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    Inter e Milan tracciano la via: da Sensi a Bennacer, addio centrocampo fisico

    Inter e Milan tracciano la via: da Sensi a Bennacer, addio centrocampo fisico

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Questo mercato sta generando una nuova tendenza, almeno fra le grandi squadre: il ritorno al centrocampista prevalentemente tecnico e non esclusivamente fisico. Il primo segnale l’hanno lanciato Inter e Milan con gli acquisti di Sensi e Barella da una parte e di Bennacer dall’altra. Perché sta avvenendo?

    Io credo che la ragione risieda nel tipo di gioco che vogliono esprimere sia Conte che Giampaolo. Entrambi vogliono esprimere un calcio di iniziativa e di dominio, entrambi pensano ad una costruzione che rimetta il centrocampista al centro dell’idea. Perciò, accanto al metronomo, servono giocatori che, pur non essendo strutturalmente fisicati, abbiano un forte governo della palla, prediligano giocarla a terra e la facciano viaggiare con precisione e proprietà. Non è che queste non siano, a volte, anche le caratteristiche dei giocatori eminentemente atletici, ma è evidente che tra Bennacer e Bakayoko c’è una sostanziale differenza.

    Le società milanesi non sono state le uniche a proporre questo tipo di avvicendamento. Allo stesso modo si è comportata la Roma ingaggiando Veretout o il Napoli prendendo Elmas. Altre, come la Juve, hanno confermato Pjanic, ma poi sono andate a completare il reaprto con elementi come Ramsey o Rabiot. Tutto questo mi conduce ad una domanda: cambierà il modo di fare i centrocampisti nel campionato italiano?

    Io credo che, oltre al modo, cambieranno anche gli esiti che non sono necessariamente i risultati. Sono sicuro che avremo partite più belle e squadre meglio congegnate. Meno ripartenze e più azioni manovrate. Meno falli e più giocate.

    Naturalmente sto parlando di un reparto specifico e, come si diceva una volta, nevralgico del campo. Per il resto, infatti, credo che l’immissione di fisicità rappresenti una costante del calcio e che quello italiano non faccia eccezione.
    Altrimenti perché mai Conte punterebbe sulla coppia offensiva Dzeko-Lukaku?

    E perché mai, oltre che per la giovanissima età, la Juve avrebbe acquistato il difensore De Ligt?

    Il discorso quindi va interpretato per opposti. Mentre a centrocampo si torna a prediligere il calciatore tecnico, in attacco e in difesa si punta tutto su elementi alti, grossi, in grado di sprigionare una straordinaria potenza.

    Quando Gianni Brera, negli anni Ottanta, vide il primo calcio di Arrigo Sacchi e chi lo interpretava, definì il tutto “eretismo podistico”. Oggi la formula suonerebbe superata perché il calcio è ovunque corsa, pressing, raddoppi e velocità. E che ormai, quella imboccata, sia una strada senza ritorno è accertato da tutti.

    Quello che mi sembra di poter rilevare è che a centrocampo torna a comandare il regista (praticamente ogni squadra ne ha uno, qualcuno addirittura due) e che si possa pensare di assistere ad una rappresentazione meno convulsa della conquista della palla.

    Domenica sera, per esempio, ho ammirato il Milan di Marco Giampaolo contro il Benfica. Senza Bakayoko e, per adesso, senza Kessie, è una squadra in cui il fattore tecnico è del tutto prevalente senza che, per questo, non si pratichi pressing e aggressione sistematica.

    La conclusione è che molto di quanto realizzato negli ultimi trentacinque anni si continua a fare. Ma con altro peso e altro stile.

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