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Laziomania: aveva ragione Sarri, il 'problema' era lui
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Se tre indizi fanno una prova, la reazione con tanto di ritorno alla vittoria, il record stagionale di tiri e l’abbraccio finale di gruppo fotografano perfettamente quella che è stata la risposta della Lazio all’addio di Sarri.
Un messaggio forte e chiaro che arriva a pochi giorni dal decisione dell’allenatore ex Napoli di farsi da parte per il bene della squadra. Un gesto di grande umiltà che trova il suo pieno compimento nella reazione che la Lazio trova nella trasferta vincente di Frosinone. Proprio quello che cercava il tecnico, che si è fatto da parte per il bene della squadra.
La formazione biancoceleste risponde di pancia e orgoglio e nella partita spartiacque tra le gestione Sarri e quella Tudor trova un successo prezioso, che la riporta a ridosso della zona europea e restituisce un briciolo di serenità.
Si è conclusa con i tre punti una settimana ad altissimo carico emotivo in casa Lazio e una delle più difficili della storia recente del club capitolino. All’addio di Sarri hanno fatto seguito una serie di fatti che hanno scosso l’ambiente: dalle dimissioni dell’intero staff, ad eccezione di Martusciello, all’aggressioni ad Immobile, fino alla scelta di affidarsi a Tudor. Un momento molto delicato per la squadra biancoceleste.
IMMOBILE - Aggredito fuori dal campo e nel bel mezzo di una profonda crisi all’interno del rettangolo verde di gioco. Se da una parte condanniamo fermamente il gesto vile e sconsiderato, dall’altra il momento di Ciro Immobile costringe a riflessioni sulle gerarchie e sul futuro del capitano della Lazio, con Castellanos che entra e raddrizza la situazione con due gol (e l’assist per il palo colpito da Luis Alberto) che ribaltano il risultato e regalano il successo ai biancocelesti, che tornano a vincere dopo quattro sconfitte di fila.
Tornando all’episodio che ha coinvolto suo malgrado Immobile e la sua famiglia, guai a generalizzare e puntare il dito contro l’intero ambiente dopo il gesto di un singolo. Un fatto condannato da tutti, o quasi. Perché appaiono ai limiti dell’assurdo e paradossale le dichiarazioni del presidente Lotito, che tende a ‘normalizzare’ un gesto vile come quello dell’aggressione con un paragone fuori luogo quasi lascia intendere che la ‘colpa’ sia stata proprio del capitano della Lazio, che ha denunciato pubblicamente l’accaduto.
TOCCA ALLA SQUADRA - “La sensazione che mi ha riferito Sarri è quella di esser stato tradito”. Così Lotito, senza filtri, ha spiegato l’addio del tecnico toscano ai biancocelesti. Ma se da una parte le parole di Martusciello e Cataldi hanno provato a gettare acqua sul fuoco, negando qualsiasi tipo di tradimento del gruppo nei confronti del tecnico, la reazione e diversi segnali - tra cui l’abbraccio finale - dimostrano tutto il contrario: per la squadra il ‘problema’ era Sarri.
E ora che ha “tolto il disturbo”, toccherà ai calciatori trovare quella continuità che è sempre stata il tallone d’Achille in questa stagione, per dare una svolta a questo finale di campionato.
TUDOR - Una situazione complessa che eredità Igor Tudor, che dovrà dare una sterzata e imporsi subito su uno spogliatoio non semplicissimo da gestire. Ora sta alla squadra dimostrare che davvero è unita e che l’addio di Sarri ha dato la scossa necessaria.
Dalla prossima settimana toccherà al croato dare un senso al finale di stagione in campionato, proseguendo la corsa all’Europa, obiettivo minimo raggiungibile anche attraverso la ‘scorciatoia’ della Coppa Italia.
“Esperienza e carattere”. Così Lotito ha di fatto ufficializzato il nuovo allenatore della Lazio. Una nuova era pronta a prendere il via dopo i due anni e mezzo di Sarrismo. Un nuovo inizio e una sfida ardua per Tudor, che avrà il compito di non far rimpiangere Sarri.
Negli occhi, dopo la trasferta di Frosinone, resta quell’abbraccio finale, molto più di un semplice gesto di una squadra che è sembrata la controfigura di quella vista fino al match contro l’Udinese. Una svolta che attende conferme definitive delle prossime settimane.