Milan, i derby persi hanno intaccato la reputazione di Pioli: non rischia l’esonero, ma Champions fondamentale
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Parliamoci chiaro: Stefano Pioli è una persona educata, onesta, perbene. Lavoratore serio e studioso attento. Ha fatto bene in tante squadre (Lazio, Inter, MIlan), anche se ha vinto poco in rapporto alla loro forza. Il capolavoro dello scudetto, conquistato due anni fa, non può fargli da eterno salvacondotto.
A maggior ragione nella stagione in cui la proprietà ha sacrificato Paolo Maldini e Frederic Massara per dargli maggiore responsabilità e centralità. Non fosse andata così, probabilmente il campionato l’avrebbe cominciato un altro allenatore (Andrea Pirlo) e la campagna acquisti sarebbe stata completamente diversa.
Pioli ora non deve adontarsi se la maggioranza dei tifosi rossoneri gli addossa due record negativi (i cinque derby persi nello stesso anno solare e la sconfitta più rovinosa degli ultimi cinquant’anni), ma tenere i nervi saldi, ricreare fiducia nella squadra (siamo in tanti ad aver sostenuto che giocasse il miglior calcio d’Italia), lavorare, se possibile, con maggiore energia di prima. Questo Milan non vincerà lo scudetto, ma può costruirsi un percorso che gli regali due obiettivi: un posto nella prossima Champions, un buon cammino in questa. Qualificarsi in un girone tanto ostico è il primo passo per rivedere la luce.