Pastorin: addio Ghiggia, fece piangere il Maracanã
Quella rete portò alla gloria Alcides, ma condannò, sì condannò, il portiere brasiliano Moacyr Barbosa, il primo estremo difensore mulatto della Seleção, all'emarginazione, alla dimenticanza. Nessuno lo salutava più, la gente al suo passaggio cambiava strada; quando Barbosa si presentò ai cancelli del ritiro della nazionale verdeoro prima della partenza di Romario e compagni per il mondiale americano del '94, il cerbero guardiano lo cacciò in malo modo: "Vattene tu, ché porti sventura!". Tutto per quel gol, tutto per "colpa" di Alcides Ghiggia che, forse, aveva nelle intenzioni un cross e nemmeno una conclusione...
E pensare che, prima del match, il puntero uruguaiano venne rimproverato dal capitano Obdulio Varela, che aveva allontanato poco prima, quasi a calci nel sedere, un dirigente dallo spogliatoio, colpevole di aver pregato i giocatori "di prenderne il meno possibile". Obdulio si rivolse a Ghiggia, puntandogli un dito sul petto: "E tu, questa volta, cerca di non nasconderti. Gioca come sai e saranno dolori per tutti". Il primo tempo si conclude 0-0. Poi il Brasile passò in vantaggio con Friaça, arrivò il pareggio di Schiaffino e, infine, quel tiraccio diabolico di Alcides, a spegnere la voce intensa dello stadio. Dirà Ghiggia: "Soltanto papa Giovanni Paolo II, Sinatra e io siamo riusciti ad ammutolire il Maracanã". Alcides, sempre e per sempre tra i grandi e indimenticabili eroi dello sport più bello del mondo.
Darwin Pastorin