Redazione Calciomercato
Laziomania: la "bugia" sul vice Castellanos, Noslin-Gudmundsson emblema di ambizioni differenti
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“Meglio perdere così che vincere con gare mediocri”. Spettacolo e bel calcio rappresentano sempre i ‘plus’, ma nelle dichiarazioni del post gara del Franchi contro la Fiorentina Marco Baroni perde di vista il fine ultimo di ogni squadra: la vittoria. Perché se è vero che il tempo è galantuomo e restituisce i frutti del lavoro e delle idee, è altrettanto vero che la sua Lazio esce sconfitta dalla seconda trasferta di fila su altrettante disputate in stagione. Il ko subito al Franchi evidenzia la differenza tra una squadra, quella viola di Palladino, costruita con investimenti importanti per provare ad alzare l’asticella, e quella biancoceleste, farcita di scommesse dopo aver perso pilastri come Luis Alberto, Cataldi, Felipe Anderson e Immobile. La differenza tra Gudmundsson e Noslin è la fotografia perfetta tra le ambizioni delle due società e di una Lazio che ha evidentemente fatto un passo indietro e che deve interrogarsi sulle reali ambizioni in questa stagione. Un’analisi concreta, senza nascondersi ma gettando la maschera e palesando un ridimensionamento che al netto delle dichiarazioni di faccia è sotto gli occhi di tutti.
SCIOLTI - Una Lazio a due volti. Il primo tempo contro la Fiorentina ha evidenziato le qualità di una squadra arrembante, che ha affrontato la sfida contro i viola di Palladino con l’atteggiamento giusto e non solo è passata in vantaggio, dopo aver rischiato di andare sotto con Provedel provvidenziale su Colpani, ma ha addirittura sfiorato a più riprese il raddoppio. Una prestazione buona fino all’intervallo, prima di sciogliersi come neve al sole al ritorno dagli spogliatoi. Al giro di boa è totalmente cambiata l’inerzia della gara, con la Lazio che non è più riuscita ad uscire dalla propria metà campo e la Fiorentina che ha preso campo e ha costruito la rimonta per quella che è la prima vittoria in stagione. Un ribaltamento causato anche dal calo evidente dal punto di vista fisico della Lazio, che è apparsa poco brillante e in debito d’ossigeno. L’esempio lampante riguarda Zaccagni, in difficoltà già intorno all’ora di gioco a causa del doppio compito difensivo e offensivo e della richiesta di tenere a bada Dodó in occasione delle sue proiezioni offensive.
BUGIA SUL VICE TATY - La partenza di Ciro Immobile ha privato la Lazio di una vera e propria alternativa al Taty Castellanos e alla prima occasione la squadra biancoceleste ha subito pagato dazio. La scelta della società di considerare Noslin come sostituto dell’argentino si è subito rivelata un flop al primo tentativo. L’ex Verona ha prodotto una prestazione nettamente insufficiente, dimostrando di non poter essere l’alternativa a Castellanos. Una scelta probabilmente sbagliata nella strategia e nelle valutazioni. Una ‘bugia’ raccontata tutta l’estate per supportare la scelta di non sostituire Ciro Immobile, sostenuta dal precedente Baroni-Noslin a Verona nella passata stagione che si sono subito scontrate con la realtà, alla prima occasione utile. Una realtà che, non ce ne vogliano i tifosi scaligeri, vede le due squadre su piani distanti: livelli e ambienti differenti e di conseguenza esigenze e aspettative diverse.
PERSONALITÀ E DIFFERENZA - Albert Gudmundsson entra in campo e in 4 minuti conquista un rigore e lo trasforma. Poi nel finale, al debutto, si prende la responsabilità di calciare il secondo penalty e firma subito una doppietta. La prova del calciatore islandese e il paragone con Noslin rappresentano la fotografia delle ambizioni agli antipodi delle due società. Da una parte la Fiorentina, che ha investito sull’ex Genoa - e non solo - regalando a Palladino giocatori pronti e certezze in grado di avere un impatto devastante come quello di oggi, con la doppietta che vale la prima vittoria dei viola. Dall’altra una Lazio che ha deciso di scommettere su tanti giovani di belle speranze ma chiamati al grande salto e a misurarsi con un ambiente caldo come quello biancoceleste, nonostante gli addii di pilastri sia dal punto di vista tecnico che dello spogliatoio come Luis Alberto, Felipe Anderson e Immobile. I giocatori veri, quelli pronti e con esperienza, sanno fare la differenza e Albert Gudmundsson lo ha ribadito, lanciando un messaggio forte e chiaro che dovrebbe essere recepito anche ai piani alti della società biancoceleste.
AMBIZIONE - Ora per la Lazio c’è poco tempo per leccarsi le ferite e analizzare quanto fatto. Alle porte c’è un’altra trasferta, quella contro la Dinamo Kiev di Europa League ad Amburgo, la seconda di tre gare lontano dall’Olimpico in sette giorni. La sconfitta di Firenze, la seconda lontano da Roma in altrettante gare, lancia un campanello d’allarme importante e deve condurre già a delle riflessioni. La domanda sorge spontanea: qual è l’obiettivo di questa Lazio e quali sono le reali ambizioni di questa squadra? Un quesito a cui rispondere con massima onestà e schiettezza per valutare a fine stagione il lavoro svolto da tutti, dentro e fuori dal campo. Senza nutrire false speranze e illudere la tifoseria. Il campo, finora, ha parlato chiaro: il ridimensionamento è confermato, l’Europa (e non solo quella più importante, la Champions League) rappresentano un traguardo arduo, difficilmente raggiungibile.
SCIOLTI - Una Lazio a due volti. Il primo tempo contro la Fiorentina ha evidenziato le qualità di una squadra arrembante, che ha affrontato la sfida contro i viola di Palladino con l’atteggiamento giusto e non solo è passata in vantaggio, dopo aver rischiato di andare sotto con Provedel provvidenziale su Colpani, ma ha addirittura sfiorato a più riprese il raddoppio. Una prestazione buona fino all’intervallo, prima di sciogliersi come neve al sole al ritorno dagli spogliatoi. Al giro di boa è totalmente cambiata l’inerzia della gara, con la Lazio che non è più riuscita ad uscire dalla propria metà campo e la Fiorentina che ha preso campo e ha costruito la rimonta per quella che è la prima vittoria in stagione. Un ribaltamento causato anche dal calo evidente dal punto di vista fisico della Lazio, che è apparsa poco brillante e in debito d’ossigeno. L’esempio lampante riguarda Zaccagni, in difficoltà già intorno all’ora di gioco a causa del doppio compito difensivo e offensivo e della richiesta di tenere a bada Dodó in occasione delle sue proiezioni offensive.
BUGIA SUL VICE TATY - La partenza di Ciro Immobile ha privato la Lazio di una vera e propria alternativa al Taty Castellanos e alla prima occasione la squadra biancoceleste ha subito pagato dazio. La scelta della società di considerare Noslin come sostituto dell’argentino si è subito rivelata un flop al primo tentativo. L’ex Verona ha prodotto una prestazione nettamente insufficiente, dimostrando di non poter essere l’alternativa a Castellanos. Una scelta probabilmente sbagliata nella strategia e nelle valutazioni. Una ‘bugia’ raccontata tutta l’estate per supportare la scelta di non sostituire Ciro Immobile, sostenuta dal precedente Baroni-Noslin a Verona nella passata stagione che si sono subito scontrate con la realtà, alla prima occasione utile. Una realtà che, non ce ne vogliano i tifosi scaligeri, vede le due squadre su piani distanti: livelli e ambienti differenti e di conseguenza esigenze e aspettative diverse.
PERSONALITÀ E DIFFERENZA - Albert Gudmundsson entra in campo e in 4 minuti conquista un rigore e lo trasforma. Poi nel finale, al debutto, si prende la responsabilità di calciare il secondo penalty e firma subito una doppietta. La prova del calciatore islandese e il paragone con Noslin rappresentano la fotografia delle ambizioni agli antipodi delle due società. Da una parte la Fiorentina, che ha investito sull’ex Genoa - e non solo - regalando a Palladino giocatori pronti e certezze in grado di avere un impatto devastante come quello di oggi, con la doppietta che vale la prima vittoria dei viola. Dall’altra una Lazio che ha deciso di scommettere su tanti giovani di belle speranze ma chiamati al grande salto e a misurarsi con un ambiente caldo come quello biancoceleste, nonostante gli addii di pilastri sia dal punto di vista tecnico che dello spogliatoio come Luis Alberto, Felipe Anderson e Immobile. I giocatori veri, quelli pronti e con esperienza, sanno fare la differenza e Albert Gudmundsson lo ha ribadito, lanciando un messaggio forte e chiaro che dovrebbe essere recepito anche ai piani alti della società biancoceleste.
AMBIZIONE - Ora per la Lazio c’è poco tempo per leccarsi le ferite e analizzare quanto fatto. Alle porte c’è un’altra trasferta, quella contro la Dinamo Kiev di Europa League ad Amburgo, la seconda di tre gare lontano dall’Olimpico in sette giorni. La sconfitta di Firenze, la seconda lontano da Roma in altrettante gare, lancia un campanello d’allarme importante e deve condurre già a delle riflessioni. La domanda sorge spontanea: qual è l’obiettivo di questa Lazio e quali sono le reali ambizioni di questa squadra? Un quesito a cui rispondere con massima onestà e schiettezza per valutare a fine stagione il lavoro svolto da tutti, dentro e fuori dal campo. Senza nutrire false speranze e illudere la tifoseria. Il campo, finora, ha parlato chiaro: il ridimensionamento è confermato, l’Europa (e non solo quella più importante, la Champions League) rappresentano un traguardo arduo, difficilmente raggiungibile.