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    Brasile, Dunga ostaggio dei procuratori

    Brasile, Dunga ostaggio dei procuratori

    Alla fine Dunga si è sfogato. Ha scelto una tribuna del massimo impatto mediatico e ha dichiarato al mondo ciò che il mondo già sapeva: la nazionale brasiliana è sotto il giogo dei procuratori, e in generale di interessi esterni. E lui, nel ruolo di CT, si trova a ricevere minacce per le mancate convocazioni. Verità pesanti, ma già note. I lettori di calciomercato.com sanno che da tempo il rito delle convocazioni della nazionale verdeoro è soggetto a interessi esterni, che si impongono alle considerazioni di tipo tecnico. Lo scorso 18 maggio pubblicammo un articolo in cui si dava conto dell’inchiesta condotta da O Estado de São Paulo a proposito del modo in cui vengono gestite le chiamate dei calciatori per le amichevoli (leggi QUI).

    In quell’occasione l’oggetto dell’attenzione erano gli interessi dell’agenzia International Sports Events (ISE), che avendo comprato i diritti di commercializzazione televisiva delle gare amichevoli della Seleçao pretende la presenza dei calciatori del massimo livello, pena un cachet ridotto alla federcalcio brasiliana (CBF). Il che ha conseguenze sulle scelte del CT e sulla sua libertà di manovra nello sfruttare le amichevoli per lanciare talenti giovani e ancora poco conosciuti. Rispetto a quel 18 maggio sono cambiate un po’ di cose, soprattutto in conseguenza dello scandalo Fifa (scoppiato nove giorni dopo) che decapitando la CBF ha reso a Dunga la facoltà di parlare liberamente di certi temi. Purtroppo altre cose sono rimaste immutate, a partire dall’influenza di interessi esterni sulla gestione delle convocazioni.

    E se era già da supporre che pure gli agenti più influenti avessero un peso nella scelta su chi chiamare e chi no, ecco giungere la conferma attraverso le parole di Dunga mandate in onda ieri sera nel corso del programma “Esporte Espectacular” di Tv Globo (clicca QUI). Un’intervista a tutto campo durante la quale Dunga ha parlato di altri temi: dai problemi della CBF come soggetto politico alle critiche nei suoi confronti lanciate da Romario, adesso senatore nonché da luglio presidente della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul calcio brasiliano. E in mezzo a tutto ciò il CT verdeoro ha affermato che, riguardo alle convocazioni, il problema non sta tanto nella scelta di chi convocare, quanto nelle mancate convocazioni. Rivelando poi che una mancata convocazione ha provocato le minacce da parte dell’agente del calciatore lasciato a casa

    Dunga ha preferito non rivelare i nomi dell’agente e del calciatore non chiamato, né quale sia stata la sessione di convocazioni relativa all’episodio. E ha aggiunto che si è trattato di un episodio isolato, senza però risparmiare di dire che gli agenti hanno preso troppo potere. Il messaggio è stato lanciato, e mette all’ordine del giorno un problema reale: quello delle convocazioni in nazionale, che fanno curriculum e determinano un aumento di quotazione per i calciatori. Senza dimenticare che le presenze in nazionale sono un dato determinante, in Inghilterra, per il rilascio del permesso di lavoro ai calciatori extracomunitari. Si ha l’impressione che sempre più spesso certe amichevoli servano soprattutto a far cumulare presenze a calciatori che poi non mettono mai piede in campo nelle gare di torneo ufficiale. Così funziona oggi il business delle nazionali sudamericane. E adesso attendiamo che a essere convocato sia Dunga: da chi di dovere, affinché gli si imponga di fare nomi e cognomi.

    @pippoevai

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