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    Laziomania: approccio shock e derby regalato alla Roma, problema con le 'big'. Il mercato misurerà l'ambizione

    Laziomania: approccio shock e derby regalato alla Roma, problema con le 'big'. Il mercato misurerà l'ambizione

    • Alessandro De Felice
    Fare mea culpa. Fermarsi, analizzare attentamente e ripartire. Senza dubbio dal secondo tempo, per l’atteggiamento e la voglia di reagire. La Lazio regala un tempo e due gol - e di conseguenza il derby - ad una Roma che è conscia dei propri limiti e fa bene quel poco che serve per sfruttare le imperfezioni degli avversari per portare a casa la partita.

    APPROCCIO - Da Udine, il 24 agosto, al derby contro la Roma. Quasi un girone intero. Due gare accomunate da un approccio e un primo tempo da comparsa da parte della Lazio di Baroni, che si presenta ad una gara come la stracittadina inspiegabilmente molle e intimorita. Un atteggiamento non ‘da Lazio’ e soprattutto non da Lazio di Baroni, che in pochissime occasioni in questa stagioni ha sbagliato l’impatto alla gara. Eppure questa volta i biancocelesti si fanno intrappolare dalla Roma di Ranieri, sbagliano la posizione - come quella di Rovella in occasione del raddoppio di Saelemaekers - o gesti tecnici, come Provedel sulla conclusione non certamente irresistibile di Pellegrini. Irriconoscibili. Conseguenze naturali di un atteggiamento svogliato e terrorizzato di una squadra che sapeva di arrivare meglio alla gara rispetto agli avversari ma temeva di potere scivolare su una pericolosissima buccia di banana. Un errore imperdonabile che la Lazio paga a caro prezzo, così come quella tensione positiva che spesso si trasforma in elettricità e voglia di vincere la partita ma che questa volta ha giocato un brutto scherzo ed è diventata ansia. Aspetti che i ‘senatori’ e i pilastri di questa Lazio, coloro che hanno già giocato i derby, avrebbero dovuto trasmettere agli altri e soprattutto avrebbero dovuto incarnare in una sfida così delicata quanto rischiosa.

    LA MOSSA DECISIVA - La mossa che decide il derby è l’inserimento di Pellegrini a centrocampo da parte di Ranieri, un allenatore che dimostra tutta la sua esperienza nella stracittadina - e non solo - inserendo un uomo in più in mezzo al campo, una scelta che si rivela azzeccata. L’harakiri della Lazio, combinato alla decisione di rinforzare la linea mediana con il capitano della Roma, si rivelano le chiavi per la vittoria dei giallorossi. La Roma sa far male in avvio, sfruttando le gravi disattenzioni della Lazio, per poi non far altro che chiudersi, eliminando ogni spazio e concentrando in pochi metri tutte le linee per non concedere nulla. Ma proprio quella di Ranieri con Pellegrini, sembra essere altrettanto decisiva la scelta di Baroni di preferire Dele-Bashiru a Dia, lasciando Castellanos solo e perdendo qualità sulla trequarti avversaria. Il nigeriano non riesce ad entrare in partita, è spesso fuori posizione e perde i duelli individuali. Una mossa che l’allenatore della Lazio questa volta paga, a differenza di quanto era accaduto otto giorni prima contro l’Atalanta.

    BOCCIATI E MERCATO - La partita contro la Roma evidenzia ancora una volta l’incapacità di incidere, perlomeno in grandi partite e con quella continuità necessaria, di Isaksen e Tchaouna. La staffetta non si rivela vincente, con i due incapaci di trovare il guizzo giusto e dare quella scossa necessaria in gare e momenti come questi, nonostante quelle qualità fisiche e tecniche che dovrebbero consentire loro di poter spaccare la partita e le difese avversarie e fare la differenza. Il derby dimostra ancora una volta la necessità di intervenire sul mercato per rinforzare il centrocampo, un reparto che ha assolutamente bisogno di innesti di qualità per aumentare il tasso tecnico della rosa a disposizione del tecnico toscano. Il grido dall’allarme non lo lancia Baroni, ma quanto emerge nella stracittadina è assolutamente lampante ed evidente. Ora tocca alla società trasformare le parole in fatti e l’ambizione in qualcosa di concreto che possa aiutare il tecnico a proseguire una stagione finora straordinaria.

    PROBLEMA ‘BIG’ - La fine del girone d’andata rappresenta il momento migliore per tracciare i primi bilanci e analizzare quanto fatto fino al giro di boa. Il cammino della Lazio è senza dubbio straordinario e il quarto posto in classifica con 35 punti era obiettivamente difficilmente pronosticabile, ma ciò che emerge è una difficoltà netta contro le big della squadra di Baroni. I dati parlano chiaro contro le prime 7 del campionato, la Lazio ha conquistato appena due vittorie,  contro il Bologna e a Napoli, i pareggi contro l’Atalanta e il Milan, e ha perso contro Inter, Juventus e Fiorentina, oltre al passo falso nel derby contro la Roma. Una questione da risolvere al più presto per poter continuare ad aspirare a traguardi importanti e a posizioni da Champions League. Certamente, la gara contro la Roma rappresenta un ‘unicum’ dal punto di vista dell’atteggiamento, con i biancocelesti erano partiti bene anche in gare in cui sono arrivati ko, come quello pesante contro l’Inter o quello dell’Allianz Stadium contro la Juventus. Al netto dell’atteggiamento, i dati condannano la Lazio, che ora è chiamata ad alzare il ritmo nelle sfide contro le ‘grandi’ e legittimare il suo status di ‘big’ di questo campionato.

    MALE PAIRETTO - La Lazio deve fare senza alcun dubbio mea culpa per la sconfitta nel derby e per un approccio molle e intimorito, che ha condannato gli uomini di Baroni, ma non è assolutamente passata inosservata la direzione dell’arbitro Pairetto. Ineccepibili le ammonizioni di Gila e Zaccagni nel primo tempo, entrambi diffidati e squalificati contro il Como, mentre appaiono poco sensate altre scelte passate inosservate, ma che nel computo totale della gara hanno pesato, come il mancato giallo a Pellegrini nel primo tempo, i ripetuti interventi di Mancini su Zaccagni e soprattutto il fallaccio di Paredes su Castellanos, con il centrocampista della Roma solo ammonito ma passibile di espulsione. Merita un discorso a parte l’episodio nel finale con il Taty e Hummels protagonisti. L’espulsione dell’argentino c’è ed è giusta per il calcio rifilato da terra all’avversaio, mentre appare senza alcun dubbio scellerata e insensata la scelta di non sanzionare il difensore della Roma, che prima afferra per il collo l’avversario e poi fa una patetita sceneggiata buttandosi a terra e simulando un colpo in faccio che non ha mai ricevuto. Atteggiamento simile a quello adottato per tutto il corso del match da Koné e Svilar, che hanno provato in ogni modo a spezzettare il gioco per approfittare della situazione di vantaggio. Un comportamento facilitato dal metro di giudizio di un arbitro la cui prestazione non può che essere giudicata in maniera negativa, al netto delle parole di Rocchi, che a Oper VAR promuove inspiegabilmente uno della sua squadra.

    SAPER VINCERE - La Roma vince meritamente il derby - ma come detto i demeriti della Lazio sono tanti - ma ciò che rimane è quanto accaduto prima e durante la partita. Accanto ai normali sfottò da derby e il gioco delle parti tra chi vince e chi perde, stonano - e non poco - lo striscione esposto in città prima della partita con le svastiche e la scritta ‘Laziale ebreo’. Un gesto grave, da condannare fermamente, ma che non sta ricevendo e probilmente non riceverà le stesse attenzioni di autorità e addetti ai lavori di episodi che hanno visto protagonisti la Lazio e i suoi tifosi. Così come il ‘5’ mostrato da Dybala e Paredes a Guendouzi, una provocazione bella e buona testimoniata dai colleghi di DAZN e che si riferirebbe ai derby vinti da Ranieri o agli scudetti conquistati dalla Joya, tra l’altro non in giallorosso ovviamente ma ai tempi della Juventus. Senza dimenticare il pallone lanciato in campo dalla panchina della Roma nel finale, proprio a pochi istanti dalla maxi rissa provocata dallo scontro Hummels-Castellanos.. Comportamenti che ricalcano quelli visti nel recente passato, quando sono stati i giallorossi a vincere il derby, come nel caso della bandiera con un topo sventolata da Mancini.

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    Commenti

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    Utente CM 321191
    Utente CM 321191

    Ma quando sei inferiore rimani inferiore non c’è nulla da fa i laziali so inferiori dalla nascita

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