Sabatini, Barça-Roma: le risate degli avversari sono peggio della sconfitta
Prima del via erano i romanisti a scherzare e giocherellare, grazie al risultato di Bate Borisov-Bayer Leverkusen. Per andare avanti basterà battere i bielorussi all’Olimpico o addirittura pareggiare, a patto che il Bayer non superi il Barça. Quasi una passeggiata. Ma ormai la Champions è segnata: per smacchiare la reputazione europea, ci vorrebbe altro che la qualificazione agli ottavi.
Gioco, risultato, immagini e commenti. Ogni partita si racconta così: anche a puntate, capitoli di una stessa storia. Ma in questa “partita senza storia”, c’è il rischio di confondere le letture e le scritture, i pensieri e le parole. Meglio riordinare. Si parte dal gioco: fase difensiva inesistente, causa poco lavoro tattico in allenamento. Si vedeva anche senza replay. I quattro difensori non erano mobili, né allineati. Le avanzate di Digne e gli arretramenti di Iago Falque, sembravano movimenti casuali e impauriti. Altro che 4-3-3: a tratti lo schieramento della Roma è stato 1-9-1. Solo che, a parte Szczesny e Dzeko, gli altri nove venivano allineati come soldatini nella trincea dell’area. Immobili. Inerti. Arrivato dopo 27 passaggi consecutivi, il gol di Messi è stato più demerito della Roma che merito del Barcellona. Sembra una provocazione? Non lo è.
Si prosegue con il risultato. 6-1 è orrendo. E poteva finire anche peggio. Ma quando una partita, di qualsiasi sport, finisce “tanto a poco”, dalla squadra che perde si pretende almeno una reazione d’orgoglio. Forse sarà una teoria da calcio vecchio e rustico. Magari da allenatori d’altri tempi che invitavano i difensori a prendere tutto a calci e “pazienza se è il pallone”. Però non si può vedere una squadra che non riesce nemmeno a commettere qualche fallo almeno cattivello. Così perfino Neymar non è stato mai sfiorato, tanto da mettere a rischio la sua reputazione di campione anche di simulazioni, tanto gli garba saltare gambe all’aria. Forse è stata la prima volta in tutta la sua carriera, che Neymar ha subito un trattamento così affettuoso e riverente. E non occorre specificare che questo non è un incitamento alla violenza, ma semplicemente una richiesta d’orgoglio per i giocatori.
Gioco, risultato e immagini… Ecco il capitolo peggiore. Nel riscaldamento avevano sorriso i romanisti, grazie al risultato di Borisov. Poi hanno riso quelli del Barcellona (foto Mediaset). E c’è un momento che, più di qualsiasi altro, resta appiccicato su questa partita. E’ l’attimo in cui le telecamere beccano Suarez, Neymar e Messi al rientro in campo dopo l’intervallo. Non importa se ridono per una barzelletta o per una puzzetta. Comunque ridono mentre stanno per giocare il secondo tempo contro la Roma. E non hanno nemmeno la malizia o il pudore di mettersi la mano davanti alla bocca, secondo moda inventata da Capello e Cassano per evitare riconoscimenti labiali e dentali da Grande Fratello. Ridono e basta. Perché sanno che vanno a giocare con lo stesso cuor leggero di una partitella tra amici, d’estate in spiaggia. E poi sangria per tutti.
E’ vero che poi ci sono stati i commenti rituali, le monotone giustificazioni, i complimenti tipo “Barcellona d’un altro pianeta” e le consolazioni stile “la Roma avrebbe perso comunque”. Rientra tutto nella quasi normalità. Ma quelle risate, no. A metà partita, proprio no. Per le regole (non scritte) dello sport, sono state un’altra sconfitta nella sconfitta.
Sandro Sabatini (giornalista Mediaset Premium)
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