Sabatini: Fassone, un CV in 'spam'
Ex guardalinee (prima) ed ex dipendente Juve (poi): forse Moratti l’aveva premiato per il cv più stravagante e meno interista, e per questo l’aveva assunto. La sorpresa fu allora, quasi tre anni fa. Non ora che è stato “esonerato” da Thohir. In sintesi, il caso di Marco Fassone è tutto qui. Si può esser competenti in qualsiasi professione, ma se operi in una società di calcio c’è bisogno dell’approvazione dei tifosi. Né più, né meno di un qualsiasi calciatore o allenatore. Per lavorare a lungo, occorre il consenso dei curvaioli, gli ultrà che affollano gli stadi reali e virtuali, quelli che si sfogano sulle gradinate o sulle tastiere. E l’approvazione arriva solo dalle vittorie. Nient’altro.
Per fortuna grazie alla memoria e purtroppo a causa dell’età, ricordo che Moggi trascorse i primi mesi juventini dovendo combattere la diffidenza dei tifosi (anche Vip) che ricordavano il suo passato nella Roma, nel Napoli e soprattutto al Toro. Nessuno lo rammenta più, oggi che è diventato l’icona di quanti considerano Calciopoli solo una persecuzione. Nessuno ricorda il suo passato remoto, perché Moggi lo cancellò con le vittorie. E proprio nella sua Juve c’era anche Fassone al marketing, negli ultimi tempi.
I vincitori scrivono la storia: questa è la verità, non da oggi. E state attenti a quel che succederà fra poco a Mihajlovic e Paulo Sousa: se Milan e Fiorentina andranno bene, ok. Se invece non rispetteranno le speranze, a poco saranno serviti quei saltelli (anche un po’ servili) esibiti in estate per ingraziarsi i tifosi e “purificarsi” del passato.
E’ singolare comunque che l’ultima immagine di Fassone sia la foto ricordo nello spogliatoio dopo il derby vinto. E’ quello in alto a destra. Ride come un bambino al luna park. Va segnalato, per dovere di cronaca e d’immagine. Ma siccome l’apparenza non è tutto, va pure sottolinato che Fassone era stato preso da Moratti e poi proprio con l’ex presidente il rapporto s’era molto raffreddato, per usare un eufemismo. E nella sua storia dirigenziale all’Inter resta l’impronta di quel rinnovo di contratto a Mazzarri, comprensibile per tanti motivi ma surreale per tantissime altre ragioni.
Le storie dei manager finiscono così, facendo i conti dei “più” e dei “meno”. Conti che non tornano mai, perché in Italia le discussioni sono molto polemiche e poco rigorose. Sicuramente meno asettiche le valutazioni straniere, americane in particolare. Quindi stupisce ancora meno che l’allontanamento di Fassone sia arrivato dalla società che, in ufficio, ormai parla più inglese che italiano. Inter significa internazionale. Lo è. Che sia un bene o un male, per i tifosi, solo il tempo lo dirà. Ma i tifosi hanno sia memoria lunghissima (il caso Fassone insegna) sia grandissima capacità d’adattamento. Ci sono stati anni in cui la curva invocava più italiani, poi è arrivato il Triplete della squadra degli “zero italiani” che ha lasciato agli altri “zero tituli”. E anche altrove, per esempio al Paris Saint-Germain e ai due Manchester, non c’è quasi più nulla di indigeno. Eppure i tifosi non se ne crucciano. Così Fassone – se lo meriterà – potrà andare a lavorare all’estero perché nel curriculum può già scrivere tante società prestigiose: tra la Juve e l’Inter, per lui c’era stato anche il Napoli. Alle sue spalle non lascia rimpianti tra i tifosi interisti, questo è lampante. Misteriosa semmai è la tempistica: perché proprio ora, a venti giorni dalla fine del mercato? E’ spuntato fuori qualcosa di inedito o sorprendente? Domande fin troppo maliziose e comunque senza risposta, al momento. E di sicuro l’ufficialità diffusa dall’Inter non chiarisce nulla. Anzi, addirittura complica. Quel comunicato sembra fatto con tre frasi copiate e incollate da contesti diversi. Rileggetelo.
Perché l’amministratore delegato Bolingbrooke “ha dichiarato” (al passato) e non “dichiara”? E che c’entra l’ultimo capoverso legato ai risultati attuali?
Sandro Sabatini (giornalista Premium Sport)
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