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    La Juventus di Motta non convince: la difesa balla senza Kalulu, Yildiz andava sfruttato e Vlahovic è un'anima in pena

    La Juventus di Motta non convince: la difesa balla senza Kalulu, Yildiz andava sfruttato e Vlahovic è un'anima in pena

    • Sandro Sabatini
      Sandro Sabatini
    La Juve pareggia ancora. Quindi non vince e - assolutamente - non convince. Il distacco dal Napoli diventa -7, quello dall’Inter -3 e anche l’Atalanta fa il sorpasso, soffiando il terzo posto alla squadra di Thiago Motta.

    Esclamazione quando nelle formazioni ufficiali Kalulu e Yildiz partono dalla panchina: “Ma questo è matto!”. No, semplicemente “questo è Motta!”. Le rotazioni a sorpresa erano il suo biglietto da visita anche a Bologna. Vietato stupirsi. Ma non proibito commentare. E nemmeno criticare. Il francese omaggiato dal Milan è il difensore migliore della stagione; il giovane turco andava sfruttato sullo slancio della meravigliosa doppietta di San Siro. Opinioni, se si può: Kalulu e Yildiz fuori, un vantaggio per il Parma. Anche perchè con Yildiz qualche occasione è arrivata, invece senza Kalulu la difesa balla come a ballando con le stelle (ops).

    Complimenti al Parma che ha giocato con una fluidità sconosciuta alla Juventus. Veloci e ben organizzati i ragazzini di Pecchia: a tratti sembravano quelli imprendibili della seconda giornata, vittoria schiacciante sul Milan. Invece lenti e macchinosi gli uomini di Thiago Motta. L’accendino che infiamma qualsiasi azione è Conceicao, miglior acquisto per distacco. Gli altri sono blandi. Vlahovic più blando di tutti. All’inizio sbaglia un gol nell’area piccola. Da lì in poi vaga alla ricerca del gol perduto. Sembra un’anima in pena.

    Passata la paura (e gli errori) del primo tempo, nella ripresa la Juve padroneggia con più convinzione la partita. Cambiaso come sempre tra i migliori. Thuram ancora modestamente deludente. Si rivede Koopmeiners ma fa quel che può. Locatelli più che sufficiente. Cabal è modesto. Gatti non brilla, Danilo nemmeno. Weah e McKennie sventolano le bandiere a stelle, strisce e gol. E quando si sta per scrivere che Perin in panchina sembra sacrificato, ecco Di Gregorio che s’inventa il miracolo salva-risultato su Charpentier.

    Alla fine, quel che resta è l’impressione più coerente rispetto a quanto visto nei novanta minuti: il pari sarà anche giusto, ma se ci fosse quella che nella boxe si chiama “vittoria ai punti”, sarebbe andata al Parma.

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    Il Milan Piange, ma la Juve non Ride

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