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    Sabatini a CM: 'Napoli, Mazzarri non è un allenatore antico: è l'uomo giusto al posto giusto'

    Sabatini a CM: 'Napoli, Mazzarri non è un allenatore antico: è l'uomo giusto al posto giusto'

    • Sandro Sabatini
      Sandro Sabatini
    E se invece fosse l’uomo giusto al posto giusto? Atalanta, Inter e Juventus in campionato; Real Madrid in Champions. Almeno fino a Natale, il calendario non stimola una risposta affermativa. Anche perché più che uomo giusto al posto giusto, Walter Mazzarri nelle prime 24 ore dalla nomina è stato descritto come un allenatore antico in un calcio nuovo. Quindi: uomo sbagliato nel posto sbagliato. Un “benvenuto” al contrario. Senza nemmeno la cortesia del “welcome back”, come avrebbero detto in America, rispettando quanto di ottimo Mazzarri aveva fatto a Napoli. Nei suoi anni più ruggenti.

    VECCHIO LEONE - Il ruggito del vecchio leone ci starebbe anche bene, se non fosse che l’ultimo leone apparso nei nostri telegiornali era quello sfuggito al circo di Ladispoli: un gattone spaesato, anziché il re della foresta. In effetti, negli ultimi dieci anni sembra rimasto poco dell’allenatore che a Napoli sbranava i giocatori fino all’ultima goccia di sangue e le partite fino all’ultimo minuto. Aveva lasciato l’ombra del Vesuvio per andare all’ombra del Duomo (con “ombra” si noti lo stile giornalistico antico, più consono al mazzarriano ventennio scorso). Primo atto della sua nuova avventura, l’uscita in libreria della autobiografia dal titolo liberamente ispirato all’allora presidente statunitense Barack Obama: “Il meglio deve ancora venire”. Ecco. L’ultima (e unica) fatica letteraria di Mazzarri partì come biografia ma non diventò mai profezia. Allora si diceva anche "comunque vada sarà un successo". Non proprio...



    L'OBLIO - Nell’Inter dell’ultimo Milito, dovette fare i conti con il divino Jonathan e qualche Taider. Piazzamenti discreti. La squadra non era più quella del Triplete, e nemmeno ci andava vicina. Venne esonerato perché “a un certo punto iniziò a piovere” e anche perché, appena Thohir acquistò la società, il Walterone aziendalista tutto d’un pezzo ebbe la sventura di rispondere piccato a una critica di Moratti fresco ex presidente. Poi è andato al Watford, lasciando traccia di un memorabile video di presentazione autoprodotto “veriuell” in “inglisc”. Poi al Toro, benino, negli anni migliori di Belotti e poco altro in squadra. Infine al Cagliari nel periodo più brillante di Joao Pedro, il brasiliano in quella formazione abbastanza ciliegina senza torta attorno. Dopodiché, l’oblio. Nessuno l’ha più visto, a parte un’eccellente intervista realizzata un mese fa da Ivan Zazzaroni per il Corriere dello Sport. Perfino per accoglierlo scherzosamente, Fiorello che inventa una genialata al giorno, s’è rifatto alla somiglianza con Al Bano: si trova oggi negli estratti di VivaRai2 e cercando nell’archivio di Twitter.

    NAPOLI - Insomma, torna a Napoli quasi senza aver mai lasciato Napoli. L’autobiografia non ha scalato le classifiche, le sue squadre nemmeno: il titolo è stato sconfessato. Dopo Napoli, ha vissuto il peggio. Ora si trova a far risorgere una squadra che peggio di così non può andare. La sua sarà una delicatissima operazione di pronto soccorso. Non ci sono tempo da perdere, né algoritmi da invocare. Semmai una semplice formuletta aritmetica: “Meno per meno fa più”. Walter Mazzarri quando meno te lo aspetti, a guidare il Napoli scudettato e però adesso meno vincente degli ultimi dieci anni. Meno per meno fa più. Non vincerà lo scudetto, ma sarà “l’uomo giusto al posto giusto”. Un posto al sole. Di Napoli. 

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