Calciomercato.com

  • Getty Images
    Romamania: il Pek Pizarro e l'importanza di un abbraccio. Ma l'uomo simbolo contro lo Shakhtar è Pau Lopez

    Romamania: il Pek Pizarro e l'importanza di un abbraccio. Ma l'uomo simbolo contro lo Shakhtar è Pau Lopez

    • Paolo Franci
    Subito dopo essermi goduto il match di Coppa e una gran bella Roma, mi sono collegato con qualche amico per fare due chiacchiere sulla nuova piattaforma PlayRoma. Roba di quelle moderne che trasmette in video su social, Youtube, Twitch e tutte quelle frequentatissime piazze web. Tra quegli amici, tra l'altro, è spesso collegato – anche ieri – David Pizarro, il Pek, che Spalletti considerava “il più forte giocatore al mondo nell'uscire dal raddoppio e creare superiorità”, definizione che non faceva una piega. Intanto va detto che il Pek è romanista vero, ma vero vero fino al midollo. E ieri, a un certo punto del collegamento, è venuta fuori una domanda carina e cioè quale fosse l'istantanea-simbolo della partita con lo Shakhtar. Bella la risposta del Pek: “Il mucchio di giocatori a fare festa dopo il gol di Mancini, in quel festeggiamento ho letto i segnali di un gruppo sano, di ragazzi che si vogliono bene, un bel messaggio a tutto l'ambiente”.

    Facile, per me, rispondere il gol di El Shaarawy, o quello pesantissimo di Mancini che di fatto ha squassato le convinzioni degli ucraini. O, ancora, quello di Pellegrini, guizzo di classe in mezzo a una notte al cachemire. Io invece il mio 'clic' sulla macchina fotografica l'ho speso per Pau Lopez e la sua parata a terra su Junior Moraes. Innanzitutto, se quel pallone fosse entrato oggi ci racconteremmo ben altra storia, perché se lì gli ucraini vanno in gol cambia tutto, non solo sul tabellone ma anche sul piano psicologico. Poi, considerando anche il bis su Tete, non è un caso che alcuni giornali abbiano titolato scomodando il caro, vecchio Spiderman, l'uomo ragno. Ho scelto Pau Lopez sperando che quella parata su Junior Moraes possa essere lo scatto della serratura, la vite che stringe l'asse, il chiodo che arriva in fondo: la metafora cercatela voi, se vi va. Però è tanto, troppo tempo che la Roma non riesce a poggiare come si deve sul suo portiere. Dai tempi di Alisson. E da lì, un patema continuo. Ora, sulle doti di Pau Lopez c'è poco da discutere, le abbiamo viste e anche bene prima di una inspiegabile eclissi che lo aveva addirittura messo ai margini (e sul mercato). E la speranza è che questa partita con lo Shakhtar sia la prima pagina di una nuova avventura, perché la Roma che corre per una difficile piazza Champions ne ha bisogno. Difficile? Sì, difficile, anche se, forse e dopo essermi riempiti gli occhi con l'ennesima prestazione da leader di Mancini, il boom-boom di El Shaarawy e un Pellegrini mai visto finora, meno di quel che potrebbe sembrare. Dimenticavo: il tutto, con Dzeko là davanti naturalmente.
     

    Altre Notizie