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Sabatini a CM: 'L'intoccabile ed egocentrico Bonucci è diventato un problema. Ma esiste una soluzione'
Proprio i compagni di squadra (meglio: di reparto) meritano un piccolo approfondimento, che è poco più di una didascalia sulla traiettoria del rendimento. Leonardo Bonucci è stato un campione in mezzo ai campioni Barzagli e Chiellini. Nella stagione al Milan (2017/18) non aveva fatto né meglio né peggio dei colleghi precedenti, contemporanei e successivi (Romagnoli, Paletta, Zapata e Musacchio). Quando è tornato in bianconero, ma Barzagli si era appena ritirato e Chiellini subito infortunato, la Juventus ha stabilito il record negativo di gol subiti dei decenni recenti: 43. Ma dicevano che era colpa di Sarri e del “sarrismo”, nonché di De Ligt e dei suoi falli di mano.
In verità Bonucci, di nuovo con la protezione di Chiellini, si è ripreso per un paio di stagioni decenti. Poi, quest’anno, il crollo. Un po’ per infortuni e ancor di più per scelta tecnica, ha giocato meno del solito. Quando ha giocato, si è visto: titolare con errori individuali nelle serate più buie della stagione, cioè ad Haifa e Lisbona in Champions League, poi in Coppa Italia contro l’Inter nella semifinale di ritorno e in quella d’andata di Europa League con il Siviglia.
Sinceramente, sembra più ingiusto che irriverente segnalare gli errori e la partecipazione di un singolo giocatore alle partite peggiori della stagione. Meriti e colpe vanno divisi per undici più quelli che entrano e chi li fa giocare, cioè l’allenatore. Ma anche questo è il punto. In bianconero Allegri e in azzurro Mancini hanno per Bonucci un rispetto che - senza offesa per i diretti interessati - sfiora il timore reverenziale. Per esempio, mettono da parte la difesa a quattro e si schierano a tre, spostando in periferia chi sta nettamente meglio al centro (Bremer alla Juve e Acerbi nell’Italia). Oppure i tecnici vengono presi in giro (diventano meme, come si dice oggi) se accennano qualche scusa tipo “forse ho sbagliato modulo” oppure “i ragazzi hanno dato tutto”. Certo che hanno dato tutto. Ma qualcuno ha sbagliato… tanto!
Eppure, quel che avete appena letto agli influencer del calcio straparlato non interessa. Forse non lo vedono. O non lo capiscono. Di sicuro non lo dicono.
Ogni commento si concentra sul gioco, sull’atteggiamento, sul modulo, sugli schemi. Tutto al plurale per la squadra. Tutto al singolare per l’allenatore. Non c’è in giro mezza analisi seria sulle prestazioni individuali dei giocatori. Invece appena accendi il telefonino ti arriva la notifica di opinionisti noti, meno noti e soliti ignoti che sparano su chi siede in panchina. Solo alcuni allenatori, in verità. Altri sono intoccabili. Come Bonucci.
Quasi intoccabile, sì. Perchè le critiche d’attualità non prendono mai il sopravvento sulla carriera eccellente. Perchè pochi si scandalizzano per quanto guadagna, anche se supera gli 8 (meritatissimi) milioni. E nessuno eccepisce se, a fine Spagna-Italia, accetta di prendersi le sue responsabilità sul primo gol, ma dichiara che deve “giocare di più”. Traduzione: non sono in forma in nazionale perchè poco utilizzato nel club. Quindi chiede di giocare di più innanzitutto per essere all’altezza di se stesso. Poi della Juve e dell’Italia. Un pochino egocentrico, ecco.