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Napolimania: Garcia non è ambizioso come il Napoli, il suo futuro è segnato
«Vogliamo rivincere lo scudetto», Giovanni Di Lorenzo e Stanilav Lobotka si sono sbilanciati dopo il derby. Hanno rimesso in moto la voglia di puntare al titolo. Certo oggi, con l’Inter a +7, diventa difficile pensare ad una scalata. Ma almeno c’è un’ambizione. Su questo argomento, però, Garcia fa orecchie da mercante. Da una parte gli entra, dall’altra gli esce. Il tricolore non gli appartiene. È come se sulle varie maglie del Napoli con ci fosse quel simbolo tanto festeggiato dal popolo azzurro. Ma la sua idiosincrasia per quel triangolino ce l’ha da sempre. Dal primo giorno che ha messo piede a Napoli non l’ha mai menzionato. Né fatto il nome di Spalletti. È come se fosse arrivato in una squadra buona dove basta poco per poter andare avanti. Ancora non ha capito dove si trova. Fare il petto grosso con le provinciali e perdere con le grandi non appartiene al mondo azzurro. Ormai i sostenitori partenopei hanno visto calcio ad alti livelli e la mediocrità non la sopportano più. Avrebbero preferito l’esonero dell’allenatore ma De Laurentiis non ha potuto farlo per le ragioni che tutti conoscono.
C’è la sensazione che debba rimanere per forza fino al termine della stagione per poi andare via. Sempre a patto che non crolli contro Atalanta, Inter e Juventus. Sì perché se dovesse perderle tutte, ed è possibile, difficilmente don Aurelio gliela farebbe passare liscia. Anche perché il patron sta trascorrendo tutto il suo tempo a Castel Volturno a fargli da balia. Vabbene tutelare i propri interessi ma si può avere sempre un tutor agli allenamenti per essere stimolato a fare meglio? Intanto adesso c’è la Champions. Battere l’Union Berlino, che continua a perdere, vorrebbe dire prenotare gli ottavi di Champions. Che per Adl sono fondamentali. Ma anche Ancelotti, e dico Ancelotti, conquistò la qualificazione e poi venne mandato via. Attenzione…