Le 'confessioni' di Leonardo Corsi. Anche i procuratori hanno un’anima
Esistono, comunque, altri modi e differenti strumenti per rendere meno pigri i giorni molli della calura. Sistemi utili a tonificare le cellule cerebrali senza per questo mortificare fantasia e passione. Leggere un libro, per esempio. Meglio ancora se un buon libro. E quello scritto da Leonardo Corsi, fresco di stampa con la griffe Maschietto Editore e le illustrazioni in acquerello di Sybil Smoot (205 pagine, 18 euro) fa certamente parte della categoria di “quelli da non perdere”.
Un lavoro non solo letterariamente valido e ricco di sentimento, ma aggiungerei l’aggettivo “prezioso” per tutti gli autentici innamorati del calcio i quali cercano di andare oltre a quelle che sono le pur entusiasmanti cronache sportive e le figure dei personaggi simbolo di imprese variegate per scendere in profondità e scandagliare gli angoli più remoti e talvolta bui di un mondo nel quale, attraverso storie spesso incredibili, alla fine è possibili scoprire parte di noi stessi.
Il “docu-romanzo- confessione” scritto da Leonardo Corsi prende lo spunto da un campione assoluto come Zico e dal suo calcio quasi metafisico per poi dipanarsi come un gomitolo di seta e dirigersi verso le situazioni più disparate per le quali l’autore veste i panni di un Virgilio contemporaneo e accompagna il lettore lungo percorsi, privati e non, che emozionano, divertono, immalinconiscono, esaltano e in ogni caso fanno pensare. Tutto ciò “Per colpa di Zico” (è il titolo del libro) la cui figura domina la copertina, per la matita di Jorge Arèvalo, nel trionfo dei colori verdeoro brasileri.
Fu, infatti, nel 1982 che il giovane Leonardo calciatore amatoriale da strada nelle piazze della sua Firenze venne folgorato come Paolo in viaggio verso Damasco dall’ideologia calcistica del Galinio. Una “conversione” totale destinata a diventare una “fede”. Quella che, in seguito, spinse Corsi a infilare la porta spalancata davanti a un percorso professionale mai più abbandonato che oggi lo ha portato a scrivere le sue “confessioni”.
Leonardo Corsi fa parte di quella che, osservata attraverso il vetro di un acquario, si è inclini a definire una “casta” spesso con finalità lobbistiche. Insomma, la categoria del “procuratori” o “agenti” dei calciatori. Una professione che talvolta suscita perplessità e anche fastidio in tutti coloro i quali amano rimanere aggrappati agli ideali del calcio inteso come gioco. Figure di “mercanti” invise a presidenti d’antan come Boniperti o Viola e messe a nudo da un maestro del cinema come Pupi Avati. I più tolleranti si limitano a definirle “un male necessario” per il calcio. Ma, come per ciascuna cosa al mondo, anche per il “sistema” dei procuratori occorre fare precisi distinguo.
Per rendersi conto di come sia possibile portare avanti questa professione, non dico con candore ma certamente con onestà intellettuale e pratica, è sufficiente leggere, anche tra le righe, ciò che Corsi ha voluto scrivere mettendosi a nudo con coraggio. Lui che nasce come procuratore alla scuola di gente per bene come Giovanni Branchini e Carlo Pallavicino e che poi raggiunge la sua autonomia gestendo calciatori come Pandev, Marchisio, Raggi, Moscardelli e altri meno famosi. Tutti “clienti” grati al loro giovane “agente” impegnato a difendere anche l’aspetto etico di un rapporto certamente redditizio ma non al punto da deragliare.
Come i grandi manager dello spettacolo da Gigante, per Mina, a Bibi Ballandi e se me lo consentite a mio zio Sergio. La conclusione è una sola: anche i procuratori hanno un’anima. Quella che Leonardo Corsi, insieme con tutti i protagonisti e le comparse del suo romanzo, ci mostra in maniera diretta e talvolta sfacciata percorrendo con continui flashback e giochi della memoria una strada lunga più di trent’anni dove incontriamo non soltanto il calcio ma anche persone e personaggi i quali, in politica o nelle pagine della quotidianità, hanno contribuito a scrivere il romanzo di tutti noi a cavallo di due millenni.
La sintesi è perfetta: la colonna portante del nostro esistere è l’amore. Soltanto l’amore. Non a caso è significativa oltreché folgorante la citazione che apre il libro “Per colpa di Zico” scritta dal genio folle di Charles Bukowski: “Trova ciò che ami e lascia che ti uccida”. Un marchio di fabbrica. Buona lettura.