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  • Napoli, Mazzarri e il compromesso balordo del 4-3-3 di Spalletti (e Garcia)

    Napoli, Mazzarri e il compromesso balordo del 4-3-3 di Spalletti (e Garcia)

    • Luca Bedogni
      Luca Bedogni
    C’è qualcosa di comico nella ricostruzione dell’ultimo casting di De Laurentiis. Ha chiamato due allenatori noti per aver utilizzato sempre dei sistemi a tre, Tudor e Mazzarri, ma avrebbe scelto il secondo soltanto grazie a una vaga e anche un po’ umiliante promessa fattagli da quest’ultimo di non scostarsi mai e poi mai da quella che sembra essere diventata la nuova religione del presidente: il 4-3-3. Ma non aveva scelto Garcia per lo stesso motivo? Oggi come allora il criterio del modulo fa acqua da tutte le parti, non basta schierarne 4 dietro 3 in mezzo e 3 davanti per ritrovare magicamente il gioco perduto di Spalletti. E anzi oggi più che allora questa del 4-3-3 rischia di diventare una motivazione ancora più superficiale, per non dire puramente pretestuosa, considerando che il profilo scelto, Mazzarri, ha molto meno dimestichezza col 4-3-3 di quanta ne potesse avere Garcia. Tudor evidentemente ha sentito puzza di manfrina. È più giovane e rigido di Mazzarri. Il che significa un no deciso ad ogni sorta di compromesso balordo. Mazzarri d’altra parte ha l’occasione di tornare a un certo livello con una squadra piena di diamanti. Con tutto il rispetto per il Cagliari, sua ultima piazza, adesso allenerà gente come Kvara e Osimhen, e pazienza per la difesa a tre, studierà notte e giorno le partite di Spalletti. Ma davvero dobbiamo credere a questa narrazione? 

    I PROBLEMI CHE RACCOGLIE MAZZARRI - Cerchiamo di avere un approccio pratico, partiamo dai problemi che raccoglie Mazzarri dall’eredità di una transizione fallimentare come è stata quella da Spalletti a Garcia. Terminata la 12esima, bisogna giustificare una differenza di gol subiti fra l’anno scorso e quest’anno: allora erano solo 9, oggi sono già 13. A questa flessione come risponderà Mazzarri? Con quali strumenti ha risposto nella sua carriera di allenatore?

    Napoli, Mazzarri e il compromesso balordo del 4-3-3 di Spalletti (e Garcia)

    Analizzando i filmati delle partite precedenti, davanti a certi buchi, volete che non riemerga presto o tardi la tentazione della difesa a tre? Non c’è più Kim, forse serve l’uomo in più per arginare questo vulnus che ha aperto e indebolito la difesa scudettata.

    Napoli, Mazzarri e il compromesso balordo del 4-3-3 di Spalletti (e Garcia)

    Fosse solo quello. Un’altra questione è la prolificità, con Garcia il Napoli prendeva più gol ma ne segnava anche molti di meno. Di nuovo il confronto con la versione ultima di Spalletti è spietato: alla 12esima il suo Napoli aveva già realizzato 30 gol, non 24. Emblematico il fatto che questo Napoli di Garcia ha comunque il secondo miglior attacco della Serie A al momento. Ma l’Inter capolista ne ha già fatti 29, una cifra che, se rapportata a quella del Napoli di Spalletti, diventa subito altrettanto significativa: Mazzarri raccoglie un Napoli che non produce più da prima della classe. E non ci riesce più col 4-3-3, non perché ha cambiato sistema di gioco.

    Napoli, Mazzarri e il compromesso balordo del 4-3-3 di Spalletti (e Garcia)

    Anche qui allora la tentazione nella testa di Mazzarri sarà forte: tanto vale trovare un po’ più di equilibrio e attaccare con altre strutture.   

    CAMBIO MODULO ALL’ORIZZONTE? - Ecco perché un cambio di modulo all’orizzonte, magari con le dovute fasi intermedie di avvicinamento, sembrerebbe la soluzione più coerente, dato il tipo di allenatore che è stato scelto. Ma a quale prezzo? Inevitabilmente un titolare della formazione scudetto dovrà finire in panchina. 
    Prendiamo il Napoli storico di Mazzarri, quello dei tre tenori Cavani, Lavezzi e Hamsik.  Poteva essere un 3-5-2 come un 3-4-2-1, a seconda dell’interpretazione più o meno offensiva dello slovacco. Zielinski potrebbe assumere questa funzione nel Napoli attuale? 

    Napoli, Mazzarri e il compromesso balordo del 4-3-3 di Spalletti (e Garcia)

    Ci sarebbero un po’ di ritocchi da fare, perché Kvara lo puoi avvicinare alla punta, ma non certo spostare sul centrodestra in una sorta di 3-4-2-1 asimmetrico. Di conseguenza correrebbe il rischio di pestarsi i piedi col polacco tra le linee. Sarebbe Zielinski dunque la pedina da spostare sul centrodestra dello scacchiere, con conseguente riposizionamento di Anguissa (o Cajuste) sul centrosinistra. In ogni caso, con Zielinski in campo, finirebbe in panchina l’esterno di destra, vale a dire Politano.

    Napoli, Mazzarri e il compromesso balordo del 4-3-3 di Spalletti (e Garcia)

    Al contrario potrebbe finire in panchina Zielinski, qualora Mazzarri decidesse di mantenere vivo un tridente puro, supportato da un centrocampo a due. Allora non solo Politano potrebbe ambire ancora a un posto da titolare, ma lo stesso Lindstrom (nel 4-3-3 di Garcia completamente inefficace) potrebbe finalmente risolvere i suoi problemi di ambientamento.

    Napoli, Mazzarri e il compromesso balordo del 4-3-3 di Spalletti (e Garcia)

    Non è da escludere infine nemmeno l’opzione 3-4-1-2, che Mazzarri ha utilizzato come variante in diversi casi, ad esempio anche a Torino con Lukic trequartista. Sarebbe interessante a quel punto, vedere Kvara e Osimhen in queste posizioni intermedie, quasi in stile Gasp.

    Napoli, Mazzarri e il compromesso balordo del 4-3-3 di Spalletti (e Garcia)
     

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