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Salernitanamania: è Verdi il simbolo della rincorsa
Questa Salernitana ha la voglia di rinascere di Simone Verdi. Anche ieri, da subentrato, l’ex Toro è stato decisivo per i tre punti. Il percorso da gennaio dei granata va di pari passo con quello del numero dieci.
Verdi è stato uno dei colpi da novanta di Walter Sabatini. Salerno è stata per lui l’occasione di rinascita dopo sei mesi negativi al Torino, dove il ragazzo è stato soprattutto frenato dagli infortuni. Il navigato dirigente gli aveva promesso un ruolo da protagonista che Verdi sta avendo ma che ha dovuto faticare per conquistarsi. Non è stato facile per il classe ’92 calarsi nella realtà della lotta salvezza; quattro anni fa il Napoli aveva investito su di lui circa 25 milioni di euro. Il biglietto di presentazione di Verdi è stato sfavillante con le due bellissime punizioni siglate contro lo Spezia, l’inizio faceva presagire un percorso in discesa. Ma il calciatore ha incontrato una serie di difficoltà, sia fisiche che di ambientamento. L’ex Milan ha dovuto ritrovare la migliore tenuta fisica dopo mesi di utilizzo a singhiozzo, ovviamente adattarsi alle richieste di Colantuono prima e di Nicola poi e combattere la concorrenza dei vari Kastanos, Bonazzoli, Ribery e Perotti; ci si è messo anche qualche contrattempo fisico. Dopo una titolarità indiscussa, con prestazioni in chiaroscuro (al di là dei due gol contro lo Spezia), nelle prime cinque partite, Verdi è scivolato indietro nelle gerarchie. Ma proprio lo status da jolly a gara in corso e il passaggio al 3-5-2 hanno fatto rinascere il giocatore; col nuovo modulo Verdi si è ritrovato ad agire più vicino alla porta (non come nel 4-4-2 quando partiva troppo esterno). Dopo la panchina contro la Sampdoria, il dieci è stato bravo a sfruttare le occasioni contro l’Udinese, con il gol da tre punti nel finale, contro la Fiorentina disputando un grande primo tempo (prima di uscire per un problemino fisico), contro l’Atalanta e ieri contro il Venezia, risultando ancora decisivo a partita in corso. La mentalità offensiva che Nicola ha provato ad inculcare e il duro lavoro sono stati la chiave di volta, come ammesso dallo stesso Verdi. Si è riacceso Verdi e si è riaccesa la Salernitana. Entrambi rincorrono la rinascita.
Verdi è stato uno dei colpi da novanta di Walter Sabatini. Salerno è stata per lui l’occasione di rinascita dopo sei mesi negativi al Torino, dove il ragazzo è stato soprattutto frenato dagli infortuni. Il navigato dirigente gli aveva promesso un ruolo da protagonista che Verdi sta avendo ma che ha dovuto faticare per conquistarsi. Non è stato facile per il classe ’92 calarsi nella realtà della lotta salvezza; quattro anni fa il Napoli aveva investito su di lui circa 25 milioni di euro. Il biglietto di presentazione di Verdi è stato sfavillante con le due bellissime punizioni siglate contro lo Spezia, l’inizio faceva presagire un percorso in discesa. Ma il calciatore ha incontrato una serie di difficoltà, sia fisiche che di ambientamento. L’ex Milan ha dovuto ritrovare la migliore tenuta fisica dopo mesi di utilizzo a singhiozzo, ovviamente adattarsi alle richieste di Colantuono prima e di Nicola poi e combattere la concorrenza dei vari Kastanos, Bonazzoli, Ribery e Perotti; ci si è messo anche qualche contrattempo fisico. Dopo una titolarità indiscussa, con prestazioni in chiaroscuro (al di là dei due gol contro lo Spezia), nelle prime cinque partite, Verdi è scivolato indietro nelle gerarchie. Ma proprio lo status da jolly a gara in corso e il passaggio al 3-5-2 hanno fatto rinascere il giocatore; col nuovo modulo Verdi si è ritrovato ad agire più vicino alla porta (non come nel 4-4-2 quando partiva troppo esterno). Dopo la panchina contro la Sampdoria, il dieci è stato bravo a sfruttare le occasioni contro l’Udinese, con il gol da tre punti nel finale, contro la Fiorentina disputando un grande primo tempo (prima di uscire per un problemino fisico), contro l’Atalanta e ieri contro il Venezia, risultando ancora decisivo a partita in corso. La mentalità offensiva che Nicola ha provato ad inculcare e il duro lavoro sono stati la chiave di volta, come ammesso dallo stesso Verdi. Si è riacceso Verdi e si è riaccesa la Salernitana. Entrambi rincorrono la rinascita.