Per le condanne di Calciopoli siamo fuori tempo massimo, la chiavetta di Moggi può danneggiare questa Juve
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Le intercettazioni dell’ormai famosa chiavetta di Luciano Moggi, il cui contenuto è stato svelato da Calciomercato.com in anticipo di due giorni rispetto alla trasmissione Report, in onda questa sera, hanno ribadito, una volta di più, che la pratica delle telefonate ad arbitri e designatori era diffusa, tanto da rappresentare un vero e proprio sistema. I dirigenti della Juventus, dunque, non erano i soli a chiamare e ad essere chiamati, c’entravano anche quelli dell’Inter (prescritta) e del Milan (condannato senza afflizione), ma anche questo si sapeva.
Di nuovo, Moggi, attraverso le registrazioni, ci fa capire che vennero trascurate le prove gravi a carico di altri club ed enfatizzate quelle riguardanti la Juve. In particolare che il ruolo di Meani era a diretto riporto di Galliani, allora plenipotenziario del Milan e presidente di Lega.
Ma ci sono due domande che dobbiamo farci. La prima: perché tutto questo emerge con tanto ritardo? La seconda: non è dannoso, per la Juve, fra poco chiamata al giudizio della magistratura sportiva per reati amministrativi, accostare questo battage alle sentenze in arrivo?
Si dirà che Moggi non è più, e da anni, un dirigente bianconero. E che anche Andrea Agnelli, al quale Moggi regalò pubblicamente la chiavetta alcuni mesi fa, si è dimesso da presidente. Tutto vero, ma il rischio di danneggiare il club, anziché condizionare i giudici, è molto alto.