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  • Conceiçao ha ragione, ma pure una grande colpa: perché accettare questo Milan con un progetto a scadenza?

    Conceiçao ha ragione, ma pure una grande colpa: perché accettare questo Milan con un progetto a scadenza?

    • Andrea Distaso
    Sergio Conceiçao ha ragione. E, legittimamente, rivendica di essere rispettato per quello che è stato ad oggi il suo lavoro al Milan e per quello che recita il suo curriculum. Si ribella il tecnico portoghese a quella narrazione secondo la quale, soprattutto in Italia, quando le cose non vanno bene in una squadra le responsabilità debbano essere addebitate principalmente all'allenatore. Il fatto che la consuetudine voglia che a pagare sia (quasi) sempre lui, anche quando una crisi coinvolge gli altri comparti della società, non significa che sia necessariamente giusto così. Conceiçao è troppo navigato come professionista e troppo esperto come appartenente al mondo del calcio – considerando pure l'importante carriera da giocatore, anche nel nostro Paese – per non comprendere che, dietro alle continue indiscrezioni sul suo futuro al Milan, si nascondano dei meccanismi e dei ragionamenti che conducono verso una soluzione che sembra essere stata già presa. A prescindere.

    LO SFOGO DI CONCEICAO A BOLOGNA

    Già, perché l'ennesimo passaggio a vuoto di una stagione disgraziata per i colori rossoneri – il ko di Bologna – si porta dietro conseguenze molto più serie e definitive rispetto a quelle precedenti. Se l'eliminazione dalla Champions League per mano del Feyenoord - costata in termini di prestigio ed economici per almeno 15-16 milioni di euro – è stata una pesante picconata alle chance di Conceiçao di sedersi sulla panchina del Milan nella prossima stagione, la sconfitta nel recupero della nona giornata di campionato segna quasi irrimediabilmente le speranze di aggiudicarsi il piazzamento minimo per non considerare del tutto fallimentare questa annata. Il quarto posto e i tanti soldi garantiti dalla partecipazione alla Champions della stagione ventura sono una prospettiva ai limiti dell'utopia. E allo stesso modo le chance che il club di via Aldo Rossi non ricorra all'utilizzo della clausola presente nel contratto di Conceiçao per interrompere anticipatamente il contratto, in assenza delle prerogative minime per dare slancio ad un progetto durato il tempo di festeggiare un'inaspettata Supercoppa e poco più.

    DISASTRO MILAN A BOLOGNA, JOAO FELIX IL PEGGIORE

    L'allucinazione collettiva di un impatto emotivo successivo al traumatico addio a Fonseca e all'abiura di gran parte degli acquisti e della progettazione dell'estate, attraverso un mercato invernale mai così movimentato (e caotico) ha lasciato presto spazio alla ricomparsa di quei difetti strutturali nella costruzione della squadra, nei limiti caratteriali congeniti di uno spogliatoio senza personalità e in un'inesperienza a livello manageriale che è oggi il vero tallone d'Achille del Milan a gestione statunitense. Conceiçao ha sbagliato e non poco, soprattutto nella gestione dell'ultimo periodo, sia sotto l'aspetto tattico che caratteriale. Troppo ruvido, troppo poco propenso al compromesso in una situazione tanto precarie quanto quella che ha condotto la società rossonera ad affidarsi a quel tipo di allenatore a metà stagione. Ma, anche col suo probabilissimo addio, non spariranno le lacune e le macerie lasciate da altri.

    CONCEICAO RISCHIA L'ESONERO IMMEDIATO? IL PUNTO

    Che si consumi a breve – magari dopo un ulteriore passaggio a vuoto nel prossimo impegno di Serie A contro la Lazio – o a maggio, ormai poco cambia. Sorge piuttosto un interrogativo, che ci permettiamo di rivolgere direttamente, oggi, al grande accusato. Se sul fronte dirigenziale può risultare più chiaro il motivo per il quale, dopo un altro allenatore a tempo come Fonseca, anche a Conceiçao sia stato affidato un progetto “a scadenza”, molto meno ovvia è la ragione per la quale un professionista – che legittimamente ha rivendicato i suoi successi e i suoi meriti in 13 anni di carriera, nella pancia dello stadio “Dall'Ara” - abbia detto sì ad una proposta di questo tipo. Intrigante e stimolante quanto si vuole, ma tremendamente rischiosa e forse penalizzante per il prosieguo del suo percorso. Perché un tecnico con un curriculum internazionale che andava oltre i titoli conquistati in carriera ha detto sì a prescindere al Milan - a questa versione del Milan – senza sincerarsi realmente del contesto nel quale sarebbe andato ad operare? Nella valutazione a 360° di un allenatore, anche la capacità di scegliere e di farsi consigliare al meglio ha il suo peso.


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    Ha già detto che sono un circo

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