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    Sampmania: perché la Samp non la ‘sfanga’ mai?

    Sampmania: perché la Samp non la ‘sfanga’ mai?

    • Lorenzo Montaldo
    Possibile che in questo campionato, in cui tutto sembra girare storto, alla Sampdoria non riesca mai di ottenere il risultato a sorpresa, quello del Lecce con la Lazio per intenderci? Mettetevi il cuore in pace, pare proprio di no. Il contraltare di questo aspetto però è che il Doria, anzi, diciamo pure Ranieri, non sbaglia un colpo quando si tratta di essere cinici. C’è una statistica in tal senso che ritengo illuminante: alle cinque squadre attualmente sotto alla Samp in classifica i blucerchiati hanno preso complessivamente 19 punti sui 21 disponibili negli attuali scontri diretti. Doppia vittoria al cospetto della Spal, successo nell’unico match disputato sino ad ora con Brescia, Genoa e Udinese, e 4 punti tra andata e ritorno di fronte al Lecce: il conto è presto fatto. Se consideriamo poi anche il Torino, che ci ha scavalcato ieri sera, i numeri sono ancora più impressionanti. In quel caso i punti scippati alle concorrenti nella lotta salvezza diventano 25 su 27. 

    Si tratta di una cifra davvero clamorosa e utile per certificare un dato, ossia che il mister in panchina azzecca tutte le mosse quando si tratta di preparare le partite che contano. Dei 25 punti messi in cascina infatti soltanto 3 portano la firma di Di Francesco (l’1-0 dell’andata con il Toro), gli altri 22 li ha fatti tutti Sir Claudio. Questo per sottolineare, se mai ce ne fosse bisogno, quanto sia colossale il lavoro di Ranieri con la Samp. Quando si dice che la salvezza sarebbe un miracolo sportivo, è a questo che ci riferiamo.

    Ciò significa però anche che la Samp, nelle rimanenti 22 gare disputate sino ad oggi contro formazioni dalla classifica migliore, ha strappato la miseria di 7 punti su 66 disponibili. Sempre e solo sfiga? Non credo, ritengo ci sia dell’altro. Ma allora cosa può essere? Ranieri improvvisamente si dimentica come preparare gli appuntamenti? Non credo nemmeno a questo. Anzi, sono convinto che Atalanta-Sampdoria sia lo specchio perfetto per spiegare questa impressionante dicotomia. Il Doria e Ranieri la trasferta di Bergamo l’avevano apparecchiata alla perfezione. Probabilmente nel primo tempo a tratti si è visto pure il miglior gioco della stagione, con un undici corto, ben sistemato in campo, in palla e aggressivo. 

    Ranieri ha stupito tutti presentando un 4-5-1 che sapeva tanto di catenaccio, e invece era stupendamente studiato per ingolfare Freuler e Pasalic, opponendo nel contempo un doppio avversario alle temibili armi a disposizione di Gasperini, ovvero gli esterni Hateboer e Gosens. Con la catena Jankto-Murru da una parte e Depaoli-Bereszynski dall’altra, il Doria si è assicurato raddoppi continui sulle corsie, mentre il terzetto di mastini composto da Linetty, Ekdal e Thorsby garantiva chilometri a getto continuo in mezzo al campo. E’ stato fondamentale approntare una cintura di centrocampo del genere, perché la diga ha permesso alla Samp di abbassarsi sistematicamente a tamponare l’altrimenti immarcabile Gomez, aiutando ripetutamente anche Yoshida e il gigantesco Colley, in modo tale da evitare ai due centrali di ritrovarsi nell’uno contro uno con Zapata e Ilicic. Semplice, lineare, immediato. E’ pura matematica. Sì, ma bisognava pensarci. Raccontata dopo sembra facile a chiunque, prima invece non è così. Altrimenti l’Atalanta non avrebbe fatto 85 gol in Serie A.

    Già, ma poi cosa è successo? Mi sembra piuttosto evidente. A squadre lunghe, dopo una prestazione ad altissimo livello di dispendio fisico e nervoso, Gasperini ha indicato al suo vice Malinovski e Muriel, placidamente adagiati sulle poltrone dell’Atleti Azzurri d’Italia. I due si sono scaldati, sono entrati in campo, e pronti-via hanno spaccato il ritmo del secondo tempo. Cross dell’ucraino perfetto su calcio d’angolo per la capocciata di Toloi, non contrastato addirittura da due difensori doriani, e perla di gran classe del colombiano da fuori area. E’ bastato mezzo secondo di disattenzione, un calo di tensione peraltro fisiologico su 95 minuti corsi a 28 gradi. Gioco, partita, incontro. Statistica mantenuta, e Samp che torna a Genova con un pugno di mosche e ancora zero punti in una sfida contro una compagine più forte.

    Questa non è sfiga. Non è sfortuna, anzi, c’è una differenza abissale tra ‘essere sfigati’ e ‘essere fortunati’. Sfangarla con un tiro in porta resistendo a novanta minuti di assalti, quella è fortuna. Non vincere contro una società che, a differenza della Samp, si può permettere di far entrare dalla panchina Muriel, Malinovski, Castagne e De Roon è semplicemente prevedibile. Credo che sostanzialmente sia questo il motivo per cui il Doria si ritrova nella posizione di classifica attuale e anzi, sono convinto si tratti della dimostrazione che Ranieri sta ottenendo il massimo – forse persino qualcosa di più - da quelli che sono i mezzi tecnici e atletici di un gruppo mal assortito e mal costruito, non mi stancherò mai di ribadirlo, poichè completamente privo di alternative ai dodici-tredici potenziali titolari. Gli altri, quelli davanti al Doria in classifica, con la panchina cambiano le partite, la Samp invece se le complica.

    La statistica che vi ho fornito prima credo che dimostri anche un altro aspetto, ossia che con la stragrande maggioranza degli altri allenatori al posto di Ranieri probabilmente ad oggi la situazione sarebbe molto più complessa e preoccupante. L’ex tecnico di Leicester e Roma sa dove e quando fare punti, sa che i successi nello scontro diretto alla fine contano doppio, ed è perfettamente conscio di quali e quanti siano i limiti della formazione che allena. Quindi, tutto sommato, chi se ne importa se la Samp non ottiene mai il risultato a sorpresa contro la big di turno. Meglio proseguire passo passo sulla strada tracciata da Ranieri, a patto di confermare il trend da domenica. Conservare a Udine l'andamento tenuto sino ad oggi varrebbe ben più di una sfangata a Bergamo con l’Atalanta, di questo ne sono certo.

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