Pippo Russo: Procuratore Palazzi, che fine ha fatto il dossier di Pulvirenti?
Ci sono dunque le premesse affinché i tifosi vivano finalmente una stagione di solo calcio, mettendosi alle spalle due annate di rovesci e umiliazioni. Il ritorno in B è il minimo che si debba alla piazza. Ma c’è anche qualcos’altro che alla gente di Catania sarebbe dovuto, così come lo si dovrebbe al calcio italiano nella sua ricerca d’un grado più elevato di moralità. Bisognerebbe che alcuni punti venissero chiariti.
C’è innanzitutto che il presidente Antonino Pulvirenti, squalificato e a parole intenzionato a uscire dal mondo del calcio, è ancora il proprietario del club. Ciò che nessuno può impedirgli di essere. Così come nessuno può impedirgli di rifiutare offerte d’acquisto da lui ritenute non congrue, né di giudicare tutte quante non congrue le offerte arrivate fin qui e quelle che arriveranno. Si era capito subito che le cose potessero prendere questa piega, e i fatti lo hanno confermato. Del resto, non ci sono regole tali da farle andare diversamente, né è previsto l’esproprio. Dunque, Pulvirenti resterà lì fino a che vorrà restarci. E questo è un dato di fatto.
Ma l’aspetto relativo alla proprietà del Catania è il meno urgente, né sposterebbe granché i termini della questione. Sono altri due gli elementi su cui bisognerebbe dare chiarezza ai tifosi catanesi e a tutti gli appassionati italiani di calcio. Due interrogativi che continuano a essere elusi. Il primo: ma dove sono i corrotti? Il famoso Treno delle 33, o quello delle 47, hanno un nome e un cognome? Esistono? Perché qui siamo in presenza di corruttori certi, e in quanto tali condannati, ma di corrotti non si vede l’ombra. E come si fa ad avere corruzione e corruttori senza corrotti?
Certo, c’è sempre la versione difensiva di Pulvirenti. Secondo cui il denaro sarebbe stato stanziato per corrompere (100 mila euro a botta), ma poi non è sicuro che sia andato in quella direzione. La giustizia sportiva ha preso per buona questa versione? Lo chiedo perché, nella fretta di chiudere il processo sportivo, molte cose sono state messe tra parentesi. E ciò rischia di perpetuare pesanti dubbi sull’inchiesta e sul suo esito. C’è qualcuno in grado di dare chiarimenti?
Altro elemento. Nei giorni dell’inchiesta si disse che Pulvirenti avesse presentato un dossier al procuratore federale Stefano Palazzi, in cui indicava altri nomi e altre circostanze di calcio marcio a sua conoscenza. E quel dettaglio venne presentato come una delle massime dimostrazioni del fatto che il presidente e proprietario del Catania stesse “seriamente collaborando”. Come potete leggere (LEGGI QUI), lo stesso Pulvirenti dichiarò alla stampa: “Non so cosa succederà ora, io quello che dovevo dire l’ho detto. Ho fatto il mio, le valutazioni spettano al procuratore Palazzi”. Appunto: che valutazioni ha fatto Palazzi?
Leggendo quella notizia, in un giorno di fine luglio, mi aspettavo che ad horas partisse una valanga di deferimenti. Invece siamo arrivati a fine settembre e non è successo nulla. Di quel dossier e dei suoi contenuti non si parla. Come mai, procuratore Palazzi? Potrebbe darci un minimo cenno? Anche senza entrare nei dettagli, basterebbe sapere se a quei materiali i suoi uffici stiano lavorando. Perché purtroppo la sensazione di sabbia addosso si sta facendo pesante, ma sotto quella sabbia non ci andrà certo né la testa dei tifosi del Catania né quella di chi vuole un calcio pulito. Attendiamo risposte.
Pippo Russo
@pippoevai