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    Sampmania: ci stiamo disinnamorando del calcio?

    Sampmania: ci stiamo disinnamorando del calcio?

    • Lorenzo Montaldo
    La surreale vicenda che stiamo vivendo ha prodotto e produrrà ancora parecchi effetti collaterali. Si tratta di situazioni strettamente dipendenti dal clima di incertezza che ammanta ogni attività ritenuta ‘normale' sino a poco tempo fa, e adesso considerata alla stregua di lussi di un’altra epoca. Tra esse figura anche il calcio, e ovviamente la Sampdoria. La riflessione di questo Sampmania riguarda appunto l’impatto della crisi, attualmente in pieno svolgimento, su determinati aspetti  della nostra esistenza. Anche perchè il Coronavirus per certi versi ha assunto il ruolo di catalizzatore e acceleratore di processi latenti da parecchio. L’emergenza sanitaria ci ha abituati, a livello personale e di collettività, ad assumere comportamenti inevitabili ma sempre rimandati nell’ottica tutta italiana del ‘poi lo faccio’. Si tratta ovviamente di un aspetto positivo, ma che portato all'estremo ha pure velocizzato il deteriorarsi di condizioni, ormai giunte al punto di rottura. Questo ragionamento vale per tutte le branche della nostra esistenza, dalle più importanti a quelle meno ‘impellenti’, ad esempio il pallone. Ieri su Facebook mi sono imbattuto in una riflessione presentata da una pagina (Oasis&Gradinata, solo il nome vale il prezzo del biglietto), e l’ho trovata particolarmente azzeccata. In sostanza, l’autore poneva l’accento sul processo di ‘disinnamoramento’ da calcio deflagrato contestualmente alla questione Covid-19. 

    “Abbiamo visto e stiamo vedendo partite rinviate mentre altre giocavano regolarmente, stadi vuoti, giocatori richiamati negli spogliatoi ad un minuto dall’inizio della loro partita, presidenti protestare perché non si gioca, presidenti protestare perché si è giocato, televisioni che vorrebbero ricominciare, il calcio chiedere aiuto(!) al governo per limitare le perdite, presidenti di Lega e FIGC che continuano ad ipotizzare date improbabili per riprendere il campionato, calciatori che non vogliono rinunciare agli stipendi, e chi più ne ha più ne metta” scrive il ragazzo, che non conosco personalmente. “È stata data un’ulteriore dimostrazione che questo non è più un gioco, non lo è nemmeno un po’, e sinceramente tutto ciò mi disgusta. Io, quando le cose si sistemeranno, magari cambierò idea, ma ad oggi mi sento deluso e distante da tutto ciò che è stato il mio sogno fin da quando ero bambino”.

    L’idea che mi sono fatto è proprio questa. La questione Coronavirus proporrà problemi di liquidità e di conti sballati nell’immediato, ma rischia di generare anche un effetto molto più devastante e sottile, ossia il definitivo scollamento tra gli appassionati e il pallone. La mia opinione è che questo processo, almeno per quanto riguarda la Sampdoria, fosse in atto già da qualche tempo. Il player trading forsennato, l’impossibilità da parte del tifoso di identificarsi in una squadra sempre più lontana dal suo fruitore ultimo, una proprietà fortemente contestata e ormai ampiamente transitata oltre al punto di non ritorno rispetto alla tifoseria rappresentano soltanto la punta dell’iceberg di una crisi profonda e strutturale. Formare un nuovo humus di tifosi per garantirsi ricambio generazionale senza obiettivi, ambizioni o calciatori in grado di creare empatia è praticamente impossibile. Figuriamoci se quelli che già ci sono usciranno dalla prova Coronavirus con questo stato d’animo.

    La fortuna della Samp, sotto questo punto di vista, è rappresentata dall’unico elemento immutabile (si spera) in grado di suscitare ammirazione, curiosità e senso di appartenenza, ossia una maglia che, al netto di tutte le banalità e le frasi fatte che conosciamo a memoria, è davvero unica nel panorama mondiale. La divisa blucerchiata sembra disegnata apposta per suscitare interesse e attrazione, colpisce e suggestiona, ma quello che potrebbe essere 'solo' uno dei tanti elementi di fascino, oggi rappresenta l’unica àncora a cui aggrapparsi per fare presa sulle future generazioni. Quella, e la tradizione familiare. Non pensate che si tratti di un caso limitato: il problema è comune anche alle altre squadre, soltanto acuito dalle circostanze per quanto riguarda il Doria. Se già i malati di calcio di lungo corso hanno tali sentimenti anaffettivi riguardo al pallone, e al mondo che gravita attorno ad esso, pensate sia plausibile creare una forte base identitaria per il futuro? Che poi l’autore del post è stato abbastanza chiaro: il disinnamoramento non riguarda il Doria: “L’amore per la Samp è sempre riuscito ad essere più forte di tutto questo e mi ha sempre fatto ingoiare il rospo, ma la gestione di questa emergenza mi ha dato un ulteriore pugno nello stomaco, che sta facendo tentennare parecchio il mio futuro da tifoso”. Onestamente non mi sento di dire che questo tifoso, preso come esempio di un sentire comune, abbia tutti i torti.

    L’ultimo scossone alle fondamenta fragili e incerte del castello di carte edificato - si fa per dire - negli ultimi 5-6 anni potrebbe proprio essere quello post Coronavirus. Onestamente non so come potrà rialzarsi la Sampdoria da questa tremenda congiuntura, dovuta ad una situazione storica unica, miscelata ad una strategia societaria sbagliata, ad un calciomercato confuso, ad una stagione di sofferenze sul campo e ad una probabile difficoltà economica all’orizzonte. Il tutto sommato alle vicende giudiziarie e tributarie del suo proprietario, che di questi tempi passano in secondo piano ma non possono essere dimenticate.

    In realtà, non so neppure come si rialzerà l’Italia intera da questa vicenda, figuriamoci il calcio e la Samp. Forse oggi sono soltanto più pessimista, più stanco o più provato, non lo so. Tornando al pallone però ritengo avremo una grossa chance a disposizione. Il reset post Coronavirus fornirà l’occasione per ripensare allo spettacolo calcio, inteso nella sua totalità. Potrebbe anche essere l’unica buona notizia per un sistema ormai evidentemente giunto al collasso; anzi, la cosa incredibile forse è che il sistema calcio è giunto al capolinea persino in ritardo rispetto alle attese. Vedo tutto troppo nero? Può essere. Anzi, chiudiamo prendendo in prestito una citazione degli Oasis, visto che abbiamo iniziato con loro. "​'Cause all of the stars, are fading away, just try not to worry, you’ll see them some day". Le stelle sbiadiscono, ma proviamo a non preoccuparci: torneremo a vederle un giorno. 

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