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Pirlo si sente intoccabile, come Sarri e Allegri dopo le eliminazioni: su di lui l'ombra di Zidane e il fantasma di Max
IL FUTURO – Di chi è la colpa? Il processo interno è già iniziato, come il tiro al bersaglio da fuori. Al 10 marzo appare difficilmente controvertibile la tesi che vede Pirlo non pronto per la panchina della Juve alla prima esperienza da allenatore, tra colpe sue e del suo staff “innovativo” e di una dirigenza che lo ha imposto (Agnelli) senza che ci fossero le condizioni per una partenza morbida, tra fattori esterni e una rosa incompleta (Paratici). Gli errori sono stati commessi, ora bisognerà capire se sia un atto di coraggio insistere su questa strada o un modo per perseverare negli errori. Ma la certezza che sarà Pirlo l'allenatore della prossima stagione, non c'è più o magari non c'è ancora. Impossibile non parlare di fallimento, conquistare un'agile qualificazione in Champions rappresenta meno dell'obiettivo minimo arrivati a questo punto, un tracollo anche in campionato spazzerebbe via ogni dubbio.
ZIZOU E MAX – I risultati contano, il modo in cui arriveranno pure. Quelli negativi non lasciano spazio ad alibi, che pure ci sarebbero. Quelli positivi, vedi Allegri e Sarri, potrebbero non bastare. Anche perché in tutto questo c'è una situazione ancora in sospeso per quel che riguarda tutta l'area sportiva, è stato proposto il rinnovo a Paratici che ha preso tempo e forse ora può cambiare pure questo fronte, il nome dell'allenatore non può che dipendere anche da questo. E nel frattempo, tra candidati di vario tipo, torna a far rumore il fantasma di Allegri, almeno quanto l'ombra di Zinedine Zidane che sembra a sua volta pronto a concludere pure la sua seconda avventura al Real nel caso in cui concludesse la stagione senza niente in mano. Pirlo era sicuro dopo il Porto: “Il ciclo è appena iniziato”. Ma anche Allegri e Sarri lo erano.