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    Sampmania: chef Ranieri cucina come la nonna e impiatta come Bruno Barbieri

    Sampmania: chef Ranieri cucina come la nonna e impiatta come Bruno Barbieri

    • Lorenzo Montaldo
    Com’è che era? “Quarantuno vittoria grande baldoria”? Forse la frase propiziatoria del Black Jack suonava leggermente diversa, chissenefrega. Il punto importante è un altro, ossia che la Sampdoria è salva. A quattro giornate dalla fine sembra veramente fantascienza. Se è un sogno fatemi il piacere di non svegliarmi, dopo l’incubo durato un girone e mezzo è il minimo. Ieri dopo la partita mi sono trovato a riflettere se fosse giusto o meno fare i complimenti e ringraziare i giocatori per il traguardo raggiunto. La permanenza in Serie A dovrebbe essere il minimo sindacale in effetti, specialmente per una formazione che vanta il tonnellaggio storico blucerchiato. Però, considerando i numerosissimi errori commessi in sede di mercato e la modesta cifra tecnica complessiva (lo ribadisco, non ho cambiato idea), direi che le congratulazioni sono d’obbligo, dal momento che i giocatori hanno saputo centrare l’obiettivo con ampio anticipo, concedendoci pure il lusso di un finale di campionato in infradito sulla spiaggia, con la partita sul telefonino. Bravi ragazzi, nel momento peggiore avete tirato fuori quel quid in più, la scintilla che crea empatia con i tifosi e l’ambiente. La salvezza ve la siete meritata, sofferta e presumo anche prefissata all’interno dello spogliatoio, guardandovi dritti in faccia l’uno con l’altro. E’ stato un risultato da veri uomini, e meritate vi venga riconosciuto.
     
    Il fatto che tutto ciò spetti per il 70% allo straordinario lavoro svolto da quel signore in panchina credo sia sotto gli occhi di ciascuno di noi. A Claudio Ranieri ho dedicato interamente lo scorso Sampmania, ma ne scriverei altri cento pur di tributare il giusto applauso ad un uomo che non c’entra con il calcio posticcio del pre - ma soprattutto del post - Covid. Sir Claudio ha rifilato una gran bella lezione a tanti giovani rampanti, depositari della verità e auto proclamati testimoni del nuovo che avanza. Le urla a teleguidare la squadra e le battute in romano evidentemente funzionano ancora. Così come il 4-4-2 vecchia scuola. Non chiedete a mia nonna di impiattare gli gnocchi al pesto come potrebbe fare chef Barbieri, magari con una coulis di pinoli a lato e un’emulsione di basilico come guarnizione. Vi prenderebbe per scemi. Eppure sono certo che a livello di sostanza il buon Bruno faticherebbe. La vera eccellenza la trovate quando incontrate qualcuno capace di coniugare e fondere i due elementi senza apparente fatica, quasi con umiltà. Ecco, Ranieri in questo girone di ritorno ha cucinato come la mia nonna, e ha impiattato come Bruno Barbieri. Ha apparecchiato, con quattro cose trovate in dispensa, una cena stellata nella sala da pranzo di casa e questo, signori miei, è un capolavoro. La favola di Vardy e Mahrez resterà nella storia per eco e risonanza, ma credo che il miracolo con Quagliarella e Bonazzoli sia, per coefficiente di difficoltà, davvero molto, molto vicino alla cavalcata del Leicester.
     
    Ora si corre un altro rischio, ossia quello di pretendere dal tecnico del Testaccio un prodigio dopo l’altro, magari innescando paragoni pericolosi con i predecessori o altre associazioni mentali distorte. Ad esempio, sarebbe letteralmente un suicidio pensare di poter indebolire ulteriormente questa squadra, dal momento che Ranieri si è dimostrato in grado di valorizzare giocatori in fase calante, approdando ad una salvezza tranquilla con addirittura trecentosessanta minuti ancora da disputare. La Samp di Ranieri si fonda su incastri delicati e fragili come il vetro, è un’opera d’arte caduca dove ogni forza si controbilancia perfettamente con un'altra, per creare un impalcato sì scenografico, ma effimero e destinato a sfaldarsi al minimo refolo nella stanza. Figurarsi se il padrone di casa dovesse entrare di gran carriera, come insegna la storia delle precedenti campagne acquisti, spalancando la finestra e sbattendo la porta. Il fatto che in tutte le sessioni di mercato il proprietario della Sampdoria si sia comportato esattamente in questo modo mi terrorizza assai, specialmente riflettendo su quelle che saranno le disponibilità blucerchiate e i possibili nomi sacrificati all’altare di bilancio. Ma questa è un’altra storia.
     
    Almeno per oggi, godiamoci la prospettiva di un’altra stagione di alta cucina, piuttosto che di un tour di tavole calde in giro per l’Italia. E, cosa non meno importante per il sottoscritto, un altro anno di Sampmania in mia compagnia. Anche perché, con la Samp in B, avrei perso il lavoro qui su Calciomercato.com. La corrispondenza dalla cadetteria non viene effettuata, alla faccia di chi crede che io sia lieto e felice quando le cose vanno male. C’è chi pensa che il massimo della vita sia criticare e attaccare chi ha ridotto il Doria ad un cantiere a cielo aperto, di cui non si intravede in lontananza non dico la fine dei lavori, ma quantomeno la messa in sicurezza dello scavo, senza rendersi conto che questo non è accanimento terapeutico, ma semplice constatazione dei fatti.

    Parma-Sampdoria di ieri comunque è stata la degna conclusione del menù degustazione proposto da chef Claudio, e devo dire che le portate sono state una più buona dell’altra, specialmente le ultime sei, nelle quali abbiamo assaporato il gusto di una media da Champions, con quindici punti presi su diciotto totali. Spero vi rendiate conto solo analizzando i numeri dell’unicità del lavoro di Ranieri. E’ per questo motivo che sono terrorizzato alla prospettiva di far passare questo incredibile exploit come qualcosa di normale, facendo diventare l’eccezionale una richiesta ordinaria ad inizio stagione. Pretendere un tale andamento anche l’anno prossimo sarebbe scriteriato e irresponsabile. Non se lo merita Ranieri, ma neppure i tifosi della Sampdoria, a cui di certo non deve toccare un’altra agonia del genere. Comunque, per concludere il menù manca ancora il dolce, e io sono in attesa di assaggiarlo. ‘Un gran dessert è fondamentale, ti lascia un ricordo e può rovinare o esaltare il pranzo o la cena’, dice sempre Borghese in 'Quattro ristoranti'. Nel nostro caso, verrà servito mercoledì. Se dovesse chiudere degnamente l’esperienza gustativa, la stella (Michelin, noi non ne puntiamo altre) sarebbe solo una formalità.

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