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    Napolimania: Garcia non è ambizioso come il Napoli, il suo futuro è segnato

    Napolimania: Garcia non è ambizioso come il Napoli, il suo futuro è segnato

    • Salvatore Caiazza
    Vince ma non convince. Questa etichetta Rudi Garcia proprio non se la riesce a scrollare da dosso. È più concreto che bello il Napoli allenato dal tecnico francese. Contro le piccole non sbaglia quasi mai un colpo. Peccato che con le grandi ci rimette sempre le penne. Sabato scorso in casa della Salernitana gli azzurri sono tornati a conquistare i tre punti. A tratti hanno anche convinto ma come sempre hanno pure sofferto. Non c’è mai un dominio totale. Purtroppo abbiamo ancora davanti agli occhi la squadra di Spalletti e quando assistiamo alle partite vorremmo vedere lo stesso spettacolo. Ce ne dobbiamo fare una ragione. Da campioni d’Italia i tifosi si sarebbero aspettato altro. Magari di battere anche qualche big. Sì perché adesso fino alla sosta ci sono Union Berlino ed Empoli in casa e dovrebbe andare tutto liscio. Ma dopo arriveranno in ordine i match con Atalanta, Real Madrid, Inter e Juventus. E se non si svolta sono dolori per monsieur Rudi. Che dal canto suo si sente tranquillo in panca. Anche perché è tornato quarto in classifica e quindi in piena zona Champions. Gli hanno fatto un gran favore l’Inter e la Juventus battendo rispettivamente Atalanta e Fiorentina. Due avversarie che si erano imposte nelle zona alta della graduatoria.

    «Vogliamo rivincere lo scudetto», Giovanni Di Lorenzo e Stanilav Lobotka si sono sbilanciati dopo il derby. Hanno rimesso in moto la voglia di puntare al titolo. Certo oggi, con l’Inter a +7, diventa difficile pensare ad una scalata. Ma almeno c’è un’ambizione. Su questo argomento, però, Garcia fa orecchie da mercante. Da una parte gli entra, dall’altra gli esce. Il tricolore non gli appartiene. È come se sulle varie maglie del Napoli con ci fosse quel simbolo tanto festeggiato dal popolo azzurro. Ma la sua idiosincrasia per quel triangolino ce l’ha da sempre. Dal primo giorno che ha messo piede a Napoli non l’ha mai menzionato. Né fatto il nome di Spalletti. È come se fosse arrivato in una squadra buona dove basta poco per poter andare avanti. Ancora non ha capito dove si trova. Fare il petto grosso con le provinciali e perdere con le grandi non appartiene al mondo azzurro. Ormai i sostenitori partenopei hanno visto calcio ad alti livelli e la mediocrità non la sopportano più. Avrebbero preferito l’esonero dell’allenatore ma De Laurentiis non ha potuto farlo per le ragioni che tutti conoscono.

    C’è la sensazione che debba rimanere per forza fino al termine della stagione per poi andare via. Sempre a patto che non crolli contro Atalanta, Inter e Juventus. Sì perché se dovesse perderle tutte, ed è possibile, difficilmente don Aurelio gliela farebbe passare liscia. Anche perché il patron sta trascorrendo tutto il suo tempo a Castel Volturno a fargli da balia. Vabbene tutelare i propri interessi ma si può avere sempre un tutor agli allenamenti per essere stimolato a fare meglio? Intanto adesso c’è la Champions. Battere l’Union Berlino, che continua a perdere, vorrebbe dire prenotare gli ottavi di Champions. Che per Adl sono fondamentali. Ma anche Ancelotti, e dico Ancelotti, conquistò la qualificazione e poi venne mandato via. Attenzione…
     

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