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    Pippo Russo: l'affare Danilo e l'Economia del Quinto Quarto

    Pippo Russo: l'affare Danilo e l'Economia del Quinto Quarto

    Come al solito ciò che conta è la narrazione. Nel mondo del calcio come altrove, e in materia di calciomercato in particolare. Lo si è visto una volta di più nei giorni scorsi in occasione del trasferimento del dirensore esterno brasiliano Danilo dal Porto al Real Madrid, a margine del quale si è scatenata una corsa all'elogio del club portoghese e alla sua presunta capacità di generare plusvalenze sotto la gestione del presidente Jorge Nuno De Lima Pinto Da Costa. Un personaggio che, giusto per mettere le tessere del mosaico al loro posto, è stato pesantemente coinvolto nella Calciopoli portoghese: il caso Apito Dourado (traducibile con "Fischietti d'oro", http://pt.wikipedia.org/wiki/Apito_Dourado), riguardante un vasto sistema di corruzione arbitrale. Ma questa è un'altra storia. Ciò che interessa qui è fare un'operazione verità, e rimarcare dettagli che sarebbero evidenti ma che non essendo sottolineati finiscono per rimanere delle non-verità. E la prima non verità riguarda lo smascheramento della propaganda che narra il Porto come un macchina di plusvalenze: addirittura 700 milioni in 11 anni, ohibò! Una cifra che si ricava dalla somma dei movimenti in uscita. Pura aritmetica, che non tiene conto di quanta parte di queste cifre sia realmente finita nelle casse del Porto, dato che i diritti economici di quasi tutti i giocatori della lista erano detenuti in quota da terze parti e fondi d'investimento. Fortuna che qualcuno si prende cura di analizzare e provvede a rimettere a posto le cose. Lo ha fatto Enrico Turcato con un articolo pubblicato ieri sul sito di Eurosport (https://it.eurosport.yahoo.com/blog/eurolandia/porto--mendes-e-quei-fittizi-700-milioni-in-11-anni-101609065.html). Un puntiglioso atto di sbugiardamento della propaganda portista (e giornalistica), utile a spiegare il paradosso di un club che nonostante tutte le presunte plusvalenze continua a essere indebitato al punto da dover fare ricorso a manovre di finanza creativa per aggiustare i conti e mantenersi in linea coi parametri del Fair Play Finanziario (http://www.calciomercato.com/news/inchiesta-di-pippo-russo-il-porto-e-i-fondi-di-investimento-come-598075). Ma ancor più nettamente questa stracca propaganda spicca quando si va a analizzare lo specifico dell'affare che porterà Danilo a essere un calciatore del Real Madrid a partire dal prossimo primo luglio.

    Si parte dalla cifra: 31 milioni. Un prezzo esagerato ai limiti dell'insulto. Soprattutto se si pensa che stiamo parlando di un esterno di difesa, e per quanto si tratti di un buon calciatore con ampi margini di miglioramento. E qualcuno per giustificare cotanto sproposito dirà che il giocatore è ancora giovane (24 anni il prossimo luglio), quasi che ciò bastasse a far automaticamente lievitare la cifra. O aggiungerà che si tratta di un nazionale brasiliano. Come se non lo fossero anche quei prodi che meno di un anno fa ai Mondiali erano in campo a beccare a domicilio 7 pappine dalla Germania e 3 dall'Olanda. Prove più che sufficienti a confortare la tesi che almeno in questa fase la scuola brasiliana sia ampiamente sopravvalutata, ma niente: si continua a alimentare il mito dei "fuoriclasse" brasiliani e dei giocatori che vestono la maglia verdeoro. Il perverso meccanismo ha funzionato ancora una volta nel caso di Danilo. Che nella sciagurata nazionale guidata da Felipe Scolari a un mortificante quarto posto casalingo ai Mondiali aveva il posto fisso. In tribuna. Non era forte abbastanza per essere in campo nelle partite perse 1-7 contro la Germania o 0-3 contro l'Olanda, ma nemmeno in quella pareggiata 0-0 contro il Messico o vinta per Supremo Culo ai rigori contro il Cile.

    Ma non è ancora tutto, perché i dettagli più sfiziosi sul trasferimento di Danilo al Real Madrid si sono diffusi pochi giorni dopo. Il primo: per una volta la cifra della transazione finirà interamente nella casse del Porto. E il motivo di questa anomalia è spiegato attraverso il secondo dettaglio interessante, svelato dai quotidiani sportivi portoghesi (http://www.abola.pt/nnh/ver.aspx?id=540643): la vera cifra pagata dal Real Madrid sarà non 31,5, ma 39,3 milioni. Motivo? Una selva di premi di formazione, commissioni e manomorte varie di cui il club merengue decide di farsi carico per intero: 1,5 milioni all'Atletico Mineiro come premio di formazione, 1,8 al Santos che aveva diritto al 10% sulla plusvalenza realizzata, 4 (quattro!) in commissioni e intermediazioni, e addirittura 500 mila euro per la stipula di un'assicurazione contro eventuali infortuni del giocatore da qui alla fine della stagione disputata con la maglia del Porto. In particolare, il quotidiano spagnolo AS ha pubblicato la lista dei vari intermediari che sono stati beneficiati dal trasferimento da 39,3 milioni (http://futbol.as.com/futbol/2015/04/03/primera/1428023958_318225.html).
    Dunque, se ne arguisce quanto segue: un affare da 31,5 milioni si trasforma in un affare da 39,3 milioni. Il che fa una differenza di 7,8 milioni in premi di valorizzazione, commissioni, intermediazioni e acquisto di prodotti finanziari. Faccio notare che rispetto ai 31,5 milioni di partenza, 7,8 milioni sono oltre il 25 per cento in più. Dunque il Real Madrid sta pagando un "quinto quarto" per quell'affare. Denari che vanno quasi tutti fuori dal mondo del calcio per ingrassare broker e gnomi di varia taglia. Questa è l'economia parallela del calcio globale, di cui Porto e Real Madrid sono fra i principali protagonisti. Un'Economia del Quinto Quarto, che sta gonfiando una gigantesca bolla speculativa non diversa da quella dei mutui subprime. Quando esploderà, saprete perché. E finalmente riderete in faccia a chi vi parlava dei 700 milioni di plusvalenze incassati dal Porto.

    @pippoevai

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