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    Napoli, cosa succede con Conte? Mazzarri, Sarri e Spalletti, come si è comportato De Laurentiis

    Napoli, cosa succede con Conte? Mazzarri, Sarri e Spalletti, come si è comportato De Laurentiis

    • Andrea Distaso
    Partiamo da un dato di fatto: Antonio Conte ha sottoscritto un contratto col Napoli fino al 30 giugno 2027 e percepisce un ingaggio di 8 milioni di euro netti a stagione, comprensivi di bonus. Eppure, i rumors su un addio anticipato dell'allenatore leccese, magari già al termine di questo campionato e indipendentemente da come si concluderà la corsa Scudetto con Inter (e Atalanta), impazzano da qualche settimana, con Juventus e Milan che sullo sfondo osserverebbero gli sviluppi della situazione. Pronti ad approfittare di un eventuale ed improvviso ritorno sul mercato dell'ex ct della Nazionale per affidargli i rispettivi progetti di rinascita. In tutto questo, come si porrebbe il Napoli? E come potrebbe reagire il suo presidente Aurelio De Laurentiis, alla luce di certi accadimenti e dei suoi precedenti?

    CONTE CERCATO DA JUVE E MILAN: LA POSIZIONE DEL NAPOLI

    Nella storia ultra-ventennale da numero uno del club azzurro, sono almeno quattro gli allenatori che possono essere considerati come iconici del suo ciclo: Edy Reja, Walter Mazzarri, Maurizio Sarri e Luciano Spalletti. Indipendentemente dal diverso periodo di permanenza, hanno contraddistinto i momenti più significativi della gestione presidenziale di De Laurentiis e della storia recente del Napoli. Persino profili internazionali come Rafa Benitez e Carlo Ancelotti, comunque a loro modo importanti, non hanno lasciato le tracce dei quattro colleghi citati e non hanno soprattutto mai stretto rapporti così intensi col proprietario. Le modalità e le tempistiche negli addii sono un po' lo specchio di quanto abbiano significato per il Napoli e per il suo presidente.

    Consumatasi in maniera naturale la separazione da Reja nella parte conclusiva della stagione 2008/2009, con un esonero che non ha intaccato il rapporto di stima reciproca, Walter Mazzarri ha rappresentato il primo grande amore “tormentato” della gestione di De Laurentiis. Arrivato nell'ottobre del 2009 per risollevare una squadra incapace di esprimersi durante il breve interregno di Roberto Donadoni, il tecnico livornese è stato il primo in grado di restituire al Napoli una dimensione da protagonista ad alti livelli. Riportandolo in Champions League e riportando in bacheca un titolo (la Coppa Italia) che mancava dal secondo Scudetto dell'epoca di Maradona (1991). Caretteri forti e spigolosi quelli di Mazzarri e De Laurentiis e, come in ogni relazione di amore ed odio che si rispetti, non sono mancati i momenti di frizione. Che, nonostante i ripetuti tentativi del secondo di trattenere il primo con offerte di rinnovo del contratto, hanno portato alla naturale conclusione del rapporto nel maggio 2013. Con De Laurentiis che nel frattempo si era già cautelato con Benitez e Mazzarri che, ad appena tre giorni dall'ufficialità del suo addio a Napoli, veniva annunciato come nuovo allenatore dell'Inter.

    TUTTI VOGLIONO CONTE, MA COSI' SI INQUINA LA CORSA SCUDETTO DEL NAPOLI

    Il tecnico di San Vincenzo resisterà poco in nerazzurro, mentre Benitez farà in tempo a regalare agli azzurri un'altra Coppa Italia e una Supercoppa Italiana (oltre ad una semifinale di Europa League e una serie di giocatori di caratura internazionale come Albiol, Callejon ed Higuain) prima di salutare nella freddezza generale. Quella che invece sta per divampare all'ombra del Vesuvio è una passione fortissima tra il suo successore, Maurizio Sarri, e l'intera piazza napoletana. De Laurentiis ha azzeccato la scelta, regalando per tre entusiasmanti stagioni la sensazione che il calcio spettacolo regalato alla piazza e all'Europa intera potesse condurre al tanto agognato Scudetto. Alla grande bellezza non corrisponderà però il grande trionfo e una forte delusione, a volte, può generare anche profonde incomprensioni. I rapporti si deteriorano e la voglia di guardarsi attorno per trovare nuovi stimoli e nuove tentazioni sembra poter essere la cura ad ogni male: così, nella primavera del 2018, tra reciproche scaramucce e bisticci, si arriva ad un addio traumatico ed anticipato rispetto alla scadenza fissata nel 2021. Sarri è da tempo alla ricerca di una squadra pur sapendo della presenza di una clausola rescissoria nel suo contratto per liberarsi prima, ma è De Laurentiis a rompere gli indugi incontrando Ancelotti nemmeno in gran segreto. Si arriva così all'esonero a maggio, con l'allenatore toscano che ripartirà comunque dal Chelsea (vincendo un'Europa League) e guadagnandosi un'anno più tardi la chiamata della Juventus.

    Ancelotti prima e Gattuso poi sono figure quasi di passaggio a Napoli, incapaci sin dall'inizio a creare con l'ambiente e con De Laurentiis un legame solido e complice che potesse porre le premesse per qualcosa di importante. Tanto che nell'estate del 2021 il presidente riparte da un altro tecnico proveniente dalla Toscana, da un altro professionista di alto livello e persona di sicuro carisma e carattere sanguigno. Luciano Spalletti non è uomo da compromessi ed infatti, già poco oltre la metà della prima annata insieme, il legame sembra potersi interrompere bruscamente. Il Napoli si gioca lo Scudetto con Inter e Milan fino a marzo-aprile, prima di crollare (la sconfitta di Empoli è il momento più eclatante, quello della resa) e alimentare il sospetto che questa storia non abbia troppo futuro. Niente di più sbagliato: Spalletti, l'allora direttore sportivo Cristiano Giuntoli e il gruppo squadra ripartono nel luglio 2022 con rinnovate motivazioni e si rendono protagonisti dell'esaltante cavalcata Scudetto che interrompe una maledizione lunga 32 anni e riporta Napoli sul tetto d'Italia. Siccome, tuttavia, nel calcio le belle favole non sono destinate necessariamente a concludersi col lieto fine, il punto più alto della storia recente del club coincide con la conclusione – fronte Spalletti (e Giuntoli) – che sia meglio salutarsi proprio adesso che si celebra il trionfo.

    Il tecnico di Certaldo sa che il suo direttore sportivo sarà l'uomo, almeno sulla carta, della rifondazione alla Juventus e non disdegnerebbe di lavorarci ancora assieme. De Laurentiis, da imprenditore avveduto, aveva intravisto il pericolo al suo tempo e si era premurato di inserire una clausola “di non concorrenza” da 3 milioni di euro nel contratto fino al 2024, riservandosi pure il diritto di comunicare via PEC al proprio allenatore la volontà di estendere la durata dell'accordo. Spalletti non gradisce la tempistica e la mancata comunicazione del suo datore di lavoro, accelerando le pratiche dell'addio. Parla inizialmente di anno sabbatico, di fronte al rischio troppo grande di entrare in un contenzioso legale con De Laurentiis e di finire inviso alla tifoseria del Napoli passando alla sua principale rivale a pochi mesi dallo Scudetto, ma non appena Roberto Mancini rompe con la Federazione non si fa sfuggire la chance di ripartire dalla Nazionale.

    Un accordo siglato non senza ostacoli e difficoltà, con De Laurentiis che prova a far valere anche col numero uno della FIGC Gabriele Gravina e con lo stesso Spalletti la parola data e poi disattesa da quest'ultimo. Il tempo però è in grado di lenire le ferite e pure le delusioni umane più aspre: Spalletti è tuttora ct dell'Italia e il suo ex presidente ha rinunciato ad ogni contenzioso legale, facendo le proprie scelte per provare a rimpiazzarlo adeguatamente. Quelle relative alla stagione scorsa, la 2023/2024, si sono rivelate drammaticamente sbagliate: dal disastroso “esperimento” di Rudi Garcia, agli inutili tentativi di metterci una toppa con Walter Mazzarri prima e Francesco Calzona successivamente. E così si arriva all'estate del 2024 e ad Antonio Conte.

    Sedotto (?) e abbandonato da Juventus e Milan, alla ricerca di una nuova avventura dopo l'amara conclusione della sua seconda avventura in Premier League, al Tottenham, l'allenatore salentino finisce per accettare la corte di De Laurentiis e di legarsi per tre stagioni al Napoli. Negli ultimi giorni si è molto dibattuto sull'esistenza nel contratto di una clausola che tutelerebbe il club azzurro in caso di addio di Conte già al termine dell'attuale campionato, che lo vede in lizza per il titolo con Inter e Atalanta. Conferme e smentite ufficiali non sono mai arrivate, ma come reagirebbe De Laurentiis a fronte di un nuovo, inatteso, cambio di scenario a proposito del suo allenatore?


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    Palmaior
    Palmaior

    Ecco un esempio di articolo inutile, che non fornisce alcuna notizia.

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