Leao e Yildiz, talenti sacrificati per un "equilibrio tattico" che non c'è. Colpa loro o degli allenatori? Conte la risposta
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MOTTA E FONSECA SCELGONO WEAH E OKAFOR - Ascoltando le parole di Thiago Motta nell'immediato post-pareggio contro il Parma e quelle di Paulo Fonesca post-sconfitta contro il Napoli il tema per le due panchine di fatto si sovrappone, anche se con un tono differente. L'allenatore bianconero preferisce Weah: "È importante mantenere l'equilibrio della squadra. Weah ha fatto bene a San Siro e anche oggi. Kenan entrando dopo, quando la partita si apre di più, penso sia ideale per creare situazioni, per dare l'ultimo passaggio o finire le azioni. Li ha la libertà di farlo". Quello rossonero Okafor: "Gestisco le cose con i calciatori in maniera diversa. Non c’è nessun conflitto, è solo una scelta. Sta ai giocatori metterci la giusta abnegazione: non sono io a doverli pregare. Leao è entrato bene, ma guardiamo la partita di Okafor, che ha giocato bene. È difficile per me decidere in questo momento".
EQUILIBRIO, ABNEGAZIONE E LIBERTÀ - Le tre parole chiave di queste due dichiarazioni sono "equilibrio", "abnegazione" e "libertà" ed è su questi concetti che, nel loro modo di vedere le due squadre, Motta e Fonseca stanno spingendo portando alla scelta di panchinare i due talenti. Nella visione dell'italo-brasiliano, infatti, Yildiz è colui che "anarchicamente" può spaccare le partite rischiando la giocata solo nei minuti finali. In quella del portoghese, invece, l'ex Lille non riesce a sacrificarsi come fa Okafor nelle corse difensive. E le loro "mancanze" portano a disequilibrare le rispettive squadre.
TALENTI - Sicuramente non è colpa di Fonseca se Rafael Leao da ormai due anni, è il giocatore più rappresentativo e più pagato della rosa del Milan che gli concesso un ultimo rinnovo da 7,5 milioni di euro a stagione e la 10 sulle spalle. Avrebbe potuto avere voce in capitolo, invece, Thiago Motta quando a inizio anno fu fatto firmare a Yildiz il suo di rinnovo, a cifre triplicate rispetto al suo arrivo a Torino e anche qui con la 10 sulle spalle. Entrambi sono due dei giocatori di maggior talento delle due rose, sono i due uomini copertina (probabilmente insieme a Pulisic e Vlahovic) ed entrambi hanno caratteristiche note da tempo a tutti, allenatori compresii.
COLPA LORO O DEGLI ALLENATORI - E allora di chi è la colpa di una gestione così complessa dei rispettivi momenti? Dei giocatori che non riescono a stravolgersi o degli allenatori che invece che valorizzarli li sacrificano? Come sempre la risposta sta nel mezzo, ma questa volta tendiamo a scegliere, almeno in parte, la fazione dei calciatori. Non tutte le squadre possono vantare in rosa giocatori con caratteristiche così uniche e guardando sempre al vertice della Serie A c'è chi a differenza di Milan e Juventus, è riuscito a gestire un giocatore così.
IMPARARE DA CONTE - Si tratta del Napoli di Antonio Conte con Khvicha Kvaratskhelia. Un giocatore così decisivo non può restare fuori, ma va valorizzato. E l'allenatore salentino per farlo ha modificato addirittura le sue idee tattiche. Ha inserito una mezzala più fisica come McTominay per avere più filtro e ha adattato il suo 3-5-2 in un 4-3-3 (ma soltanto in fase offensiva). La chiave in questo senso è stata la conversione di Politano, il cui spirito di sacrificio difensivo permette a Kvara di essere più libero offensivamente. I risultati? La classifica parla da sé.