Calciomercato/Getty
Milan, la cessione di Tonali è stata un madornale errore
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Il tempo è sempre galantuomo. E raramente ci racconta una realtà che non possa chiamarsi tale. Le strepitose prestazioni di Sandro Tonali con la maglia della Nazionale - le prime dopo aver esaurito il periodo di squalifica per il caso scommesse della passata stagione - alimentano inevitabilmente le discussioni su quanto fosse mancato un calciatore con queste caratteristiche alla squadra di Spalletti durante il disastroso Europeo in Germania. Ma, allo stato dell'arte e alla luce di quelle che sono state le risultanze, non possono che alimentare enormi rimpianti in casa Milan per l'enorme perdita rappresentata dalla cessione del calciatore lodigiano al Newcastle e la gestione che è stata fatta dell'ingente tesoretto incassato per il suo trasferimento.
70 milioni di euro più bonus: una cifra importante, importantissima, di questi tempi per un calciatore ancora non del tutto affermato in campo internazionale e che ha peraltro perso un'intera stagione per le note vicende. Ma, checché ne dicano e a prescindere dai soliti ragionamenti, è bene mettersi d'accordo una volta per tutte: le squadre di calcio si fanno coi giocatori, possibilmente bravi, perché in campo non ci vanno i soldi. Una squadra come il Milan, che per status non può accontentarsi di partecipare ma deve giocare sempre per competere per la vittoria, deve mettersi in testa che per rimanere in linea con le sue ambizioni deve saper comprare bene. Ponderando tutti i pro e i contro di ogni singola operazione. E, dopo un anno di valutazioni alle spalle, si può ragionevolmente affermare che gli acquisti combinati di Loftus-Cheek, Reijnders e Musah, abbia prodotto un miglioramento sostanziale nel centrocampo rossonero.
Un altro ragionamento, che non ha nulla a che vedere coi soldi e che rimanda sempre al campo e alle dinamiche di spogliatoio. Cedendo Tonali, il Milan ha scelto di prescindere dalla sua anima, da uno dei suoi trascinatori sia dentro che fuori dal terreno di gioco, da uno dei suoi ideali capitani. Perché la storia del Tonali milanista fino al midollo è arcinota e, guardando a ciò che è oggi la squadra di Paulo Fonseca, l'assenza di un giocatore con quelle caratteristiche si nota. Tanto più in un centrocampo costruito con qualità difficilmente amalgabili tra di loro e che, dopo aver creato evidenti problemi di equilibrio a Stefano Pioli, hanno riproposto gli stessi dilemmi al suo successore.
“Tonali è quella roba lì, giocatore fortissimo, giocatore immenso direi per quello che sta facendo: ha fatto due rincorse al 90° con una frequenza di passo, una forza che è una roba veramente incredibile. La partita per lui può durare quanto gli pare: quando la accende va forte e quando la rimette in garage la macchina gli va forte un'altra volta”. Le parole del ct della Nazionale Luciano Spalletti, nella conferenza stampa dell'ultima partita contro Israele, sono come una lama che affonda in una ferita mai rimarginata per i tifosi del Milan. Che hanno visto andare via troppo presto quello che poteva diventare una rappresenazione del loro sentimento in campo. E che oggi faticano ad individuare nella squadra attuale un leader a tutto tondo capace di far passare in secondo piano una scelta programmatica che non convince. E non può convincere. Perché il calcio non è e non sarà mai una questione di soldi.
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70 milioni di euro più bonus: una cifra importante, importantissima, di questi tempi per un calciatore ancora non del tutto affermato in campo internazionale e che ha peraltro perso un'intera stagione per le note vicende. Ma, checché ne dicano e a prescindere dai soliti ragionamenti, è bene mettersi d'accordo una volta per tutte: le squadre di calcio si fanno coi giocatori, possibilmente bravi, perché in campo non ci vanno i soldi. Una squadra come il Milan, che per status non può accontentarsi di partecipare ma deve giocare sempre per competere per la vittoria, deve mettersi in testa che per rimanere in linea con le sue ambizioni deve saper comprare bene. Ponderando tutti i pro e i contro di ogni singola operazione. E, dopo un anno di valutazioni alle spalle, si può ragionevolmente affermare che gli acquisti combinati di Loftus-Cheek, Reijnders e Musah, abbia prodotto un miglioramento sostanziale nel centrocampo rossonero.
Un altro ragionamento, che non ha nulla a che vedere coi soldi e che rimanda sempre al campo e alle dinamiche di spogliatoio. Cedendo Tonali, il Milan ha scelto di prescindere dalla sua anima, da uno dei suoi trascinatori sia dentro che fuori dal terreno di gioco, da uno dei suoi ideali capitani. Perché la storia del Tonali milanista fino al midollo è arcinota e, guardando a ciò che è oggi la squadra di Paulo Fonseca, l'assenza di un giocatore con quelle caratteristiche si nota. Tanto più in un centrocampo costruito con qualità difficilmente amalgabili tra di loro e che, dopo aver creato evidenti problemi di equilibrio a Stefano Pioli, hanno riproposto gli stessi dilemmi al suo successore.
“Tonali è quella roba lì, giocatore fortissimo, giocatore immenso direi per quello che sta facendo: ha fatto due rincorse al 90° con una frequenza di passo, una forza che è una roba veramente incredibile. La partita per lui può durare quanto gli pare: quando la accende va forte e quando la rimette in garage la macchina gli va forte un'altra volta”. Le parole del ct della Nazionale Luciano Spalletti, nella conferenza stampa dell'ultima partita contro Israele, sono come una lama che affonda in una ferita mai rimarginata per i tifosi del Milan. Che hanno visto andare via troppo presto quello che poteva diventare una rappresenazione del loro sentimento in campo. E che oggi faticano ad individuare nella squadra attuale un leader a tutto tondo capace di far passare in secondo piano una scelta programmatica che non convince. E non può convincere. Perché il calcio non è e non sarà mai una questione di soldi.
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