Paradosso Zurigo, retrocesso ma in Europa League: il crollo dei 'fratelli' del Barcellona
Il paradosso è che pochi giorni dopo la retrocessione, lo Zurigo scendeva in campo proprio contro il Lugano, per la finale di Coppa di Svizzera. La squadra è stata accolta dai tifosi con uno striscione carico di ottimismo: "Vincete la finale, andate a casa e continuate a vergognarvi". Detto fatto: la finale l'hanno vinta, uno a zero, conquistando pure un posto per l'Europa League. Ma la coppa, ai tifosi del Züri, non è bastata. Per colpa di quella dannata retrocessione perfino loro, i pacati tifosi elvetici, da sempre presi come modello, hanno perso la testa invadendo gli spogliatoi dello stadio e mettendo a ferro e fuoco la città. Va detto, però, che non sono mai stati dei santi, quelli dello Zurigo.
Il derby con i cugini del Grasshopper è sempre stato il più violento in Svizzera, accentuato da uno scontro che dallo sportivo ha sempre sconfinato nel classista. Se lo Zurigo è l'espressione della classe operaia, dei figli degli immigrati, il Grasshopper discende invece dalla parte nobile della città, quella delle banche e dell'alta finanza. Impossibile andare d'accordo. Retrocessione a parte, quella dello Zurigo resta una storia fatta più di luci che di ombre. Fondato 120 anni fa dallo stesso uomo che fondò il Barcellona (Hans Gamper), il club è stato capace di arrivare per ben due volte in semifinale di Coppa dei Campioni. Nella prima occasione, nel 1964, subì tra andata e ritorno otto gol dal Real Madrid di Di Stéfano e Puskas. La seconda, un decennio più tardi, ne prese soltanto sei dal Liverpool, guidato da quel Bob Paisley capace di vincere alla guida dei Reds ben tre coppe dei campioni. Gli svizzeri, però, si consolarono con il capocannoniere di quella competizione, l'italiano Franco Cucinotta che, ironia della sorte, in Italia non giocò mai nemmeno una partita.