Sampdoria al bivio: club in vendita senza un nuovo socio. Spunta il retroscena su Ibrahimovic
L’omologa concessa dal presidente Roberto Braccialini, dal giudice Cristina Tabacchi e dal giudice relatore Andrea Balba approva dunque gli accordi propiziati dal lavoro del vecchio cda (Romei, Panconi Bosco e Lanna) con l’assistenza degli avvocati De Gennaro (Dla Piper), Filippo Chiodini (Legance) e Alessandro Bonati, per conto dei nuovi proprietari. In soldoni – il termine non è speso a caso – si tratta di un piano che taglia di oltre il 50% l’esposizione debitoria della Sampdoria (da circa 200 a una settantina di milioni di euro, diluiti negli anni) sulla base di una nuova legge valida erga omnes che agevola la soluzione concordata di vertenze economiche che riguardano società commerciali. L’esito favorevole del piano è stato agevolato dall’adesione delle categorie interessate: banche creditrici (Sistema, Banca Macquarie, Bper, Istituto del credito sportivo), Erario, nonché dall’ok espresso dalle varie categorie di creditori (fornitori, agenti, ) che hanno accettato decurtazioni dei rispettivi crediti: gli agenti il 60%, i fornitori ordinari il 30%, l’Erario il 45%, le banche il 50%. All’atto dell’omologa la società dovrà pagare la prima rata ai fornitori e agli agenti, rimborsi diluiti nel giro di tre anni.
L’omologa libera le mani di Radrizzani e Manfredi consentendo l’immediata marginalizzazione di Ferrero senza neppure bisogno di convocare l’assemblea dei soci azionisti. Il rischio di perdere quanto investito non esiste più. Ovviamente ulteriori aumenti di capitale oltre i 40 milioni dovranno essere autorizzati dall’assemblea.
L’omologa, attesa con ansia dalla proprietà e dai tifosi blucerchiati, rappresenta il passaggio-chiave per giungere al closing, ovvero al trasferimento della Sampdoria dalla vecchia alla nuova proprietà. Un adempimento che non si concretizzerà molto in là nel tempo. L’omologa è esecutiva e quindi si potrà presentare alla Covisoc l’intero pacchetto approvato e questo adempimento consentirà alla società di operare sul mercato di gennaio. Senza lacci e lacciuoli. Gli alibi sono finiti.
Il 16 giugno scorso Radrizzani e Manfredi avevano sottoscritto un primo aumento di capitale di 6 milioni di euro che aveva permesso di strappare, seppure si strettissima misura, la maggioranza azionaria del club dalle mani di Ferrero, il quale peraltro resta tuttora proprietario di oltre il 49% delle quote. A valle del Piano di ristrutturazione del debito – accettando il rischio della mancata omologa del medesimo piano - Radrizzani e Manfredi si erano impegnati a sottoscrivere successivi aumenti di capitale da 30 fino a 40 milioni di euro, attraverso l’emissione di bond convertibili in azioni. Nel silenzio dei due protagonisti che da tre mesi non intervengono con dichiarazioni di sorta (circostanza assai sgradita ai tifosi), si era appreso che un successivo aumento di capitale di 5 milioni era stato sottoscritto ad agosto e a settembre era intervenuta una terza sottoscrizione di bond per un controvalore di 10 milioni, non è noto se già convertiti in azioni oppure no. Mentre più di recente i due manager avevano ulteriormente allargato la “base” operativa del club con altri 11 milioni di prestito obbligazionario. I 30 milioni complessivi impegnati (suscettibili di salire a 40) permetteranno alla Sampdoria di fare fronte ai numerosissimi adempimenti e di avviare i versamenti dei rimborsi concordati con i creditori.
Molte insinuazioni e qualche evidente manovra di disturbo avevano accompagnato le ultime settimane. Erano stati messi in dubbio i requisiti presentati da Radrizzani e Manfredi a sostegno del Piano, qualcuno aveva addirittura accusato la Sampdoria di essere stata favorita rispetto ad altre realtà, come la Reggina. Suo malgrado la società si è trovata coinvolta in guerre neppure troppo segrete che coinvolgono anche il presidente federale Gravina, accusato appunto di averle concesso un trattamento di favore. L’omologa mette a tacere queste illazioni velenose e infondate e restituisce un po’ di tranquillità ad una società che in estate aveva corso il serissimo rischio di scomparire dl calcio professionistico. La misson di Radrizzani e Manfredi è peraltro lontana dall’essersi compiuta. I due manager sono alla ricerca di investitori che sostengano la Sampdoria nello sforzo di rifondazione intrapreso. Si tratta di fronteggiare comunque un volume di debiti non piccolo e di onorare tutti gli impegni. La ricerca affidata principalmente a Manfredi, l’uomo dei conti, avrebbe prodotto i primi risultati. Voci indicano l’eventualità che un fondo di investimenti di Singapore possa mettere a disposizione una trentina di milioni sotto forma di aumenti di capitale. Problemi legati alle normative antiriciclaggio sarebbero stati risolti e va ricordato che a Radrizzani fa capo la Greenfield Limited, una holding di partecipazioni con sede proprio a Singapore. Nei giorni scorsi Radrizzani aveva avuto un incontro con Ibrahimovic, al quale era stata prospettata l’ipotesi di acquistare una quota azionaria della società. L’obiettivo è arrivare ad una raccolta di cento milioni di euro. Nonostante le difficoltà della squadra il brand conserva un buon valore di mercato. Trattandosi di finanzieri non si può escludere che di fronte ad una congrua offerta i due manager potrebbero passare la mano. Incassando un sostanzioso guadagno. Come è nella logica della loro professione.
I vari intervenuti ha pronunciato la sentenza, omologando appunto gli accordi di ristrutturazione conclusi dalla società blucerchiata, e alla quale si sono dedicati anima e corpo sia i componenti del vecchio Cda (Romei, Panconi, Bosco e Lanna), oltre ai legali coinvolti, Francesco De Gennaro (Dla Piper), Filippo Chiodini (Legance) e il genovese Alessandro Bonati. Si tratta, come noto, del passaggio dirimente per completare il processo di salvataggio della Sampdoria guidato da Andrea Radrizzani e Matteo Manfredi.
Il testo della sentenza si chiude con il parere favorevole espresso dall’ausiliario Stefano Gorgoni nel suo procedimento volto ad ottenere l’autorizzazione del tribunale sul finanziamento prededucibile richiesto dalla società, citando la conclusione di Gorgoni: “il sottoscritto conclude positivamente sulla ragionevolezza delle indicazioni contenute nel Piano, sulla coerenza interna e sulle probabilità di successo dello stesso, nonché sulla sostenibilità dell’ulteriore nuova finanza prevista dal prestito obbligazionario convertibile”