Sabatini: Inter e Fiorentina vincono, i tifosi perdono
Telefoni bollenti, chat infuocate, social roventi: temperature elevatissime, in quei giorni di agosto. Non si respirava, tanto era irrespirabile l’aria (pesante) attorno a Mancini. Bastavano un tweet o un post, per scatenare i polpastrelli sugli smartphone in critiche dure, irrispettose e anche offensive. Era sufficiente un collegamento radiofonico per offrire spunti a telefonate in diretta tutte più o meno intonate contro l’allenatore dell’Inter. E quando alla sera, con le finestre spalancate, davanti alla tv si guardava qualsiasi programma di calciomercato, le critiche ai nerazzurri erano più frequenti degli spot pubblicitari. Mancini sotto accusa, senza nemmeno l’aureola del suo passato nerazzurro. Altro che beatificazione del “Mancio”: i tifosi lo trattavano come un Mazzarri qualsiasi.
Un mese dopo, perché tanto (poco) è passato, l’Inter guida il campionato a punteggio pieno. Cinque vittorie su cinque partite. Neanche una giocata bene, è vero. Ma fra poco nessuno lo ricorderà. La storia viene scritta dai vincitori. Anzi, di più: chi vince festeggia, chi pareggia si giustifica, e chi perde si rinchiude in casa. E’ la legge dello sport: il calcio non fa eccezione. La bellezza del gioco è inevitabilmente soggettiva, i risultati sono inesorabilmente oggettivi. Nell’eterna sfida tra chiacchiere e fatti, vincono sempre i fatti. Uniche eccezioni, a volte, nelle partite giocate dai politici. Ma sono altre storie, quelle che si giocano nei parlamenti...
Un insegnamento da ricordare arriva anche da Firenze, dove la società era sbeffeggiata su tutto: da Salah al mercato, cioè più o meno la stessa cosa. Sull’egiziano, niente da fare: la Viola ha avuto torto, e non credete a chi racconta ancora la favoletta dei tribunali. Sul mercato, invece, i Della Valle hanno avuto ragione. Non è da tutti incassare prima i soldi e poi i risultati. A Firenze ci stanno riuscendo.
Così sabato sera il campionato imporrà un allarmante stato di crisi tra Napoli e Juve: guai a chi perde. Al contrario, domenica luci a San Siro per illuminare lo “spareggio scudetto” più improbabile della storia: quello tra Inter e Fiorentina. “Spareggio scudetto” si fa per dire: ovvio. Dopo cinque giornate, sarebbe ridicolo attendersi un verdetto definitivo. Ma questi sono discorsi. Chiacchiere. I fatti dicono altro. Per esempio, segnalano i punti di vantaggio che l’Inter ha accumulato su Juventus (10), Napoli (9) e Roma (7). Sono tanti. Non irrecuperabili, ma comunque tanti. E rischiano di diventare tantissimi o addirittura troppi, considerando che gli ultimi passi falsi sono arrivati da Frosinone e Carpi: non proprio Barcellona e Real Madrid…
Non è mai troppo tardi, invece, per raccomandare ai tifosi più prudenza nei giudizi estivi. D’accordo, ad agosto quel caldo soffocante poteva anche dare alla testa. Ma chi sbraitava contro Mancini, adesso farebbe bene a farsi una doccia di umiltà. L’allenatore dell’Inter ha fatto il manager. Ha telefonato e trattato. Ha scelto. Ha deciso prezzi, valutazioni, acquisti e cessioni. S’è preso responsabilità che in qualsiasi altra squadra (italiana) appena sfiorano gli allenatori. Comunque andrà a finire, ha avuto ragione. L’Inter dovrà anche incontrare difficoltà e trovarsi a lottare qualche posto più giù del primato. Ma a parte Montoya, tutti i giocatori in rosa non si svaluteranno. Perché grazie al vantaggio accumulato, l’Inter potrebbe curare con qualche cerotto le crisi che su altre squadre obbligheranno operazioni a cuore aperto. Tutto questo grazie a 15 punti in cinque giornate. Cioè il massimo, con il massimo sforzo di carattere, esperienza e grinta. Oppure il massimo, con il minimo del gioco.
In certi casi si dice: pensate cosa farà quando inizierà a giocare bene. Ma sono bischerate. Non fate eco a questi antichi luoghi comuni. Il bel gioco esiste, sì. Ma è una componente - una delle tante - di quel mistero affascinante e molto più ampio che si chiama gioco del calcio.
Sandro Sabatini (giornalista Mediaset Premium)
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