Pantani, 10 anni fa. Lettera di Papà Paolo: 'Marco, chi ti ha usato e ti ha tradito ora tiri fuori la verità'
"Carissimo Marco,
penso ogni istante a quel dolore che ti ha devastato. E non posso accettare che ci sia qualcuno che dubiti di te. Carissimo immenso Marco, mi manchi da morire. Mai avrei pensato che qualcuno potesse mancarmi così tanto...
Non potrò mai rassegnarmi e accettare che un uomo buono, giusto, onesto, sensibile e generoso come te abbia dovuto soffrire tutto quell'inferno.
Da quel giorno da Madonna di Campiglio la tua anima ha cominciato quel lunghissimo viaggio senza ritorno che purtroppo ti ha tolto la vita, la dignità e ti ha portato lontano da noi.
Hai dedicato tutta la tua vita al ciclismo dando tutto te stesso e ti sei ritrovato in un incubo senza fine.
Ti sei sempre dovuto difendere, senza avere alcuna colpa, hai sempre lottato sino alla fine. Non ti sei arreso, hai sempre gridato la tua innocenza, hai chiesto giustizia e verità, ti hanno portato via tutto, colpendoti profondamente nel tuo cuore. Hanno infangato ogni tuo sacrificio, buttandoti giù ogni volta che hai cercato di rialzarti.
Per cinque anni ti hanno torturato: sette prcure, giudici, giornali, televisioni, enti sportivi, compresa la federazione ciclistica. Non riesco a darmi pace, non potrò mai accettare che ci sia qualcuno che dubiti di te. Che tante persone ti abbiano potuto usare e poi tradire voltandoti le spalle...
Te ne sei andato con il tuo dolore, invocando quella innocenza che ti è sempre stata negata. Carissimo Marco, il mio unico desiderio è che ti sia restituita la dignità con l'aiuto di Dio e di quelle persone che si devono mettere una mano sul cuore per tirare fuori la verità".
Papà Paolo