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    L'ex Juventus Pogba: "Non volevo più restare a Torino, a Manchester perdevo i capelli per la depressione. Sul futuro..."

    L'ex Juventus Pogba: "Non volevo più restare a Torino, a Manchester perdevo i capelli per la depressione. Sul futuro..."

    Paul Pogba si confessa. Intervistato dal magazine GQ France, il classe 1993 ha parlato a 360° del suo momento, in attesa di una chiamata, di un nuovo progetto per la sua carriera – bruscamente interrotta dalla squalifica per doping dell'estate 2023 – ed è tornato su questioni decisamente personali del suo periodo più complicato con la maglia della Juventus. L'ultima indossata in attesa di ripartire altrove nella prossima stagione. "Prima di tutto, non vedo l'ora di giocare... Sai, è passato così tanto tempo da quando ho giocato a calcio. Non avrei mai immaginato di ritrovarmi libero in questo periodo della stagione. Non ho mai vissuto un trasferimento del genere", ha detto l'ex calciatore bianconero.

    Pogba, che aveva fatto ritorno alla Juventus nel luglio del 2022 da parametro zero, ha parlato così, invece, delle sue intenzioni per il futuro prossimo e delle opportunità che si sono venute a creare nelle ultime settimane:  "Oggi ci sono proposte. Arrivano da ogni dove. Anche dall'Europa? Da ogni dove. Voglio vedere cosa mi si addice di più. Perché sono in un periodo cruciale della mia vita e della mia carriera. È una decisione che prenderò il tempo di soppesare. Queste prove mi hanno dato una determinazione in più. Mi sento come un bambino che vuole diventare un professionista. Sono tornato ad essere il piccolo Paul Pogba di Roissy-en-Brie, che lascerà il segno".

    Tra presente, passato e futuro, Paul Pogba non può non rivolgere uno sguardo, con un pizzico di nostalgia, ai suoi inizi alla Juventus, nel corso della prima esperienza durata dal 2012 al 2016: "Quando sono arrivato in Italia, mi chiamavano Balotelli. Avevo già il mohawk, le tinte, i balli celebrativi, ma anche i movimenti tecnici e tutto ciò che ne consegue. È la mia personalità, ho imparato il calcio così, per strada. In quella squadra, c'era spazio per esprimermi in modo diverso". Se la prima esperienza in Italia non può non essere ricordata come positiva e formativa, in maniera ben diversa è stata vissuta quella al Manchester United, ritrovato a quattro anni di distanza dal suo addio a zero, per la bellezza di 105 milioni di euro: "Sono caduto in depressione senza nemmeno rendermene conto. Perché nessuno ci insegna cosa sia la depressione. Finché non ho iniziato ad avere buchi nel cuoio capelluto. Non capivo cosa fosse. Mi hanno detto che era stress".

    Non meno probante per Paul Pogba è stata la dolorosa pagina del tentativo di estorsione del quale è stato vittima in Francia da parte di una banda della quale faceva parte anche il fratello Mathias: "Ho nascosto tutto di questa estorsione. Mia moglie non lo sapeva, e nemmeno i miei figli. Quando tornavo a casa dall'allenamento, dovevo recitare la parte del padre e del marito. Tenevo tutto per me. Alla fine, mi ha logorato dentro. In quel periodo ho fatto tutto il possibile per restare concentrato sul calcio, ma è diventato troppo difficile. Avevo così tante preoccupazioni che ho smesso di giocare. Eppure ci ho provato. Sapevo che era l'unico modo per farmi dimenticare questi problemi. Ma in realtà, cosa rappresenta il calcio? Due ore al giorno? Solo due ore al giorno per divertirmi. Ogni volta che finiva, cercavo di gironzolare nello spogliatoio, di stare con i miei compagni di squadra. Ma alla fine, devi tornare a casa. Mi chiedevo quando sarebbe finito tutto. Ha avuto un impatto sul mio corpo. Ecco perché non potevo tornare indietro".

    Dalle pagine di GQ France, Paul Pogba torna a parlare nuovamente di Juventus e del complicatissimo momento di sosta forzata dettato dalla squalifica per doping del 2023: "Se ci avessi messo quattro anni, avrei smesso di giocare a calcio. Non volevo dirlo pubblicamente, ma è quello che pensavo. Non ho capito. Perché? Mi hanno dato la pena massima, il che significa che non avevano davvero ascoltato nulla di quello che avevo detto loro". E sugli ultimi complicati momenti a Torino: "Prendevo la palla e giocavo da solo fuori. Mi arrangiavo con quello che avevo. Ma non volevo restare a Torino. La mattina portavo i miei figli a scuola, ed era proprio accanto al campo di allenamento, che sofferenza".  

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    Leonheart
    Leonheart

    che spreco, mi spiace per lui e per noi che ci eravamo illusi...

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