Calciomercato.com

  • Getty Images
    Pippo Russo: il Porto piomba su Coric con l'aiuto di Doyen. E i divieti alle TPO?

    Pippo Russo: il Porto piomba su Coric con l'aiuto di Doyen. E i divieti alle TPO?

    Dal primo maggio sono stati messi al bando dalla Circolare Fifa 1464, ma in realtà fondi d’investimento e TPO non hanno mai smesso di condurre affari. Magari provano a muoversi in modo più circospetto, ma nemmeno tanto. E forse sondano l’effettiva volontà delle autorità calcistiche d’essere inflessibili nel reprimere i comportamenti messi fuorilegge. Di sicuro, essi operano. E due notizie diffuse tra lunedì e martedì ne danno conferma.

    La prima notizia, as usual, proviene dal Portogallo, il paese in cui gli attori dell’economia parallela del calcio globale operano più a proprio agio. E ancora una volta a occupare le cronache è Doyen Sports Investments, in associazione con quello che ormai è il suo club portoghese di riferimento: il Porto. L’edizione di A Bola andata in edicola ieri riportava la notizia (LEGGI QUI)  di un interessamento per il diciottenne Ante Coric, centrocampista offensivo della Dinamo Zagabria con cui il ragazzo ha un contratto in scadenza fra tre anni. Il club croato, fra l’altro, ospita una nutrita colonia di calciatori portoghesi: il portiere Eduardo (ex Genoa), il terzino Ivo Pinto, e i centrocampisti Gonçalo e Paulo Machado. L’articolo di A Bola riferisce che Porto e Doyen siano pronti a stanziare 10 milioni per portare Coric in Portogallo. Inoltre nell’edizione cartacea viene specificato che a avviare la trattativa sarebbe stato il fondo, non il club. Pare che Doyen abbia avvicinato la famiglia del giocatore, proponendo il trasferimento ai Dragoes. E magari il fondo maltese smentirà. Ormai sono diventati smentitori di mestiere. Di sicuro i colleghi di A Bola non se la sono inventata. E al fondo stesso fa comodo che le notizie sulla sua esistenza in vita continuino a circolare, prima di smentirle. Ormai il giochino mediatico, nella sua rudimentalità, è chiaro.

    Più significativo l’altro caso, che si è consumato in Brasile e riguarda un affare concluso: il trasferimento del diciannovenne difensore Iago Maidana al San Paolo. Un affare di mercato entrato subito nei radar delle autorità di controllo a causa di uno svolgimento sospetto, ben ricostruito dai colleghi del sito Futbol Interior (CLICCA QUI). È successo infatti che nelle scorse settimane il giocatore ha rescisso il contratto col Criciuma, in cambio di 800 mila reais (circa 185 mila euro). Subito dopo Iago Maidana ha firmato con un minuscolo club che milita nelle categorie minori del campionato goiano: il Monte Cristo Esporte Clube. Da lì, dopo soltanto due giorni, lo ha rilevato il San Paolo pagando 2 milioni di reais (circa 465 mila euro) per il 60% dei diritti economici. Un guadagno di 1,2 milioni in due giorni, pura magia finanziaria, mentre il valore balza a 3,33 milioni di reais. Ovvio che l’operazione desti sospetti fin dall’inizio. E tali sospetti vengono corroborati quando emerge il nome di una third party coinvolta: il fondo d’investimento Itaqueirão Soccer, cioè il soggetto che ha pagato gli 800 mila reais al Criciuma per ottenere lo svincolo di Iago Maidana. 

    A proposito di Itaqueirão Soccer vengono diffusi dettagli parecchio curiosi. La sua fondazione risale allo scorso luglio (LEGGI QUI), e si tratterebbe della filiale calcistica di un’omonima società il cui business è la distribuzione di bibite (CLICCA QUI). Quando si dice, la diversificazione. Un blogger brasiliano scopre che fra i soci di Itaqueirão c’è il signor Agnaldo Julio de Queiroz Crusi, che risulta essere operatore di telemarketing (LEGGI QUI). Lo stesso blogger aggiunge con ironia che, visto il subitaneo e vertiginoso guadagno realizzato coi trasferimenti di Iago Maidana,, il signor Agnaldo potrebbe anche lasciare l’ingrato lavoro da call center. Non possiamo sapere se egli e la sua socia (Andreia Macedo Maques, 250 mila reais di capitale a testa) siano gli effettivi finanziatori di Itaqueirão Soccer. Di sicuro c’è che nel procedimento aperto lunedì scorso davanti alla Prima Commissione del Superior Tribunal de Justicia Desportiva (STJD) il fondo non era fra i soggetti sottoposti a giudizio. Trattandosi di un ente non appartenente all’ordinamento sportivo, esso non è soggetto alla giurisdizione sportiva. 

    Sono invece andati a giudizio i tre club coinvolti e il calciatore. Per i quali c’era il rischio di sanzioni pesanti, sia in termini finanziari che d’interdizione. Iago Maidana rischiava una lunga squalifica, mentre ai club poteva toccare la sanzione comminata un mese fa dalla Fifa al club belga del Seraing: il divieto di acquisire calciatori per due stagioni (LEGGI QUI). Come riferisce l’articolo di Futbol Interior, gli avvocati di San Paolo, Criciuma e Monte Cristo hanno puntato la linea di difesa su eccezioni formali: a loro giudizio il STJD non era il foro appropriato per giudicare la controversia. Secondo questo argomento, poiché si parlava di una violazione del regolamento della CBF (la federazione brasiliana) sui trasferimenti e tesseramenti di calciatori, avrebbe dovuto essere un foro della CBF stessa a regolare la controversia come il regolamento stabilisce. Un argomento che, al di là dei suoi contenuti, denunciava in partenza la debolezza della posizione dei club riguardo al merito della vicenda. 

    Il STJD ha parzialmente dato ragione a questa linea. Vero che per quanto riguarda le questioni di tesseramento avrebbe dovuto essere un foro CBF a giudicare; peccato che ci fossero in ballo anche le violazioni del Codice brasiliano di giustizia sportiva e del regolamento Fifa sui trasferimenti. Materie sulle quali il STJD è pienamente legittimato a giudicare. A quel punto agli avvocati sono rimasti argomenti di difesa sui quali è meglio stendere un velo pietoso. Per dire: è stato da loro osservato che, se il contratto per l’acquisizione di Iago Maidana era irregolare, la CBF avrebbe dovuto chiamare i club a dare chiarimenti anziché registrare il documento. Per dirla in parla come mangi: la federazione doveva darci una tirata d’orecchi perché avevamo provato a fregarla, anziché denunciarci. Rispetto alle pene paventate dai soggetti giudicati, la sentenza è stata blanda: 100 mila reais di multa per ciascun club e 10 mila per Iago Maidana. Cioè, poco più di 24 mila euro ai club e nemmeno 2500 al giocatore. Prezzi modici, ma per quelle che sono le competenze del STJD non si poteva andare oltre. Adesso toccherà alla CBF, se vorrà. E ci si augura ben altra durezza di sanzioni.

    @pippoevai

    Altre Notizie