Milan, Ibrahimovic: "Non voglio fare l'allenatore. I giovani? Il mio compito è guidarli nel loro percorso"
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"Se torni indietro di dieci anni, probabilmente la gente dice la stessa cosa: 'La nuova generazione non ascolta la vecchia generazione. E se guardi indietro di vent'anni, sarebbe la stessa cosa'. Ma i giovani giocatori dovrebbero avere esattamente questa fiducia in se stessi e questa mentalità per poter andare per la propria strada. Non puoi portargli via questo carattere, questa ambizione e queste visioni. Bisogna permettere loro di vivere un po' e di fare le proprie cose. Naturalmente anche loro dovrebbero imparare - ed è quello che considero il mio compito: guidarli nel loro percorso con la mia esperienza di leader".
Lo svedese ha, poi, ribadito la sua posizione per quanto riguarda un possibile futuro da allenatore: "Se continuo a non vedermi come allenatore? Attualmente sì. Non voglio fare l'allenatore perché è troppo lavoro per me. Devi coprire tante aree, trovare idee e soluzioni, preparare e seguire le partite e allenare. Lavori giorno e notte. Un anno da allenatore mi sembrerebbero dieci anni. Quindi la cosa non mi attira". E ancora: "Molti allenatori hanno una filosofia e uno stile di gioco, e poi il singolo giocatore diventa insignificante perché tutti sono costretti ad adottare una tattica o un sistema come una sola parte. Certo, la filosofia di un allenatore è importante e serve per gestire la squadra. Ma credo che il singolo giocatore sia la cosa più importante nella squadra. Perché va in campo e fa la differenza. E in generale non credo che il calcio diventi noioso. Piuttosto, sento che continua a crescere. Devi semplicemente essere intelligente e non chiuderti ai nuovi sviluppi".