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Laziomania: quante domeniche rovinate, quanti punti buttati
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COSA DOBBIAMO VEDERE BENE - L’altro giorno, al triplice fischio, ho citato Provedel nel commentare la partita su X. Ho avuto l’impressione che, se in quella folle azione del gol di Henry non si fosse fatto sorprendere da un cross uscito storto e pericoloso, alla fine forse l’avremmo portata a casa. Forse avevo pure ragione, ma ho commesso un errore che stiamo facendo in molti: cercare un unico colpevole. Chiaro, ci sono ed emergono ora le solite fazioni: chi non ha mai sopportato Sarri, le vedove di Tare, Inzaghi, Reja, Mimmo Caso. Ma qui il problema è delineare con cura le responsabilità, che sono ben lungi dall’essere appannaggio di un solo singolo. Qui sono in tanti, a stare sotto il 5. E ci sono problemi da valutare, passetti in avanti, e sciocchezze.
UNA MOSCA NELLO SPOGLIATOIO - Vorrei essere una mosca nello spogliatoio per capire le colpe di Vecino, un senatore e uno dei più esperti di questo gruppo. Vorrei essere una mosca, perché è l’ennesimo che denota nervosismo, a dire poco. Vorrei sapere se si ha la percezione che la gestione dei casi Luis Alberto (solite cose estive), Immobile (minutaggio), Casale (in mezzo ai Corona Paper) Zaccagni (rinnovo), Felipe Anderson (rinnovo), se la gestione dei nuovi (tutti malino, l’unico davvero bene Guendouzi, e l’ultimo Isaksen che ha dato qualche segnale interessante) non sia stato un immenso buco nell’acqua. E quest’acqua è diventata tempesta: non tanto deflagrante e manifesta, ma una serie di tunnel sotterranei, una serie di magmatiche infestazioni, una risma di brontolii sotterranei che ha intossicato un gruppo già nuovo, già pieno di stage, giocatori da accompagnare, decisioni da prendere. I risultati parlano: l’11 titolare fa una fatica bestia. Le prestazioni dei singoli nei numeri sono patetiche, a parte alcuni rari casi c’è una generica tendenza al ribasso. Il collettivo fatica a ritrovarsi, dopo l’ultima sosta di campionato le difficoltà sono continuate, riemergono ciclicamente al presentarsi di difficoltà, fischi, critiche, motivazioni basse. Nella migliore delle ipotesi, guardando la gara di Verona, la Lazio è una squadra piuttosto sciocca. Nella peggiore, c’è un errore di fondo che mi tormenta. Un errore di inizio di stagione. Ma in queste secche, Sarri?
COSA FA SARRI - In questo momento, Sarri sembra non capirci molto. La sua Lazio contro il Verona non fa male, prende un gol sfortunato ma non riesce ad uscire dallo spartito di una squadra che gioca malino, magari passa in avanti ma poi si perde, non raddoppia mai, non la chiude mai.E ha sempre la stessa caratteristica: se non la chiude, fa una fatica bestia a portarla a casa, e se lo fa lo fa a prezzo di grosse ulcere. Questa è una colpa capitale, però non è l’unica. Il gol contro l’Hellas è Sarrismo puro, le azioni ci sono anche state, la Lazio ha rischiato poco. Chiaro, è in un momento in cui gli gira pure male. Ora però ve lo devo dire: io sono un forte sostenitore di questo gruppo e di questo mister, e in generale apprezzo molto le parole di Maurizio Sarri. Stavolta però mi sembra non riesca a focalizzare il momento.
LE RISPOSTE DI SARRI - Chiaro, lo devo dire: la Lazio se si fa micro-analisi fa una gara solida, ma in questo momento storico sta portando avanti una serie di singoli, prestazioni, fatiche, incapacità che sono macroscopiche. Difendere la solidità della gara, o il non aver subito tiri con Djuric e dico Djuric, e non vado oltre, insomma contro un Verona modesto, tenace e violento ma modesto per caratura, è complicato: capisco che non bisogna lasciarsi trascinare dalla frustrazione, però Sarri in questo momento deve darci la sensazione che i problemi di vario genere di questa squadra lui ce li ha in testa, e li sta risolvendo. Non ha senso tirare fuori l’avvio di stagione a dicembre, quando nel mentre ne abbiamo perse di peggiori, e a fine novembre abbiamo perso gare gravemente, esattamente con ad agosto. Sarri vuole insistere con questi ragazzi, perché crede che i numeri già mostrati e dimostrati possano riemergere. Ho paura che questo sia l’errore di fondo di questa stagione: credere che questa rosa potesse replicarsi, senza aver avuto la capacità di prevedere lo scenario peggiore. Ovvero, che i singoli potessero sbagliare la prima stagione senza Milinkovic Savic. Si tratta di una valutazione tecnica, forse è l’errore vero di Lotito, Sarri e Fabiani. In quest’ordine, e lo scrivo mentre non si allenta nemmeno un po’, la morsa che ho sullo stomaco. Forse la stessa che avete voi. Che abbiamo tutte e tutti.