Il Milan prende sempre gol: le scelte di Pioli, Moncada e Furlani e quello che può succedere sul mercato a gennaio
Una progressione continua, certamente condizionata dallo sconcertante esito dell’ultimo derby, ma che in un certo qual modo evidenzia come alla quarta stagione di conduzione tecnica del Milan dall’inizio i difetti della squadra di Stefano Pioli rimangano sostanzialmente gli stessi. Ad una fase offensiva spesso efficace - soprattutto ad inizio campionato, quando le caratteristiche dei giocatori e il tipo di preparazione incidono di più - corrisponde una certa difficoltà nel mantenere la propria porta inviolata. Caratura degli avversari e i differenti interpreti che si sono avvicendati nel pacchetto a 4 rossonero delle ultime annate non ingannino del tutto: il Milan è una squadra che, per vocazione, tende a concedere alle proprie rivali, perché accettando di difendere quasi sempre in situazioni di uno contro uno il rischio è di andare particolarmente in sofferenza con avversari bravi a sottolineare certi limiti.
IL PROBLEMA DEI GOL (SUBITI) - Una rete subita nelle prime quattro partite della stagione 2020/2021 - chiusa al secondo posto alle spalle dell’Inter di Conte - contro Bologna, Crotone, Spezia e proprio i nerazzurri, superati allora nel derby che cadeva sempre alla quarta giornata. I palloni raccolti da Maignan, che nel frattempo ha raccolto l’eredità di Donnarumma, diventano 2 un anno più tardi, contro Samp, Cagliari, Lazio e Juventus: alla fine della stagione arriverà lo scudetto e l’esplosione della inedita coppia Tomori-Kalulu (insieme ad una solidità generale data da altri interpreti oggi non presenti per motivi diversi come Kessie, Tonali e Bennacer) sarà uno dei segreti della cavalcata tricolore. I primi veri campanelli di allarme iniziano a squillare nel campionato scorso, quando all’esordio l’Udinese va a segno due volte a San Siro e nelle successive gare con Atalanta e Bologna il Milan incassa un altro gol. Quello che Maignan evita sul campo del Sassuolo nel quarto turno, neutralizzando un rigore a Berardi. Si arriva infine alla stagione appena cominciata, che sembra confermare in pieno i pericolosi scricchiolii manifestati dal pre-campionato, nei quali gli uomini di Pioli prendono gol da Real Madrid, Juve e Barcellona (5 in totale), ma anche da Monza e persino dal Trento, formazione di Serie C. Le partite contro Bologna, Torino, Roma ed Inter non hanno fatto altro che ribadire, al di là del pesante fardello di 7 gol concessi, che la fase difensiva (che coinvolge evidentemente tutta la squadra) è un rebus tuttora irrisolto. Al netto di un calciomercato estivo che ha toccato un po’ tutti i reparti ma che forse ha parzialmente trascurato proprio quello al centro oggi di molti giudizi critici.
SCELTE DI MERCATO - Un mercato che, a conti fatti, ha portato solamente un volto nuovo nella persona del giovane centrale argentino Pellegrino, che ha rilevato la posizione occupata precedentemente da Gabbia, trasferitosi al Villarreal. La conferma in blocco del pacchetto formato da Tomori, Kjaer e Kalulu - giocatore particolarmente prezioso in quanto duttile al punto da sdoppiarsi pure come terzino destro - e la fiducia riposta nella crescita di un talento di prospettiva come Thiaw hanno indirizzato le valutazioni di Pioli, Moncada e Furlani della costruzione di una batteria di centrali che molto è cambiata nell’ultimo quadriennio ma che continua a sembrare succube di un’intepretazione complessiva dello spartito in cui la riaggressione del resto della squadra non sempre si rivela efficace, esponendola a brutte figure contro avversari tatticamente organizzati. Poco ricambio tra i centrali ma anche non troppe alternative a due esterni, che da quando c’è l’allenatore emiliano al comando sono stati due titolari indiscussi, forse “spremuti” all’inverosimile per l’assenza di riserve realmente all’altezza sul piano delle prestazioni.
Tolta l’eccezione Dalot nella stagione 2020/21, quando non hanno giocato Calabria e Theo Hernandez la differenza si è vista eccome. Perché nè Florenzi né Ballo-Touré - per citare i calciatori arrivati teoricamente per dare respiro ai titolari - sono riusciti a ritagliarsi quel minutaggio che avrebbe offerto opzioni di livello a Pioli e permesso alle prime scelte di tirare il fiato per presentarsi in alcune partite chiave nelle migliori condizioni possibili. Eppure l’ultima finestra di mercato ha visto il Milan sondare più di una possibilità su entrambe le corsie: a destra l’ex Torino Singo è stata un’idea durata lo spazio di incassare il niet di Pioli, che avrebbe preferito un calciatore più abituato a giocare a 4 ed eventualmente con la predisposizione a trasformarsi in mediano aggiunto alla Calabria, e con altrettanto poca convinzione si è perseguita la pista che portava al promettente spagnolo Ivan Fresneda, poi passato allo Sporting Lisbona. A sinistra invece l’uscita verificatasi solo in coda al mercato - e con una formula, quella del prestito secco - di Ballo-Touré ha bloccato ogni possibilità di intervento in entrata per questioni di budget. Consentendo al Bologna di effettuare il sorpasso per Riccardo Calafiori.
A GENNAIO... - Il tempo dirà se la scelta programmatica di dirottare gli investimenti principalmente sui reparti di centrocampo e attacco pagherà, perché un dato continua ad emergere e a rimanere di attualità, arrivati alla quarta stagione di Stefano Pioli dal principio: questo Milan continua ad avere i soliti grossi problemi in fase difensiva. Presto per trarre conclusioni affrettate e definitive dopo così poche partite, ma che il mercato di gennaio possa offrire la chance di correggere la rotta lì dove non è stato possibile farlo non è un'opzione da scartare in assoluto.