Pastorin: felici 70 anni, Tuttosport!
Tanti sono i ricordi e tanta è la commozione, pensando ai colleghi che non ci sono più. Il mio pensiero va, per tutti, al mio maestro di giornalismo: Vladimiro Caminiti, poeta e narratore, imbattibile nei pezzi datti a braccio in notturna, mago dell'aggettivo, maestro di immaginazione, dotato di una profonda cultura classica. Mi insegnò a cominciare il racconto della partita "dal verde del prato e dall'azzurro del cielo". Viveva per il mestiere, scrisse sino all'ultimo suo giorno, quel grigio mattino di settembre del '93. Era ingenuo, presuntuoso, coraggioso, unico e insuperabile. Andava contro i poteri forti, adorava i portieri, il ruolo più folle e romantico. Anche Camin giocò in porta nei prati e sulle strade della sua sempre amata Palermo. Celebrava gli anti-divi, come Giuseppe Furino, il mediano della Juventus, da lui soprannominato "capitano con l'elmetto" e "furiafurinfuretto".
Vent'anni: dal mundial di Spagna dell'82 alla seconda Coppa Intercontinentale vinta dalla Juve a Tokyo, contro il River Plate di Enzo Francescoli, grazie a un gol superbo di Alex Del Piero; le mie amate coppe Americhe, dove potevo svelare il Sudamerica, e non soltanto quello del pallone; i tanti campioni conosciuti, da Diego Armando Maradona, Tuttosport pubblicò la foto mia e del Pibe sull'aereo che da Barcellona portava il fuoriclasse a Napoli, a Leo Junior, da Gaetano Scirea a Paulo Roberto Falção, senza scordare Enzo Bearzot e il dottor Socrates, il calciatore filosofo che aiutò il Brasile a diventare una democrazia. Con il mio amico fraterno Marco Bernardini recuperiamo spesso quegli anni, quelle stagioni, quei personaggi. Dei tempi eroici della stampa a piombo, delle bozze, "dell'attento proto", delle lezioni dei caporedattori Mario Bardi e Giovanni Tortolini su come si doveva fare un titolo sino alle nuove tecnologie, che hanno comunque tolto un po' di anima al nostro mestiere. Auguri, dunque, mio caro vecchio e intramontabile Tuttosport! Lunga vita e tanti successi!
Darwin Pastorin