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Sampmania: aggrappati a Gaston
Ramirez non è solo rigori segnati: è stato capace di concretizzare quasi sempre la superiorità numerica, di abbassarsi per farsi dare la palla dai centrocampisti, evidentemente impauriti da una manovra senza sbocchi in verticale, mantenendo la lucidità necessaria per decidere se accelerare o rallentare, se allargare il gioco o tornare indietro ricominciando l’azione. Ranieri gli ha dato carta bianca, e meno male. Questa Sampdoria, fragile mentalmente e poco tecnica, ha un bisogno folle di giocatori come Ramirez o Quagliarella. Oggi è ancora più evidente
Che i tre punti di Lecce valgano quanto tre vittorie consecutive, non devo di certo dirvelo io. Ci arrivate benissimo da soli. Finalmente la Sampdoria, forse per la prima volta in stagione, ha preso tutto il bottino in palio nella classica ‘partita che non si può sbagliare’, e che sino ad oggi era stata invece puntualmente sbagliata dai blucerchiati. Il segnale più importante da Lecce penso sia questo. Ora però Lecce-Samp dimentichiamola immediatamente: di finale ne arriva subito un’altra, perché il peso di Doria-Spal è uguale identico a quello della trasferta in Puglia. Dopo c’è l’Atalanta, e tre giorni più tardi l’Udinese. La stagione passa da questi sette giorni, crogiolarsi nel successo griffato dal doppio Ramirez sarebbe letteralmente un suicidio annunciato. E non vorrei che l’atmosfera ‘da derby vinto’ si insinuasse troppo in uno spogliatoio che, è bene ricordarlo, ha dimostrato ampiamente di non potersi permettere il minimo calo di tensione
Oltretutto, se andiamo ad analizzare la partita al netto dei rigori e delle decisioni arbitrali - siamo sportivi, se un paio di episodi fossero capitati a parti inverse, saremmo furiosi - emergono tutte le fragilità della formazione di Ranieri. La Samp negli ultimi quaranta metri fatica dannatamente a trovare il bandolo della matassa, ed è quasi totalmente incapace di creare occasioni da gol manovrate e costruite a tavolino. La tipica azione blucerchiata prevede l’apertura sui due esterni, che sistematicamente cercano il cross diventando però leggibili e prevedibili. L’attacco per vie centrali praticamente non esiste, così come sono quasi del tutto assenti le verticalizzazioni dei centrocampisti, spesso troppo spaventati o ingabbiati per trovare soluzioni al di fuori dello scarico all’indietro o lungo le corsie. Certo, salvarsi deve essere il primo e unico imperativo. Chi se ne frega se la rete della permanenza in Serie A arriva da un calcione in avanti proveniente dalla difesa, da un rimpallo, o da un cross sbilenco. Fare in modo che arrivi deve essere il solo pensiero degli uomini di Ranieri da qui al 2 agosto, ma la sensazione piuttosto nitida ieri era che il Doria sarebbe riuscito a passare soltanto grazie ad un episodio, meglio ancora da un rigore. Fortunatamente ne sono arrivati due, e va bene così. Per ora.
Non vorrei essere nei panni di Ranieri alla ripresa degli allenamenti. Cancellare con un colpo di spugna l’insidiosa sensazione di aver vinto il play out salvezza, con ancora nove partite da disputare, si rivelerà forse il compito più arduo di questa stagione. Far scendere la Sampdoria dalle spalle di Ramirez, invece, sarà semplicemente impossibile. Ieri sera mezza Genova gli è letteralmente saltata in braccio, auguriamoci tutti che sia in possesso della forza necessaria per portarla sulla terraferma.
@lorenzomontaldo
@MontaldoLorenzo