite ricche di orgoglio, ma vedere la Sampdoria passeggiare in infradito per il campo, di fronte ad un Genoa povero di qualità e modesto tecnicamente, equivale un po’ ad una rottura del cerchio della fiducia che Ranieri stava faticosamente e sapientemente tracciando. Peccato, peccato davvero. 

    Il compito più difficile, da adesso in poi, sarà reperire le motivazioni sufficienti ad affrontare i prossimi tre turni contro Juve, Milan e Brescia. Si tratterà di una missione estremamente complessa per i calciatori, che dovranno scendere in campo trascinandosi stancamente nella coda di questo insulso campionato post Covid, da adesso in poi vissuto più come un fastidio estivo che come una competizione, figuriamoci per chi le tale agonia dovrebbe infliggersela volontariamente da casa. Prevedo un crollo dello share, da qui al benedetto due agosto quando, finalmente, potremo scrivere la parola ‘fine’ ad un campionato maledetto, sofferto e proprio tanto, tanto brutto. 

    Una riflessione però concedetemela. Durante tutto l’anno ho sentito dire che non si doveva turbare la squadra, ho letto inviti a remare tutti insieme in un’unica direzione, a portare la barca in porto e tante altre belle frasi di circostanza. Da adesso in poi, a salvezza raggiunta e nave ormeggiata, può finalmente scattare il momento delle domande e delle valutazioni? Ad esempio, la società pensa di rinforzare una formazione evidentemente non competitiva, dal momento che la permanenza in Serie A è stata a fortissimo rischio per il 90% del torneo? E se sì, con quali risorse? Come mai le ultime tre sessioni di mercato sono state caratterizzate da scelte prevalentemente sbagliate e sconfessate poi dal responso del campo? Quali provvedimenti verranno apportati per sanare l’emorragia di un bilancio chiuso già in forte perdita, in attesa delle ripercussioni che avrà il Covid su quello del 2020? Un’affannosa salvezza e il mantenimento della categoria lottando con le unghie e con i denti devono essere considerate i nuovi traguardi sportivi della Sampdoria? Che garanzie verranno date a Ranieri, in modo tale da non addossare interamente sul tecnico le responsabilità di eventuali difficoltà future? Quali sono i piani relativi alle infrastrutture di proprietà del club? Come sarà composto l’organigramma societario per il futuro? Credo che per un post derby possa bastare così. Avremo tutto il tempo di riflettere su queste sfaccettature da qui in avanti. Anche perché mi pare che il rischio di ‘turbare la squadra’ possa ormai considerarsi ampiamente superato e accantonato, un po’ come il derby numero 120.

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