Per Fabregas è un genio, per Cassano è una “pippa”: l’incredibile difformità di giudizio su Inzaghi tra Italia ed estero
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“Sappiamo dove siamo e come si ragiona”. Simone Inzaghi ha tagliato corto e poi sviato la questione toccando altri tasti, ma la domanda in conferenza stampa (post Inter-Como) era chiarissima, così come la prima parte di risposta del tecnico nerazzurro, che ha sintetizzato il tutto in una brevissima locuzione. Il tema era la differenza di analisi che c’è tra l’Italia e l’estero quando si parla dell’Inter e del suo allenatore, visto che all’interno del perimetro nazionale, nonostante da anni i nerazzurri continuino ad esprimersi ad altissimi livelli anche in Europa, si fatica a riconoscere allo staff tecnico la qualità del lavoro svolto sul campo. Eppure l’Inter gioca a memoria, corre insieme, trova soluzioni ai problemi, anche se questi dovessero presentarsi a gara in corso, il che significa possedere capacità di lettura e problem solving. Ma c’è sempre qualcosa che non va, lo diceva Sacchi nei suoi editoriali, lo vociferano nei corridoi suoi colleghi meno coraggiosi di Arrigo, apostrofandolo come un semplice gestore. Completano l’opera anche ex calciatori come Cassano, che poco tempo fa lo aveva elegantemente definito una “pippa”.
DIFFORMITÀ - La musica cambia quando si ha a che fare con profili di caratura internazionale. Quando Guardiola parla dell’Inter si esprime solo con meravigliosi elogi. Per non parlare di Fabregas, che ieri in conferenza stampa ha esaltato il suo collega come raramente si sente fare in giro: “Non vedo l’ora di poter parlare 5 minuti con lui dopo queste interviste. Io sono ancora un allenatore giovane ma ritengo che Inzaghi sia tra i migliori tecnici in Europa e parlare con il numero uno mi consente di crescere”. Siamo di fronte al solito paradosso: mediocre per gli italiani, geniale per gli stranieri. Qual è la vera natura di Simone Inzaghi? Come mai c’è così divergenza nei giudici? Ecco che rimbomba fortissima quella frase “Sappiamo dove siamo e come si ragiona”. Probabilmente è tutto lì, siamo in Italia e spesso tra colleghi ci si fa la guerra, ci sono invidie, precedenti, questioni non risolte. Tutti elementi che contaminano il giudizio. Elementi che invece non possiede chi valuta Inzaghi con un solo strumento a disposizione, quello del campo e dei risultati, basandosi su una analisi non condizionata da nessun altro fattore.
LA SENTENZA DI KROOS - L’Inter di Simone Inzaghi è la più bella degli ultimi 20 anni, quella di Mourinho è stata più vincente ma non altrettanto divertente. Ma soprattutto vantava gente come Eto’o, Sneijder, Milito, Cambiasso, Zanetti. Questa attuale è molto più operaia, più modesta, ma gioca col piglio e la personalità di chi si sente al pari con gli altri. C’è dietro un percorso, un lavoro che passa attraverso la sostenibilità e la riduzione dei costi. Quest’Inter, fortissima, è figlia delle cessioni di Lukaku, Hakimi, Onana, Brozovic, Skriniar. È una squadra che muta continuamente senza mai cambiare, questa la prova più tangibile del lavoro di Inzaghi e del suo staff, l’aver reso l’Inter riconoscibile in tutto il mondo. A proposito di stranieri e di giudici, nel frattempo sono arrivati anche quelli di Dembelé: “Inter squadra fortissima, se giochi contro di loro sai che ti aspetterà una gara difficile”; e di Toni Kroos: “Giocassi ancora mi vedrei all’Inter”. Come al solito è questione di prospettive e punti di vista.
DIFFORMITÀ - La musica cambia quando si ha a che fare con profili di caratura internazionale. Quando Guardiola parla dell’Inter si esprime solo con meravigliosi elogi. Per non parlare di Fabregas, che ieri in conferenza stampa ha esaltato il suo collega come raramente si sente fare in giro: “Non vedo l’ora di poter parlare 5 minuti con lui dopo queste interviste. Io sono ancora un allenatore giovane ma ritengo che Inzaghi sia tra i migliori tecnici in Europa e parlare con il numero uno mi consente di crescere”. Siamo di fronte al solito paradosso: mediocre per gli italiani, geniale per gli stranieri. Qual è la vera natura di Simone Inzaghi? Come mai c’è così divergenza nei giudici? Ecco che rimbomba fortissima quella frase “Sappiamo dove siamo e come si ragiona”. Probabilmente è tutto lì, siamo in Italia e spesso tra colleghi ci si fa la guerra, ci sono invidie, precedenti, questioni non risolte. Tutti elementi che contaminano il giudizio. Elementi che invece non possiede chi valuta Inzaghi con un solo strumento a disposizione, quello del campo e dei risultati, basandosi su una analisi non condizionata da nessun altro fattore.
LA SENTENZA DI KROOS - L’Inter di Simone Inzaghi è la più bella degli ultimi 20 anni, quella di Mourinho è stata più vincente ma non altrettanto divertente. Ma soprattutto vantava gente come Eto’o, Sneijder, Milito, Cambiasso, Zanetti. Questa attuale è molto più operaia, più modesta, ma gioca col piglio e la personalità di chi si sente al pari con gli altri. C’è dietro un percorso, un lavoro che passa attraverso la sostenibilità e la riduzione dei costi. Quest’Inter, fortissima, è figlia delle cessioni di Lukaku, Hakimi, Onana, Brozovic, Skriniar. È una squadra che muta continuamente senza mai cambiare, questa la prova più tangibile del lavoro di Inzaghi e del suo staff, l’aver reso l’Inter riconoscibile in tutto il mondo. A proposito di stranieri e di giudici, nel frattempo sono arrivati anche quelli di Dembelé: “Inter squadra fortissima, se giochi contro di loro sai che ti aspetterà una gara difficile”; e di Toni Kroos: “Giocassi ancora mi vedrei all’Inter”. Come al solito è questione di prospettive e punti di vista.
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Sacchi è un vecchio rancoroso che crede che il calcio italiano sia nato e morto con lui. Presun...