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    Pippo Russo: City Football e i 400 milioni dei cinesi (che volevano il Milan)

    Pippo Russo: City Football e i 400 milioni dei cinesi (che volevano il Milan)

    Una manovra d’altissimo livello sul piano politico e finanziario. Ne è stata data notizia ieri pomeriggio dalla stampa britannica e subito ripresa dai media internazionali. Compresi quelli italiani, che però spesso capita l’hanno rimasticata male fornendone una versione pasticciata. E per comodità espositiva è bene partire da quest’ultima, che ha parlato di una vendita del 13% del Manchester City a un consorzio cinese formato da China Media Capital (CMC) e Citic Capital. Costo dell’operazione: 265 milioni di sterline, che in euro fanno circa 400 milioni. Il che significherebbe una valutazione complessiva del club Citizen di oltre 3 miliardi di euro. Un valore lunare, soprattutto perché non era corrispondente alle realtà la notizia. Infatti a passare di mano è stato il 13% non già del Manchester City (LEGGI QUI), ma del City Football Group (CFG). Che è ben altra cosa. Il CFG, come spiega bene l’articolo pubblicato ieri dal sito della BBC, è un fondo d’investimento e sviluppo che controlla quattro club calcistici in quattro paesi diversi. Oltre al Manchester City, fanno capo al fondo gli australiani del Melbourne City FC, i giapponesi degli Yokohama F-Marinos FC, e il New York FC. Quest’ultima è la franchigia MLS la cui squadra è allenata da Patrick Vieira, e che in squadra annovera fra gli altri Andrea Pirlo, Frank Lampard e David Villa. Tenuto conto di questo vasto portafoglio di club calcistici, e della ricchezza dei mercati interni cui fanno riferimento, ecco che la valutazione complessiva di oltre 3 miliardi di euro diventa plausibile.

    Ma soffermarsi sulla congruità della cifra spesa per comprare il 13% di CFG significa perdere di vista l’aspetto più rilevante della vicenda, quello che spalanca scenari politico-economici sul calcio globale. E questi scenari confermano la tendenza verso la creazione di cartelli e la concentrazione di potere a opera dei colossi asiatici della finanza, disposti a mettere le mani sul business del calcio europeo per poi trasformarlo a propria misura. Gli attori coinvolti nella compravendita di quel 13% sono lo sceicco Mansour, della famiglia reale degli emirati, e due colossi dell’economia cinese benedetti dalla presidenza della repubblica popolare. Il CFG fa parte infatti del patrimonio privato dello sceicco Mansour. Che certo non ha bisogno di fare cassa, e che se vende quel 13% del suo patrimonio calcistico lo fa nell’ottica di cercare alleanze politico-finanziarie che vanno oltre il calcio. Sul versante cinese abbiamo CMC e Citic.

    Del China Media Group abbiamo parlato la scorsa settimana, nell’articolo sui business cinesi di Jorge Mendes (LEGGI QUI). Si tratta di un cartello che raccoglie colossi dell’economia cinese quali Fosun e il Dalian Wanda Group. Quest’ultimo è il proprietario di Infront e del 20% dell’Atletico Madrid. CMC sta tentando di entrare nella Formula 1, ma intanto mette piede nel calcio d’altissimo livello alleandosi con un player economico di primissimo livello come lo sceicco Mansour. L’altro attore cinese è Citic Group, un nome che ai tifosi italiani (soprattutto quelli milanisti) è noto. È stato menzionato a ripetizione durante l’estate come uno dei soggetto che avrebbero dovuto favorire l’acquisto del 48% del Milan da parte di Bee Taechaubol. Come sia andata a (non) finire è noto a tutti. Adesso Citic entra in questo grande business del CFG, che stando a quanto riferisce l’articolo della BBC era in fase di trattativa da sei mesi. Questo dato smentisce la versione che accreditava i ritardi della trattativa tra B e Bee alle difficoltà finanziarie derivanti per Citic dalla crisi delle borse cinesi esplosa in agosto. Evidentemente il problema non era questo. I grandi giochi della politica e della finanza del pallone passano altrove, e l’Italia è sempre più provincia dell’impero.
    @pippoevai

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