Sabatini: Kondogbia è il K.O. del Milan
Parole e linguaggio si assomigliano. Il verbo più usato “rosicare”, l’insulto più gradevole “giornalaio”, lo scetticismo bipartisan per i soldi di Thohir e MrBee. Invece la presa in giro va a chi aveva dato Ibra, Jackson Martinez e Kongdobia con troppa fretta al Milan, salvo scoprire che il Psg non libera gratis lo svedese, l’attaccante colombiano preferisce l’Atletico Madrid e il centrocampista francese alla fine ha scelto l’Inter. Tre “no” pronunciati e rimbombati in tutte le lingue del mondo. Il bello (o il brutto, dipende dai punti di vista) è che questa serie di delusioni ravvicinate è inedita per un dirigente esperto come Adriano Galliani, forse spiazzato anche nella comunicazione, da quando il calciomercato è diventato minuto per minuto sul web e non più “timbrato” giorno per giorno sui quotidiani. L’ironia supera le critiche, ed è tutto dire. La caricatura che vedete accanto al titolo sembra impareggiabile, nella sua simpatica crudeltà. E poi si legge di tutto, seppure alla rinfusa. Meglio ordinare e mettere un po’ di punteggiatura, su questa storia.
I MILIONI DI THOHIR – Miranda, Imbula e Kongdobia: tre acquisti in poco tempo, anzi proprio nelle ore immediatamente successive alla sentenza che ha confermato la Samp in Europa League. Verdetto significativo per il mercato dell’Inter, che ha potuto allentare il cappio del fair-play finanziario. A breve arriveranno le cessioni: a scelta fra Guarin, Juan Jesus, Hernanes e Kovacic. Ma saranno anche scelte tecniche.
IL POTERE DEL MILAN – Non è più lo stesso, e non solo per questione di soldi. Anche se nessuno lo ammette, Berlusconi premier incuteva più sudditanza psicologica. Fino a pochi anni fa, la telefonata di Galliani a Fassone “non facciamoci la guerra: Miranda e Imbula all’Inter, Kongdobia al Milan” sarebbe stata l’undicesimo comandamento. Adesso è diventata la prima beffa. Peraltro assomiglia a un episodio raccontato da Sacchi nella sua autobiografia. Il Marchionne di 28 anni fa - Cesare Romiti - telefonò a Berlusconi e, per conto della Juve (e della Fiat), chiese di lasciare Gullit alla Juve (e alla Fiat). Il Milan osó ribellarsi: rispose no. Quella telefonata cambió le gerarchie del potere nel calcio italiano. La telefonata Galliani-Fassone ha scritto sulla bolletta che certe gerarchie non esistono più.
DA FARINOS A SUAZO – Hai voglia a promettere rapporti di buon vicinato: la storia della rivalità Milan-Inter sul mercato racconta solo dispetti e colpi di scena. In tempi recenti: Ibra che si promette al Milan, poi non aspetta l’esito del preliminare di Champions e firma nottetempo con l’Inter. Oppure l'honduregno Suazo, che il Cagliari di Cellino aveva allegramente venduto di qua e di là. O il recentissimo Cerci, che sognava Mancini ma si è risvegliato da Inzaghi. O anche giocatori quasi rimossi dalla memoria. Quindici anni fa, l’Inter pagò lo spagnolo Farinos uno sproposito, pur di soffiarlo al Milan. Che tracce ha lasciato? Boh. Che fine ha fatto? Ancora boh.
GRAN CASINO’ MONTECARLO – La storia del calciomercato è piena di trattative pittoresche. Ma a memoria non si ricordano due società acquirenti a cena nello stesso ristorante, con il presidente venditore che – si immagina – ogni tanto gira per i tavoli come fosse lo sposo a un matrimonio. E’ successo a Montecarlo, venerdì notte. Non succederà più. E’ troppo rischioso per chi perde. L’immagine finisce sbriciolata sulla tovaglia, proprio com’è accaduto a Galliani.
DOYEN VA A FONDO - Per tutte le informazioni sul Fondo Doyen, rivolgersi come sempre a Pippo Russo (ma oggi interessante anche il reportage del Corriere della Sera). Qui c'è spazio solo per il candido stupore di qualche domanda. I 480 milioni di mr Bee arriveranno davvero? Doyen è dentro o fuorilegge? Nelio Lucas è un capace consulente di mercato o un noleggiatore di voli privati? Cosa si nasconde dietro le strette di mano tradite da Kongdobia e Jackson Martinez: non giocavano anche loro ed i loro club (Porto e Monaco) nel luna-park del Fondo Doyen?
KONGDOBIA VALE TUTTI QUESTI SOLDI? – Sì, perché il prezzo lo fa il mercato. E anche se 35-40 milioni sembrano sinceramente uno sproposito, magari torna di moda il vecchio adagio “chi più spende, meglio spende”. Se ne parlerà un’estate e se ne discuterà un autunno: già questo vale almeno mezzo prezzo del biglietto. L’altro mezzo va speso per seguire la reazione di Berlusconi e Galliani. Perché da oggi, anzi da ieri, qualcosa dovranno inventare. Devono far scattare una reazione a catena, per non restare incatenati – qui lo dico e qui non lo nego, qui lo scrivo e resta impresso – nella più brutta figura del mercato milanista. Di sempre.
Sandro Sabatini
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