Sabatini: Com'è bello il canto del Gallo
Per un ragazzo nato l’8/8 dell’88, non dev’essere poi tanto strano pensare di essere infinito. Non nel senso di superbia o follia. No. Più semplicemente, infinito nel senso di “non finito”. Che ugualmente non è poco, visto che Danilo Gallinari, questo ragazzo nato l’8/8/88, una sera come tante era salito sull’ottovolante di un tiro impossibile ma era atterrato su un ginocchio che s’è sfasciato. Frantumato. Uno di quegli infortuni che nessuno te lo dice in faccia, ma tutti lo pensano quando ti guardano abbassando lo sguardo: sei finito. Più finito che mai, se poi l’operazione va bene ma non benissimo. E passano settimane e mesi e il dolore resta. E ci vuole un altro intervento. E ancora anestesia e terapia, che non suonano come poesia per un ragazzo che sembrava aver sfilacciato anche un canestro di sogni, oltre al ginocchio.
Poi è tornato. Ha giocato un po’ così per qualche tempo. Ha ripreso confidenza, stabilità, sicurezza. Il talento, almeno quello, non s’era mai rotto. E quindi rieccolo, il Gallo. Più forte di prima, più campione di tutti. Ha scelto l’Europeo per mostrarsi al mondo. E per insegnare non solo il basket, ma tante altre cose.
Questo sito si chiama Calciomercato.com e – lo sapete bene – ha un marchio fortissimo e fedeltà elevatissima grazie a notizie e commenti di calcio&mercato. Ma scrivere anche qui di Danilo Gallinari non sembra una forzatura. Semmai una prova di forza: quella che lui ha esibito soprattutto a tornare. Non solo a giocare.
Quelli che non lo conoscono e non seguono il basket, penseranno a un lungagnone un po’ sfigato e un po’ secchione. Casa e palestra, nient’altro. Invece, Gallinari è tutt’altro. E’ un ragazzone che si diverte e non si fa mancare nulla. Semplicemente, lo fa con intelligenza. Sa che non succede nulla vivendo by night una volta a settimana. Con due notti, ti stanchi e fatichi a recuperare. Se esageri, finisci in fretta. Sa che nello sport non esistono scorciatoie, nemmeno per chi è un cosiddetto “figlio d’arte”, grazie a Vittorio che gli ha trasmesso il carattere di ferro. Ma non il talento: il papà ne aveva davvero pochino.
Il talento è un dono da conservare con rispetto per se stessi, anche (soprattutto) a costo di sacrifici che non vengono pubblicizzati dai giornali, né ingombrano le tv e nemmeno vengono immortalati da selfie con o senza bastone. I sacrifici finiscono poco sui social, ma in compenso restano molto nel cuore. E siccome con il cuore si vince, come diceva uno spot di tanti anni fa, ecco che Danilo Gallinari ha già vinto. Perché la sua storia, che può essere ampliata a ben più di questa paginetta, può essere raccontata alla gente comune, più tanti atleti e tantissimi calciatori. E se vi viene in mente qualcuno di questi, scrivetelo qui: nei commenti. Che magari fanno effetto a chi li legge, malgrado dopo un po’ vengano sovrascritti da altri commenti. E in fondo è giusto così. Perché nella vita e nello sport non c’è nulla di infinito, anche se c’è un ragazzone-campione che gioca a dimostrare il contrario. Ed è nato l’8/8 dell’88.
Ah, oggi è il 9/9 e il 9 è il simbolo della perfezione. Se conoscete qualcuno più perfetto di Gallinari, scrivetelo qui. E parliamone.
Sandro Sabatini
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