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    L’Italia vede la luce e scaccia gli incubi. E' un altro calcio ma c’è un problema: mancano i gol di un vero attaccante

    L’Italia vede la luce e scaccia gli incubi. E' un altro calcio ma c’è un problema: mancano i gol di un vero attaccante

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Finalmente e meritatamente Italia. Domina per mezz’ora l’Ucraina, segna due gol (doppietta di Frattesi), ne subisce uno evitabile, poi ne sbaglia almeno quattro, colpisce una traversa e chiude ancora in avanti senza alcun affanno. La vittoria serve, prima di tutto alla classifica (secondo posto, seppur in coabitazione con Ucraina e Macedonia del Nord, ma con il vantaggio dello scontro diretto e della differenza reti), poi a ritrovare fiducia in se stessi, quindi a scacciare gli incubi di uno spareggio e, non ultimo, a fornire a Spalletti i primi tre punti in azzurro e contemporaneamente ad ottenere un po’ di tempo per capire cosa fare di una Nazionale che, adesso, ha anche ripreso a giocare, ma conserva un enorme problema: il gol degli attaccanti.

    Non che, questa volta, ci si possa lamentare del lavoro svolto dal tridente formato da Zaniolo, Raspadori e Zaccagni. Fatto sta che la vitoria è arrivata grazie a Frattesi (due gol), mentre un altro centrocampista (Locatelli) è andato vicino al 3-1. Anche Gnonto e Retegui, subentati a Zaccagni e Raspadori, non hanno tirato in porta, ma Gnonto ha più colpe del compagno: due volte ha avuto l’occasione per arrotondare e due volte l’ha sprecata.

    Speriamo in chi verrà (Scamacca) e in chi tornerà (Chiesa e Berardi). Nel frattempo, bisogna fare i complimenti a Spalletti e al suo coraggio. Perché, nonostante Ciro Immobile avesse ritrovato la porta contro la Macedonia, l’ha tolto dal centro dell’attacco, avvicendando, con lui, altri quattro elementi della deludente partita di sabato.

    Eravamo pronti - io per primo - a criticarlo e invece, con un centrocampo nuovo per due terzi (Locatelli schermo, con Frattesi e Barella mezzali) e l’attacco idem (confermato il solo Zaccagni), il c.t. ha fatto giocare alla squadra un altro calcio. Primo, attaccando in ampiezza e con cambi di fronte. Secondo, facendo cucire mediana e attacco dai rientri provvidenziali di Raspadori per permettere a Frattesi e Barella di buttarsi nello spazio che sarebbe stato del centravanti. Non è paradosso dire che l’attaccante napoletano sia stato più utile con il suo movimento che con i tiri in porta: quattro. Due dei quali gol sbagliati, gli altri parati o deviati dal portiere. Non mi costa nulla riconoscere che Zaniolo ha giocato una buona partita, che il primo gol è venuto da una sua conclusione smorzata e che un assist di tacco per Raspadori avrebbe meritato di essere definito vincente.

    Un gol sicuro l’ha mancato anche Zaccagni (gara più che sufficiente, comunque), mentre quello subìto l’ha provocato Dimarco, vivacissimo in partenza, un po’ sulle gambe nel finale di tempo. Per me la coppia centrale Scalvini-Bastoni è destinata ad essere quella dell’immediato presente, mentre Di Lorenzo è una certezza sia quando spinge che quando difende.

    Insomma, dopo San Siro, vediamo la luce. Quella tornata ad illuminare anche Donnarumma, fantastico in due interventi e, nonostante questo, fischiato dai curvaroli milanisti (nel secondo tempo era sotto la sud). Non riconoscere che il suo momento non è più epico sarebbe sbagliato, ma dire che ci sono portieri più affidabili di lui è una forzatura. Stazza, statura, esperienza, talento sono dalla sua parte. Se è diventato un portiere normale è perché si è seduto. Ma ci penserà Spalletti a pungolarlo quando si addormenta e ad insegnargli ad allenare anche i piedi.

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