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    Lippi a gennaio era l’allenatore del Milan: e se lo diventasse adesso?

    Lippi a gennaio era l’allenatore del Milan: e se lo diventasse adesso?

    • Stefano Agresti
    A gennaio Marcello Lippi era l’allenatore del Milan: aveva parlato con Berlusconi e trovato l’accordo, avrebbe dovuto sostituire Mihajlovic e provare a rilanciare i rossoneri. Al ct campione del mondo piaceva l’idea di tornare a lavorare sul campo, per di più con un club tanto prestigioso (benché in disarmo). Chi gli ha parlato in quelle settimane ha trovato un uomo motivatissimo, pronto, informato, disponibile a rimettersi in gioco. Dopo esserti confrontato con lui, ti restava una sensazione netta: chi lo prende, fa un affare. Spiegava: “Ho rinunciato al nuovo contratto in Cina perché pensavo di essere stanco del calcio, invece ero semplicemente stanco di stare lontano da casa: ho fame di pallone”. Berlusconi, che lo ha sempre stimato, si era convinto che fosse la scelta giusta.

    Poi, dalla sconfitta in casa contro il Bologna del 6 gennaio, Mihajlovic ha infilato dodici risultati senza sconfitte tra campionato e Coppa Italia, incluso il 3-0 nel derby. Non per questo ha riconquistato Berlusconi; nello stesso tempo, è diventato impossibile esonerarlo. Lippi ne ha preso atto e, una volta capitata l’occasione di tornare in Nazionale con l’amico di sempre Ventura, non se l’è fatta sfuggire: l’idea di gestire il mondo azzurro da supervisore tecnico gli sembrava il modo giusto per chiudere la carriera, anche se così avrebbe rinunciato definitivamente a tornare in campo. Poi la paradossale vicenda del presunto conflitto d’interessi per la professione del figlio, agente di calciatori, e anche la Nazionale è svanita.

    Nei prossimi giorni il Milan ufficializzerà il nuovo allenatore. Sarà quasi certamente Marco Giampaolo (Brocchi ha chiesto a Berlusconi di svincolarsi, vuole andare al Brescia). I cinesi, che dovrebbero/potrebbero diventare padroni della società nel giro di qualche settimana, avrebbero preferito un tecnico straniero: Emery, Pellegrini, de Boer. Ma il club rossonero non può impegnarsi con uno di questi allenatori: se il passaggio di proprietà alla fine dovesse saltare, Berlusconi aprirebbe l'epoca del Milan tutto (o quasi) italiano e i nomi appena fatti non sarebbero indicati per gestire la squadra.

    Ecco dunque che ci viene un piccolo dubbio, legato appunto a Marcello Lippi. E’ stimatissimo da Berlusconi, ha rapporti splendidi con i cinesi dell’Evergrande (che dovrebbero far parte della cordata che acquisterà il Milan), si è liberato dalla Nazionale. E se, anziché affidargli “solo" l’incarico di direttore tecnico (come si dice), lo spedissero direttamente in panchina? La norma che gli ha impedito di lavorare per la Federazione potrebbe essere un problema anche stavolta, ma nei club ci sono molti altri casi simili: direttori sportivi, allenatori o addirittura calciatori con figli e fratelli agenti Fifa. Quindi...

    @steagresti

     

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