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  • Marchetti a CM: 'Il Milan, Blessin, Malta e il Mondiale da titolare, vi racconto le mie mille vite'

    Marchetti a CM: 'Il Milan, Blessin, Malta e il Mondiale da titolare, vi racconto le mie mille vite'

    • Francesco Guerrieri
    A 41 anni Federico Marchetti ha l'entusiasmo di un ragazzino: "Nel 2022 dopo la rottura del tendine d'Achille avevo pensato di ritirarmi, poi a Malta ho ritrovato nuove energie e dopo tutti i sacrifici fatti per recuperare dall'infortunio ho deciso di andare avanti". Oggi è il portiere dell'Hamrun Spartans - ex squadra di Zaccardo e allenata da Luciano Zauri - di lasciare il calcio proprio non ci pensa, anche se il suo obiettivo l'ha raggiunto: "Volevo giocare in Serie A a 40 anni, ci sono riuscito con lo Spezia". Nella nostra intervista Marchetti riavvolge il nastro e racconta una carriera vissuta sulle montagne russe, mille emozioni tra il picco del Mondiale in Sudafrica e momenti bui come le stagioni fuori rosa al Cagliari e alla Lazio.

    Cagliari o Lazio, a quale squadra sei più legato?
    "Non me ne vogliano a Cagliari, ma scelgo la Lazio dove ho fatto la maggior parte della carriera: sono stati sette anni intensi, durante i quali c'è sempre stato l'amore della gente ad accompagnarmi. E' stata un'esperienza che mi porterò sempre nel cuore".

    A Cagliari hai avuto Allegri, ci racconti un aneddoto con lui?
    "Cellino puntava su Storari, ma il mister mi ha voluto in prima persona dopo avermi seguito l'anno prima in B all'Albinoleffe. E' stata una scelta rischiosa, che per fortuna è andata bene. Quattro sconfitte nelle prime quattro partite, se avessimo perso quella dopo Allegri sarebbe stato esonerato: giocavamo con il Milan di Ancelotti, finì 0-0 e avremmo potuto anche vincere".

    Fu l'inizio della carriera di Allegri.
    "Qualche ora prima della partita il mister provava a stemperare la tensione facendo battute "giocate sereni che alle brutte cacciano me", ci diceva ridendo. Noi, vedendo lui rilassato, ci siamo tranquillizzati e abbiamo fatto una gran partita".

    A 22 anni ti sei ritrovato svincolato dopo il fallimento del Torino, come hai vissuto quel momento?
    "Eravamo in ritiro in montagna per preparare la stagione con Arrigoni allenatore, dal nulla scoppia il caso fidejussioni ma il presidente ci tranquillizza dicendo che si sarebbe risolto tutto. 10 giorni dopo ufficializzarono il fallimento del club. Ero rimasto molto dispiaciuto, perché il Torino era stata la prima società a credere in me quando avevo 14 anni".

    Un altro momento difficile a marzo 2005: un incidiente che ti ha cambiato la vita.
    "Giocavo nella Pro Vercelli, e insieme ad altri amici stavamo rientrando da una serata a Milano: eravamo in autostrada, un tir si sposta senza guardare e noi per evitarlo siamo finiti contro il guard rail. La mia Mini Cooper andò in fiamme, noi uscimmo dalla macchina che poi esplose. Sembrava una scena da film".

    Come hai superato quello choc?
    "Qualche anno prima avevo perso degli amici nello stesso modo, e per molto tempo ho passato notti insonni perché avevo davanti l'immagine della persona vicino a me che non si svegliava più dopo la botta. Per fortuna, però, siamo tutti sopravvissuti a quell'incidente. Io ne sono uscito grazie alla fede, sono una persona molto credente e mi è servita per vedere il lato positivo delle cose".

    Hai avuto una carriera tra alti e bassi, è stata sempre la fede ad aiutarti a uscire dai momenti difficili?
    "Sicuramente mi ha dato una mano a guardare avanti con fiducia, ma in quei casi anche il lavoro e la perseveranza hanno fatto la differenza. Sono uno che non molla, che di fronte alle difficoltà mi piego ma resisto; nel momento migliore della mia carriera sono finito fuori rosa, poi sono rinato".

    Si può dire che hai vissuto più di una vita?
    "Calcisticamente sicuramente, almeno quattro o cinque".

    Nel 2009 vinci il premio come miglior portiere della stagione, sei a Cagliari e ti vogliono tutte le big: chi è stata vicino a prenderti?
    "Il Napoli è stata la squadra che mi ha cercato di più prima di prendere De Sanctis. Il Milan aveva sondato il terreno per affiancarmi ad Abbiati, ma ai rossoneri sono stato davvero vicino qualche anno dopo quando ho avuto la causa per mobbing con Cellino e purtroppo non mi sono riuscito a liberare come avrei voluto".

    Qual è stato il fattore che ha frenato la tua carriera?
    "Al di là delle annate fuori rosa al Cagliari e alla Lazio, quella che mi è mancata è stata la continuità interrotta spesso da qualche infortunio di troppo che mi ha bloccato".

    Il 14 giugno 2010 entri al posto di Buffon debuttando al Mondiale in Sudafrica nella partita contro il Paraguay, ci racconti quel momento?
    "Nel riscaldamento Buffon aveva un fastidio alla schiena, giocò titolare ma nel primo tempo faceva segno alla panchina che sentiva dolore. Io mi stavo scaldando dietro la porta dal 10' del primo tempo, sono entrato nella ripresa con la spensieratezza di chi vede solo il lato positivo di esordire in un Mondiale".

    Cos'è successo che non ha funzionato?
    "E' stata un'esperienza stupenda, nonostante vivessimo una situazione pesante costretti a girare sotto scorta per tutto il tempo del Mondiale. La gente ricorda i risultati deludenti (Italia fuori alla fase a gironi, ndr), ma era l'inizio della fine di un ciclo: i giocatori che avevano vinto il Mondiale nel 2006 avevano quattro anni in più, della generazione successiva eravamo ancora in pochi e in più c'è stata anche un po' di sfortuna".

    Il 26 maggio 2013 vinci la Coppa Italia con la Lazio, nel derby con la Roma. Da quelle parti valeva più di uno scudetto. 
    "Un anno fa hanno festeggiato ancora invitando tutta la squadra di quella stagione, è stato piacevole rivedere tutti i miei ex compagni che ormai hanno quasi tutti smesso. Siamo rimasti in pochi a giocare... Se oggi il tifoso della Lazio perde qualche derby rinfaccia all'avversario quel trionfo, 'coppa in faccia' dicono a Roma. E andrà avanti così per sempre, perché lì si vive di calcio".

    Il 13 febbraio 2017 altra sliding door, ti fai male nel riscaldamento contro il Milan: doveva essere uno stop di 10 giorni, non vedi il campo per oltre un anno e mezzo. 
    "Venivo da un periodo poco sereno a livello personale, avevo avuto molti poccoli infortuni finché non mi faccio male seriamente. Quel ko ha spalancato le porte a Strakosha, quando ho recuperato dall'infortunio le gerarchie erano state stabilite e la società mi disse che non rientravo più nei piani".

    L'inizio della fine?
    "Da quel momento sono sparito dalla circolazione, abbiamo cercato una soluzione che andasse bene a tutti ma alla fine ho preferito rimanere alla Lazio aspettando la fine del contratto. Anche se, per tornare ad alti livelli, sarebbero serviti mesi".

    Nella tua carriera hai avuto come presidenti tre personalità niente male come Cellino, Lotito e Preziosi.
    "Sono personaggi con una personalità fuori dagli schemi, avevano le loro idee che andavano a scontrarsi con la normalità. Cellino si infuriò per un'intervista che feci e mi mise fuori rosa; con Lotito non ho mai avuto problemi, ha creduto in me dopo un anno di stop e alla Lazio sono finito fuori per dinamiche contrattuali. Preziosi è un presidente vulcanico che a Genova ha fatto grandi cose, ma nel loro modo di fare calcio sono tre profili geniali".

    Ai tempi del Genoa c’è stato un duro botta e risposta con Alexander Blessin, ci racconti cos’è successo?
    "Penso sia stato l'unico allenatore col quale ho discusso in carriera. Il mio sfogo era dettato dal fatto che con lui non siamo stati trattati in modo dignitoso. io, Behrami, Pandev, Criscito, Masiello... Ci metteva in disparte e ci urlava cose senza senso, ci ha fatto male. Aveva un modo poco credibile di gestire il gruppo, ma sono tutte cose che gli ho detto anche in faccia prima di renderle pubbliche".

    Ricordi un episodio in particolare?
    "Sì, mi è rimasto impresso il modo col quale umiliava Calafiori: lo insultava in inglese, gli diceva che era scarso, che se Mourinho l'aveva mandato via c'era un motivo... Sono cose che non si dicono, sono contento che ora si sia ripreso al Bologna".

    Qual è la cosa che ti ha dato più fastidio?
    "Il fatto che i tifosi si sono fatti raggirare da lui, dopo le partite andava sotto la curva e faceva i cori insieme alla gente; aveva capito la passione e il trasporto dei tifosi del Genoa cavalcando l'onda, però poi quello che conta sono i risultati".

    Com'è nata l'idea di andare a giocare a Malta nell'Hamrun Spartans?
    "Ero allo Spezia dove avevo un contratto fino a giugno con opzione di rinnovo in caso di salvezza, a maggio abbiamo fatto lo spareggio col Verona ma purtroppo siamo retrocessi. Così Zauri, che era diventato da poco allenatore dell'Hamrun e col quale avevo già parlato, mi disse che il portiere titolare Bonello aveva avuto un serio infortunio in nazionale e stavano cercando un sostituto. Accelerammo la trattativa e firmai per lo Spartans".

    @francGuerrieri 

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