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Napolimania: lo scudetto degli onesti, il Nord non ha mai goduto così tanto
Il Napoli questo campionato lo aveva già vinto prima di cominciare. Quando? Quando Aurelio De Laurentiis aveva abbassato in estate il tetto ingaggi da 114 milioni di euro a 68. Via tanti leader che guadagnavano tanto e dentro dei rinforzi sconosciuti che hanno fatto la differenza. Altro che calciatori pensionati che hanno arricchito il cimitero degli elefanti del club strisciato. Stanno molto dietro le big che questo torneo se lo dovevano mangiare a colazione. La squadra di Spalletti neanche quinta o sesta sarebbe potuta arrivare secondo gli esperti delle griglie. Hanno fallito tutti le previsioni e quando l’aritmetica ha cucito sul petto di Di Lorenzo e compagni lo scudetto in tanti si sono mangiati il fegato perché volevano raccontare di altro in questo mese di maggio. Ma sono rimasti fregati dai progetti societari e dalle idee calcistiche di Luciano da Certaldo. Ha fatto giurisprudenza De Laurentiis in questa stagione. Ha battuto anche il sistema e non ha avuto paura a dirlo.
Purtroppo ha pagato pegno in Champions ma almeno ha detto quello che pensava mentre altri stanno zitti e muti perché ciò che succede gli fa comodo. Nel corso dei 19 anni della gestione aureliana qualche altra soddisfazione sarebbe potuta arrivare ma in tanti non hanno voluto. A quanto pare quest’anno il campo è stato determinante. Ben 23 le vittorie in Serie A, nessuno fino adesso ha fatto meglio in Europa. Sono state battute almeno una volta tutte le avversarie incontrate sulla propria strada. Manca all’appello solo l’Inter che arriverà tra due domeniche allo stadio Maradona. Bisogna ammetterlo, è stato un Napoli da Oscar. Basti pensare al sentimento espresso dal regista Paolo Sorrentino per capire che cosa vuole dire questo scudetto: «È ancora più bello della “Grande Bellezza”». La città poi è diventata ancora di più un’attrazione per i turisti. C’è stato un vero e proprio assalto e forse in mezzo a tanta gente c’è anche qualcuno che a casa sua canta “Vesuvio lavali col fuoco”. Ma vanno perdonati, sicuramente se ne torneranno nei rispettivi paesi con un’opinione diversa e la consapevolezza di aver vissuto dei momenti indimenticabili. Ma ci sta, come diceva una storica pubblicità: “provare per credere”. A adesso ci credono tutti.