Ranieri:| Roma, la mia verità
Sei giorni dopo, Claudio Ranieri. Sei giorni dopo la necessaria ma amarissima giornata dalle dimissioni dalla sua Roma, l’ex tecnico giallorosso è tornato a parlare. Lo ha fatto dai microfoni del telegiornale minzoliniano, edizione serale, intervistato da Donatella Scarnati nella sua casa romana ai Parioli, lontano dall’inferno di Trigoria dove, dopo una stagione trionfale, ha vissuto sei mesi che sono stati l’esatto contrario, al punto da doversi separare da un amore.
ACCUSE - Per chi conosce anche soltanto un po’ Claudio Ranieri, non è difficile immaginare come il tecnico senta ancora sulla pelle l’addio alla panchina che aveva sognato per trentacinque anni, sin dai tempi in cui ero ancora calciatore. Sarà dura dimenticare. E ci sarà pure tempo per poter chiarire ancora meglio i concetti espressi ieri sera. Concetti che in qualche modo hanno evidenziato un distacco dal gruppo che probabilmente è stato alla base di un addio anticipato:« L’errore che ho commesso è stato forse quello di non essermene andato a giugno? Ero diventato l’unico parafulmine. Ora ci sono loro che devono dimostrare tutto. Quest’anno, nella Roma, sono prevalsi gli interessi personali su quelli della squadra. Quando parlavamo nello spogliatoio, tutti d’accordo che ci dovesse essere turnover. Poi in campo quando alcuni giocatori sono stati sostituiti... Ma anche adesso che non ci sono più io, qualcuno in panchina dovrà andare... ». E’ un atto d’accusa soft quanto volete nelle parole, ma nella sostanza forte e chiaro. Anche se il tecnico ha poi negato di credere che qualcuno gli abbia giocato contro: «Non ci credo. Ci sono calciatori che con un allenatore danno il centodieci per cento, ma con un altro non entrano in sintonia. Sono dell’idea che un buon allenatore debba saper sfruttare al meglio le caratteristichedi ciascun giocatore. Però quando ero giocatore io, mi sforzavo di capire cosa voleva il mio tecnico. Non ero un campione, il mio motto era non mollare mai. E’ un po’ lo spirito del calcio inglese, lì i giocatori sono leoni, li devi frenare. Ecco, per quest’anno di Roma sono dispiaciuto perché non tutti i giocatori hanno avuto questospirito».
AMORE - Ranieri avrà bisogno di tempo per mettersi alle spalle i diciotto mesi vissuti intensamente sulla panchina dei suoi sogni, della squadra per cui ha sempre tifato. Ma non è certo tipo da lasciar perdere, è intenzionato a ripartire da qualche altro porto, del resto nel suo calcio non ci sono mai stati confini:« Nel calcio c’è l’inferno e c’è il paradiso, uno può scegliere dove stare tra i due. Qui, rispetto all’Inghilterra, è l’inferno. Io voglio allenare ancora, la Premier mi affascina, ma mi piace anche il campionato italiano. Dalla Roma e da Roma sono andato via per amore». Forse è questo che l’ha fregato. Per paradosso ha vissuto troppo sulla pelle l’esperienza in giallorosso e questo non sempre si rivela un vantaggio. Anche nei rapporti con i giocatori. Un nome a caso? Pizarro: «Avevamo deciso che il cileno giocasse contro il Genoa. La sera precedente avevo parlato con lui, era tutto ok. Poi la mattina dopo alle undici, il medico mi ha detto che aveva la schiena bloccata. Non voglio credere che sia successo perché non voleva giocare. Entrerebbero in gioco altri fattori molto importanti, la professionalità, la società che ti paga, i tifosi. Non sarebbe più una questione di allenatore. Pizarro ha avuto una stagione travagliata, durante la preparazione ha lavorato il tre per cento rispetto agli altri. Poi ha avuto un dolore al ginocchio che per lui è un problema cronico. Lui è stato sempre un punto di riferimento, io devo per forza pensare bene. Altri discorsi non potrei accettarli, ne va della professionalità ». Meglio non farli.