Redazione Calciomercato
Paulo Fonseca è solo contro tutti: l'esonero sarebbe solo una liberazione
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Lo chiariamo subito, per evitare di incorrere in equivoci. E’ soltanto una provocazione e tale resterà fino alla fine, a prescindere dalle decisioni che il Milan come società riterrà opportuno di prendere. Rivolgiamo metaforicamente una preghiera a chi dovrà assumersi questo onere: esonerate Paulo Fonseca. Sì, avete capito bene. Liberate la squadra rossonera da una situazione che si è fatta insostenibile ed insopportabile per tutti gli attori protagonisti di questa storia. Si sopporti serenamente il peso della responsabilità di dover ammettere di aver sbagliato una valutazione fondamentale per la pianificazione di questa stagione e si proceda in maniera convinta. Senza più tentennamenti e senza perdere altro tempo. Che è un attimo che un’annata che avrebbe dovuto essere di rinascita si trasformi in un fallimento colossale.
FONSECA SBOTTA: "NON ME NE FREGA UN C*** DEI NOMI DEI MIEI GIOCATORI"
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Si liberi soprattutto un grandissimo professionista ed un uomo tutto d’un pezzo, che per questo merita il nostro profondo rispetto, del fardello di dover proseguire la sua battaglia solitaria contro un gruppo di giocatori che non lo rispetta e che non rispetta la maglia che indossa. Dietro il clamoroso sfogo dell’allenatore portoghese, alla vigilia di Milan-Udinese, c’è tutto il risentimento e la rabbia per una serie di situazioni che sono (mal) tollerate finché è stato possibile farlo, senza ricevere probabilmente l’adeguato supporto che sarebbe richiesto in questi frangenti. Ha mandato giù molti rospi Paulo Fonseca, dalle prestazioni scialbe e senza anima contro Parma, il secondo tempo con la Lazio o per 70 minuti contro il Liverpool. Ha dovuto sopportare la sceneggiata in mondovisione del cooling break Theo Hernandez e Rafa Leao a Roma e tante, troppe, dichiarazioni fuori posto dei suoi calciatori (Musah, Reijnders, lo stesso Leao). Ha fatto finta di accettare, è sceso a compromessi con lo spogliatoio, regalandosi anche una notte da ricordare come nel derby contro l’Inter, ma alla fine non è bastato nemmeno questo.
FONSECA NON FA PIU' SCONTI: RISCHIA ANCHE LEAO
A Firenze si è dovuto sorbire un nuovo teatrino, quello dei rigori sottratti da Theo Hernandez e dal tandem Tomori-Abraham al rigorista designato Pulisic, avendo la dimostrazione plastica che il gruppo lo ascolti a targhe molto alterne. E in assenza di leader tecnici e carismatici all’interno di questo Milan, appare sempre più chiaro come Fonseca sia un uomo profondamente solo. Solo contro tutto e tutti. Di Zlatan Ibrahimovic, presunto demiurgo e mentore dello spogliatoio, si sono perse le tracce. Si avverte come non mai l’assenza di una figura di calcio, di campo, che sappia interloquire coi calciatori e fare sia da mediatore nelle situazioni più controverse, sia essere la voce forte per sanare i casi più delicati. Iniziano ad essere troppi i gridi di allarme di Fonseca, sulla mancanza di leadership e di senso del gruppo da parte dei suoi calciatori, per essere ignorati. Se non si può intervenire in suo soccorso, lo si faccia con un gesto drastico: lo si esoneri, nel tentativo estremo di responsabilizzare un collettivo vicino allo sbando e di sollevare una brava persona da un qualcosa troppo più grande.
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